NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 5 ottobre 2022

Pasolini regista. Ultima parte della conferenza a Rovigo

Pasolini regista
  e il suo apprendistato con Roberto Longhi a Bologna
 
P. P. Pasolini in
Il Vangelo secondo Matteo, Edipo re, Medea. Garzanti 1991
Da un incontro con Pasolini (293)
 
Un mondo “epico religioso” (293)
“La mia visione del mondo è sempre, nel suo insieme, di tipo epico religioso”   e questi elementi giocano un ruolo molto importante soprattutto in personaggi miserabili che sono al di fuori di una coscienza borghese.
 
Le origini cinematografiche 294
Quando avevo l’età di voi allievi e studiavo a Bologna, amavo moltissimo il cinema e avevo già in testa di venire proprio qui al Centro sperimentale  -di Roma suppongo ndr.-
 Poi invece è venuta la guerra e ho dovuto rinunciarvi
Ma scrivendo Ragazzi di vita uscito nel 1955 ho composto molte scene cinematografiche come quella dei ragazzi che fanno il bagno nell’Aniene insieme ai cani. La mia impreparazione tecnica è compensata dal mio modo di vedere le cose.
Nell’episodio La Ricotta del film Rogopag  (1963 Rossellini, Godard. Pasolini, Gregoretti) il personaggio di Stracci è una specie di nuovo Cristo 297
Il Vangelo secondo Matteo : “questo film può essere veramente nella linea nazional popolare di cui parlava Gramsci”. 297
 
Gli “Erodi” p. 298
Costituiscono il mondo dei ricchi e dei potenti , dei feudatari
 
La musica e i costumi 299
Bach ma anche spirituals e ritmi di altri paesi. I costumi sono ispirati alla pittura del  ’ 400 e segnatamente a quelli di Piero della Francesca. Roberto Longhi uno dei più seri studiosi di Piero fu il suo maestro.
I cappelloni canestro di Piero quattrocenteschi sono fantastici ma suggeriscono un’analogia tra i potenti di tutti i tempi (Storia della vera croce, basilica di San Francesco di Arezzo)
Piero della Francesca da Sansepolcro 1412-1492
 
Gli interpreti  (p. 300 dei film)
Il vangelo secondo Matteo
Non volevo un Cristo dai lineamenti morbidi, dallo sguardo dolce, come nell’iconografia rinascimentale .
Volevo un volto che esprimesse anche forza, decisione, come quello dei Cristi dei pittori medievali. Una faccia che corrispondesse ai luoghi aridi e pietrosi in cui avviene la predicazione.
Appena vidi Enrique Irazoqui fui certo di avere trovato il mio Cristo . Aveva lo stesso volto bello e fiero, umano e distaccato dei Cristi dipinti da El Greco. Severo, perfino duro in certe espressioni.
L’attore professionista ebbe a dire Pasolini è ammaestrato a parlare una lingua che non esiste con una pronuncia che non esiste.
Cfr. mandaci un rimedio dal bel volto-eujw`pa pevmyon ajlkavn (Sofocle, Edipo re, Parodo, v. 189
Zeus che viene invocato perché distrugga con il suo fulmine  il fuoco malefica del dio della guerra Ares il violento (190),  il dio disonorato tra gli dèi (215) : w\ Zeu' pavter, uJpo; sw/' fqivson keraunw/' (vvvv..202), Zeus padre, annientalo sotto il tuo fulmine.
Oggi qui in Italia il Papa gesuita non ha il coraggio di condannare la guerra senza mezzi termini. Era più vicino al Cristo venturo Sofocle.
E’ la prima volta che critico il Papa ma sono convinto che il vicario di Cristo se è davvero tale non dovrebbe avallare una guerra armata con armi omicide.
 
Il doppiaggio
 Uno della cerchia  p. 302
Da escludere i doppiatori famosi che il pubblico collega a un attore straniero. Pasolini voleva impiegare uno della cerchia appunto
Nel film La ricotta Orson Welles è stato doppiato da Bassani.
Pasolini  disse di lui: “ha una pronuncia italiana perfetta, eppure vera, naturale, senza carichi scolastici, senza birignao.
” Nel gergo teatrale, dizione ridicola e artificiosa, con pronuncia nasale e con vocali finali prolungate”
  
Giacomo Gambetti
Gli interpreti p. 325
Franco Citti, attore da sempre
Nel Vangelo, sulla scena della crocifissione, passò un pulman, tutti dissero peccato, dobbiamo rifa’, lui disse no, tanto si sa che il film è di oggi, un pullman non dà fastidio, la scena e il film sono quello che sono lo stesso” 329. La sprezzatura, l’ajmevleia di Pisolini
 
