Metodologia 41 Si consegue l’originalità moltiplicando i modelli.
Quintiliano, Leopardi, Eliot. Originalità e novità (Murray).
Il ragazzo, per giungere all'originalità, deve conoscere voci diverse. Posso "autorizzare" questa mia convinzione con l’appoggio di autori diversi.
Orazio nell’Ars poetica prescrive: “vos exemplaria Graeca/nocturna versate manu, versate diurna” (vv. 268-269), voi leggete e rileggete i modelli greci, di notte e di giorno.
Quintiliano afferma che Demostene è “longe perfectissimus Graecorum”, di gran lunga il più perfetto dei Greci. Tuttavia, aggiunge, in qualche cosa, in qualche luogo si esprimono meglio altri, pur se in moltissime il più bravo è lui (aliquid tamen aliquo in loco melius ali, plurima ille).
Quindi arriviamo al punto: “Sed non qui maxime imitandus, et solus imitandus est”, non deve essere imitato in esclusiva quello che più di tutti deve essere imitato. Così tra il latini non basta Cicerone quale modello: “ Plurium bona ponamus ante oculos, ut aliud ex alio haereat, et quod cuique loco conveniat aptemus”[1], mettiamoci davanti agli occhi i gioielli di diversi modelli, perché ci rimanga qualche cosa dall’uno e dall’altro, e noi possiamo applicarlo nel luogo opportuno.
con una riflessione di Leopardi il quale dichiara di "aver contratta, a forza di moltiplicare i modelli, le riflessioni ec. quella specie di maniera o di facoltà, che si chiama originalità. (Originalità quella che si contrae? e che infatti non si possiede mai se non s'è acquistata? Anche Mad. di Staël dice che bisogna leggere più che si possa per divenire originale. Che cosa è dunque l'originalità? facoltà acquisita, come tutte le altre, benché questo aggiunto di acquisita ripugna dirittamente al significato e valore del suo nome.) "[2].
Qualche cosa di simile nel saggio già citato[3] di Eliot:" Se noi ci accostassimo a un poeta senza alcun pregiudizio, spesso ci accorgeremmo che le parti non solo migliori ma anche le più personali della sua opera sono forse quelle in cui i poeti scomparsi, i suoi antenati, dimostrano con maggior vigore la loro immortale maturità".
Non bisogna confondere l’originalità con la novità.
“La pura e semplice novità è una cosa esterna e accidentale. E’ solo questione di date. Col tempo, si offusca. Ad esempio, l’Ippolito sembra sia stata la prima tragedia d’amore della letteratura europea. In quel senso essa era nuova, ma la sua novità si è via via offuscata nel giro di duemila trecento anni. Però la sua originalità è tuttora viva e la si avverte ancora. Origo significa sorgente, uno sgorgare di acque…Noi chiamiamo originale un’opera d’arte quando essa genera l’impressione di una fonte vivente, tanto da farci dire. ‘Ecco la bellezza o la saggezza allo stato sorgivo e non incanalate in tubi o raccolte in secchi’. Questo carattere di freschezza sorgiva e di mobilità non ha niente a he fare con la novità, e pertanto non può mai invecchiare…Essenziale è l’intensità fantastica”[4].
Bologna 22 dicemnre 2024 ore 18, 57 giovanni ghiselli
p. s.
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