Facemmo l’amore raddoppiando la sufficienza.
Fuori nevicava nel buio. Dentro il talamo nostro eravamo contenti della fusione dei nostri corpi. La situazione era bella e favorevole alla felicità ma il mio passato di assidui terrori mi spinse di nuovo verso la demolizione della gioia di cui pure avevo fruito e goduto.
“Ifigenia sei un’amante speciale. Peccato che il nostro amore non possa durare a lungo”.
Parole che non avevo mai detto a nessuna delle mie finlandesi pure amatissime, ma con loro non ce n’era bisogno perché sapevo che se ne sarebbero andate per forza di cose e magari mi sentivo viceversa propenso a trattenerle. Ma questa? Che cosa avrei fatto di lei se avesse lasciato il marito? Avrei dovuto occuparmene io? Come avrei potuto?
Non dovevo responsabilizzarmi troppo se non volevo rattristarmi. Per una figlia mi sarei potuto prendere delle responsabilità o per la madre mia, per la nonna, perfino per le zie, ma con una senza legami di sangue il rischio era enorme: era fuori dalla mia norma, eccedeva le mie capacità.
Ifigenia ribattè con il suo buon senso: “Perché fai così il guastafeste dopo che ce la siamo spassata? Non ti sembra inopportuno rovinare questa serata splendida di neve e di gioia con una previsione funesta? Lasciati andare all’ottima sorte che ci ha accarezzato. Per me, ma anche per te è una fortuna! Sono pensieri malati quelli che vogliono mortificare la felicità.
I nostri nemici invidiosi dicono che il dislivello di nove anni tra noi è eccessivo, che tu per giunta sei un donnaiolo attempato, un rudere libertino corruttore di giovani donne e io una poco di buono che vuole adescarti e sfruttarti rompendo la fede matrimoniale, eppure sono sicura che tu non hai mai fatto l’amore con tanto ardore quanto ne hai avuto or ora con me”.
Aveva ragione ma io non volli lasciar passare un’affermazione così compromettente senza ribattere
“Come fai a essere tanto sicura? Che cosa sai di preciso della mia vita amorosa passata?”
“Lo sento-rispose senza esitare un istante.- E lo vedo nel tuo comportamento del tutto contrario a queste tue parole da scettico blu.
Da come mi guardi, mi baci, mi tocchi sento il tuo amore. Hai pure lasciato una donna che ti faceva comodo, a quanto dicevi”.
“E l’altra?”
“La lascerai presto per dedicarti soltanto a noi due. Stai diventando ogni giorno migliore: meno egoista, opportunista, meno pretificato in senso gesuitico, anche se ora fai il cinico perché hai paura dell’amore che senti per me e che io ti contraccambio con la potenza aggiunta del mio entusiasmo e la forza della mia giovinezza. Noi due ci miglioriamo a vicenda. Io ti ho fatto sentire che cosa è l’amore privo di calcoli, elucubrazioni e remore, e tu mi fai capire che cosa schifosa è l’ignoranza, perciò da quando ti conosco studio sul serio e cerco una via di progresso, di ascesa con te”
Ifigenia aveva ragione, però io non avevo ancora deciso di lasciare l’altra amante bolognese, Pinuccia che mi faceva comodo assai e non chiedeva niente: non era mai inopportuna e sempre del tutto gratuita. Non lucrava su niente, non mi rubava nemmeno i minuti. Dovevo temporeggiare con entrambe.
Sicché cambiai atteggiamento e tono: guardai Ifigenia con occhio lascivo, le accarezzai la parte interna delle cosce odorose e dissi: “carissima, questa sera dobbiamo aggiungere un’altra trilogia erotica e arrivare a comporre un’enneade più bella di quelle plotiniane”.
“Buffone, esibizionista e cialtrone”, penserai tu affezionato lettore.
Il fatto è che ero giovane allora e non abbastanza autocritico, disincantato verso me stesso.
Bologna 8 aprile 2025 ore 13, 45 giovanni ghiselli
p. s
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