Però a Bologna davanti a San Petronio abbiamo girato una breve scena che io sono tutto stracciato, suono il flauto e chiedo l’elemosina, non ci mettevo nemmeno tanto impegno, è passato un bambino e ha detto “mamma poveraccio quel signore” 332
 
Pasolini  individua nella luce di Caravaggio, “quotidiana e drammatica”, una contrapposizione al lume universale del Rinascimento platonico” E prosegue: “Sia i nuovi tipi di persone e di cose che il nuovo tipo di luce, il Caravaggio li ha inventati perché li ha visti nella realtà. Si è accorto che intorno a lui-esclusi dall’ideologia culturale vigente da circa due secoli-c’erano uomini che non erano mai apparsi nelle grandi pale o negli affreschi, e c’erano ore del giorno, forme di illuminazione labili ma assolute che non erano mai state riprodotte e respinte sempre più lontano dall’uso e dalla norma, avevano finito col diventare scandalose, e quindi rimosse. Tanto che probabilmente i pittori, e in genere gli uomini fino al Caravaggio probabilmente non le vedevano nemmeno”[1]. 
 
Pasolini ha utilizzato Masaccio-1401-1428- per Accattone; poi per La ricotta i colori di Pontormo 1454-1557- e di Rosso Fiorentino- 1495-1557..
In Accattone del resto “il piano in cui Stella viene rappresentata in mezzo a un mucchio di bottiglie, è là come un omaggio privato a Giorgio Morandi”[2] (1890-1964)
In Accattone si trova un solo elemento figurativo: Masaccio, forse sotto sotto Giotto e anche la scultura romanica; nel Vangelo si incontrano fonti diverse: Piero della Francesca (negli abiti dei farisei), la pittura bizantina (il viso del Cristo simile a quelli di Rouault[3]) eccetera”.
 
“Accattone, per quanto la cosa non sia direttamente visibile, ha la nudità, l’austerità di Masaccio o della scultura romanica. Nel Vangelo l’amalgama è più complesso: la pittura del Rinascimento viene accostata alla pittura moderna (Rouault, per esempio, attraverso il viso di Cristo). Piero della Francesca mi ha ispirato un certo numero di elementi stilistici, per le cuffie e i costumi dei farisei…E poi c’è sullo sfondo Giotto, la pittura romanica. L’amalgama non significa per questo che l’insieme sia sprovvisto di unità. L’unità stilistica, l’unità cioè delle diverse tecniche, è cementata da questa ossessione patetica che mi è propria…L’unità si è fatta quasi a mia insaputa”[4]
 
“Tommaso (che  era il suo vero nome) fu da tutti detto Masaccio; non già perché  e’ fusse vizioso, essendo egli la bontà naturale, ma per la tanta trascurrataggine; con la quale niente di manco, egli era tanto amorevole nel fare altrui servizio e piacere, che più altro non può bramarsi” ” scrive Giorgio  Vasari (1511-1574)il quale ne mette in risalto la naturalezza: “perché invero le cose fatte innanzi a lui si possono chiamare dipinte, e le sue vivaci, veraci, e naturali, allato a quelle fatte dagli altri”
Vita di Masaccio. Da S. Giovanni di Valdarno Pittore.
In Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
 
 In Accattone il regista ha usato musiche di Bach-1685-1750; in Mamma Roma quelle di Vivaldi- 1678-1741.
Gesù della pinacoteca del Borgo, il Cristo che esce dal sepolcro , è un “accigliato colono imbalsamato dal sole”[5].
 
