martedì 22 aprile 2025

La morte e la povertà. Dall’ Epistola 4 di Seneca. Post dedicato a Francesco.


 

 

Plerique inter mortis metum et vitae tormenta miseri fluctuantur (4, 5)

 La maggior parte ondeggia miseramente tra il timore della morte e i tormenti della vita.

Spesso non è nemmeno un decenter undare ondeggiare in maniera appropriata.

Noli huic tranquillitati confidere: momento mare evertitur (7), non avere fiducia nella bonaccia presente, in un attimo il mare diventa eversivo.

 

Ex quo natus es ducĕris (9), dal momento della nascita  sei portato alla morte. 

 

Quindi Seneca passa a una citazione di tipo epicureo:  Et hoc quoque ex alienis hortulis sumptum estmagnae divitiae sunt lege naturae composita paupertas”, anche questo è un frutto colto dal giardino altrui: grande ricchezza è la povertà conforme alla legge di natura.

 Lucrezio nel  De rerum natura scrive: “Divitiae grandes sunt vivere parce (V 1117).

Lex autem naturae scis quae nobis terminos statuat: non esurire, non sitire, non algere ( Seneca, Ep. IV , 10)  Cfr. Epicuro: mh; peinh'n, mh; diyh'n mh;  rigou''n (fr. 200 Usener). Basta non avere fame, non avere sete, non avere freddo,  

 

Parabile est quod natura desiderat et adpositum. Ad supervacua sudatur  (4 ,10). quello di cui la natura desidera è facilmente procurabile e collocato presso.  Ad manum est quod sat est (4, 11) quello che basta è a portata di mano. Infatti ho la casa piena di libri e con poco altro.

  Bologna 22 aprile 2025 ore 16, e 5 giovanni ghiselli.

p. s.

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