lovgwn mh`ko~ a[piston
Guardatevi dalle fanfaluche!
Le guerre in corso vengono commentate quasi sempre a suon di menzogne.
In un post precedente denunciavo il fatto che ben pochi sono in grado o hanno la volontà di risalire alle cause e segnalavo come realistica l’indagine storica di Tucidide.
Lo storiografo della guerra del Peloponneso in un capitolo metodologico sostiene che bisogna individuare la causa più vera, anche se meno dichiarata a parole ("ajlhqestavthn provfasin, ajfanestavthn de; lovgw/”, I, 23, 6)), dello scoppio del conflitto. La causa più vera della guerra tra le due maggiori potenze greche dunque fu il timore che l’invadente imperialismo ateniese incuteva agli Spartani e ai loro alleati costringendoli a combattere.
Tale verità deve essere preferita ai motivi dichiarati apertamente ("aiJ d j ej" fanero;n legovmenai aijtivai"), a proposito della rottura dei patti trentennali tra Atene e Sparta stipulati nel 446-445.
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Chi chiacchiera a vanvera o spaccia menzogne deve essere sbugiardato dalle persone capaci di dare giudizi critici basati sull’esame dei fatti.
Tucidide ci dà un’altra indicazione di metodo nel dialogo tra Ateniesi e Meli presentato in forma teatrale nel V libro. Si susseguono decine di battute degli uni e degli altri senza didascalie.
L’autore evidenzia l’ immoralità insita necessariamente nella logica dell’impero. Gli Ateniesi dicono : “non vi infliggeremo un’infida lungaggine di parole- lovgwn mh`ko~ a[piston- (V, 89) con l’aiuto di belle frasi, dicendo cioè che il nostro impero è giusto perché abbiamo abbattuto i Medi o che ora perseguiamo il nostro diritto per il fatto che siamo stati offesi.
Il fatto vero è, dicono più avanti, che il più forte comanda per legge di natura:
“Riteniamo infatti che la divinità, per quanto si può supporre, e l'umanità in modo evidente, in ogni occasione, per necessità di natura (dia; panto;" uJpo; fuvsew" ajnagkaiva") dove è più forte, comanda" (V, 105, 2).
Sicché la piccola isola di Melo dovrà obbedire agli ordini della grande potenza ateniese. Se non lo farà dovrà essere punita esemplarmente. La logica dell’impero è questa.
Tanto Pericle quanto Cleone personaggi storici e pure personaggi della storiografia tucididea avevano detto agli Ateniesi che il loro impero era di fatto una tirannide.
Nel suo ultimo discorso Pericle, lo stratego più apprezzato e confermato dal voto popolare, avverte i cittadini di Atene che non possono tirarsi indietro dal comando: wJ" turannivda ga;r h[dh e[cete aujth;n (vedi ajrchv supra) h}n labei'n me;n a[dikon dokei' ei\nai, afei'nai de; ejpikivndunon (Tucidide, II, 63, 2), poiché avete già un impero che è tirannide che avere preso può sembrare ingiusto, ma abbandonarlo pericoloso.
Dopo la morte di Pericle il demagogo Cleone ribadisce il concetto: "turannivda e[cete th;n ajrchvn", (Tucidide, III 37, 2), avete un impero che è una tirannide.
Questa per reggersi deve usare la forza e bandire la compassione
Non credo che tutto questo sia giusto ma ho constatato che è vero. L’ho letto in Tucidide, in Machiavelli, in Nietzsche e l’ho verificato vivendo. L’ho notato sempre con dispiacere, talora anche con danno, non solo nei rapporti socio politici ma anche nelle relazioni amorose e perfino familiari. Quindi cari lettori non date retta alle fanfaluche di impiegati e funzionari pagati per dirle, e se ne avete il cervello imbevuto, purificatelo con gli autori menzionati sopra e con altri che se ne intendono.
Bologna Pasqua 2025 ore 16, 47. Questo è il mio regalo di Pasqua a tutti voi.
p. s.
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