 
Il cinema buono va raccomandato ai giovani anche perché è uno dei pochi strumenti formativi, forse “l’unico a non essere totalmente come la radio e la televisione nelle mani dello Stato”[6].
L’ispessimento dei corpi
La Medea di Christa Wolf.
Per contrasto si può indicare un'altra Medea, una donna innocente e calunniata dalla spietatezza del potere, quella di Christa Wolf, una Medea che non ha ammazzato il fratello, non ha ucciso i figli[7], e non sa mentire:"Purtroppo sono sola e disperata. Perché tutto è così evidente, così facilmente divinabile. Perché non gliene importa nulla. Perché riescono a guardarmi negli occhi con faccia di bronzo mentre mentono, mentono, mentono. Non riuscire a mentire è un grave impedimento. Mi viene in mente il nostro gioco infantile, fratello, volevamo imparare a mentire. Chi di noi riusciva ad ammannire alla madre o al padre una determinata bugia in modo talmente schietto che essi ci credessero, aveva vinto. Il più delle volte venivamo mandati via tra le risate, nessuno dei due era particolarmente versato in quel gioco. Questi invece, Apsirto, sono maestri nel mentire, anche nel mentirsi. Fin dal principio mi sono meravigliata per l'ispessimento dei loro corpi. Perché non sentivo nulla, quando mettevo loro la mano sulla nuca, sul braccio, sul ventre, nessun fluire, nessuno scorrere. Nient'altro che durezza. Quanto tempo mi ci è voluto per sciogliere quella durezza, com'erano riluttanti, come si difendevano. Come si difendevano dalla compassione"[8].
Il vangelo secondo Matteo di Pasolini mostra Scribi e Farisei con facce indurite dove si fa strada l’idea spietata, la cieca ferocia di chi difende le istituzioni religiose contro la Religione. Conoscenza di alcune parole ingannevoli e ignoranza del Verbo.
 
Ancora Pasolini: “La parte “negativa”- pars destruens- del razionalismo del Centauro è completata: gli dei sono fole, i culti follie, ecc. E’ solo la civiltà agricola che li ha inventati ecc. Adesso occorre sostituire qualcosa alla metafisica; questo qualcosa è il successo terreno. Il successo si ottiene attraverso lo scetticismo e la tecnica.
Il Centauro ha subìto una ulteriore trasformazione in tecnico: le sue case sono diventate una officina, in cui ai suoi ordini lavorano gli operai. Sono pronte le armi. Giasone, prima di tutto, dovrà riconquistare il suo posto di Re, che gli spetta di diritto: è la sua prima conquista mondana”[9].
 
Commento mio
Il mitico Centauro, una volta desacralizzato, è assimilabile a Prometeo,  il Titano che rivendica l’invenzione delle tecniche: “ tutte le tecniche ai mortali derivano da Prometeo” (v. 507).
 Le tecniche  tendono a uno scopo pratico e non allargano la conoscenza del mondo: la tecnica “funziona” ma non svela la verità, come nota Galimberti[10]. Lo stesso Prometeo di Eschilo denuncia il limite teoretico delle tecniche: ammette di avere tolto agli uomini la capacità di prevedere il destino (v. 248) e riconosce di avere infuso in loro cieche speranze (v. 250).
Nel Protagora di Platone, il sofista eponimo del dialogo racconta che Prometeo donò all’umanità il fuoco e ogni sapienza tecnica, ma non diede loro la sapienza politica. Allora i mortali commettevano ingiustizie reciproche (hjdivkoun ajllhvlou" ) in quanto non possedevano l'arte politica (a{te oujk e[conte" th;n politikh;n tevcnhn, 322b). Senza questa, che deve essere fondata sul rispetto e sulla giustizia, gli umani si disperdevano e perivano: quindi Zeus, temendo l'annientamento della nostra specie mandò Ermes a portare tra gli uomini rispetto e giustizia perché costituissero gli ordini delle città: " JErmh'n pevmpei a[gonta eij" ajnqrwvpou" aijdw' te kai; divkhn, i{n ei\en povlewn kovsmoi" (322c). Ch non le avesse accettate, doveva essere ucciso come malattia della città (322d).
 
Posso aggiungere Faust
Il mito di Filemone e Bauci si trova nelle Metamorfosi di Ovidio (VIII, 62o-724) poi nel Faust di Goethe.
 
In entrambi questi autori  Filemone e Bauci sono pii, cioè
rispettosi del sacro, però sono circondati e insidiati da persone che incarnano l'allontanamento dal  sacro:  vicinia impia (689-690) nelle  Metamorfosi, e senza dio gottlos è Faust  (Faust, parte seconda,  V, 1131) che vuole impadronirsi della povera capanna e degli alberi dei due vecchi, e otterrà il suo scopo con l’uccisione della coppia anziana non ordinata da lui, tuttavia compiuta dai suoi bravacci perché, si sa,  gli incidenti possono capitare sempre.
 
Ecco dunque che Faust è il tipico uomo occidentale, uno dei fondatori della sua ideologia tuttora in vigore.
 
Filemone e Bauci  di Ovidio saranno «immunes (690) dal male mentre gli empi, inospitali vicini verranno puniti
 
 Nel Faust, invece, è il gottlos il senza dio che trionferà inarrestabile
mentre  i due vecchi pii non verranno risparmiati. Spazio per
il sacro non ve ne è più, ma solo per gli affari anche rapinosi e criminali.
Nel mondo del capitalismo trionfante e assoluto, cioè privo di limiti, l’uomo occidentale sarebbe migliore e più felice di quello orientale che va confutato, umiliato, eliminato.
 
Nell'ultima scena (97) del film di Pasolini Giasone, di fronte alla catastrofe finale dice alla madre dei loro figli assassinati: "Che cosa hai fatto, che cosa hai fatto? Ora, non soffri anche tu come me?"
E Medea risponde: "Pur che tu non rida, io voglio soffrire"[11].
 
Cfr la lucida follia di Medea nella tragedia di Seneca dove la donna tradita dice fra sé:"sic natos amat?/Bene est, tenetur, vulneri patuit locus" (549-550), ama così i figli? Va bene, ce l'ho in pugno, si è aperto un varco per la ferita.
 
Aggiunta mia
Nel testo di Euripide Medea dice a se stessa
“Vedi quello che subisci?  non devi dare motivo di derisione-ouj gevlwta dei` s j ojflei`n-
 ai discendenti di Sisifo per queste nozze di Giasone,
tu che sei nata da nobile padre e discendi dal Sole.
E poi lo sai: oltretutto noi donne siamo
per natura assolutamente incapaci di nobili imprese,
ma le artefici più sapienti di tutti i mali (Medea, 404- 409)
 
L’orrore della derisione dell’amante abbandonata si trova anche nella coppia omosessuale Encolpio-Gitone del Satyricon
Il secondo ha lasciato il primo accoppiandosi con Ascilto
L'abbandonato chiude il suo monologo con il lamento dell'amante lasciato fuori dalla porta e con la minaccia di una vendetta tremenda:"Iacent nunc amatores adligati noctibus totis, et forsitan mutuis libidinibus attriti derident solitudinem meam. Sed non impune. Nam aut vir ego liberque non sum aut noxio sanguine parentabo iniuriae meae" (81, 6), ora gli amanti giacciono avvinghiati per nottate intere, e forse, esauriti dalle passioni reciproche, scherniscono la mia solitudine. Ma la pagheranno. Infatti o io non sono un uomo, e uno libero, o vendicherò l'offesa subita con il loro sangue colpevole
 
Un altro film su Medea
 
Nell’atroce film Medea di Lars von Trier (Danimarca, 1988), il secondo bambino, il più grande, dice alla madre: “io so quello che deve succedere”. 
 Quindi rincorre il fratello più piccolo che cerca di fuggire, aiuta Medea a impiccarlo, poi si impicca da solo, con l’aiuto dalla mamma che lo tira verso il basso mentre lo abbraccia, e geme come se avesse un orgasmo.
Infine si inginocchia davanti al bambino impiccato.
 
Il letto è la vita: “La mia vita è vuota come questo letto” dice una desolata Medea.
Giasone: lo Stato è una nave e Creonte il suo capitano. Io sono il nocchiero.
Medea: “E’ meglio sanguinare dietro lo scudo che partorire i figli dell’uomo”.
 
Leggiamo i versi di Euripide su questo
Dicono di noi che viviamo una vita senza pericoli
 in casa, mentre loro combattono con la lancia,
 pensando male: poiché io tre volte accanto a uno scudo
 preferirei stare che partorire una volta sola “ (Medea, 248-251)
 
 
Conclusione del film Medea di Lars von Trier
Medea bacia il ginocchio del bambino piccolo che si è fatto male
Giasone dopo averla baciata la schiaffeggia e le grida puttana!
Medea gli risponde: “hai pagato con il tuo corpo!”.
La corona nuziale, regalo di Medea alla sposa, graffia e fa morire anche un cavallo.
Medea cammina in un deserto ventoso, sabbioso e nebbioso.
Muoiono la ragazza e il padre.
Medea sale sulla nave di Egeo. Si toglie la cuffia e le si sciolgono al vento i capelli rossi. Il vento scuote l’erba e i capelli di Medea.
Giasone si abbatte come fulminato e rimane steso con la spada in mano.
 
 
 
Bologna 5 ottobre 2022  ore 9, 45
giovanni ghiselli
 
 
 


[1] Pisolini, La luce di Caravaggio in Pasolini Tutte le opere, p. 2673.
[2] P. P. Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, p. 1519.
[3] Op. cit, p. 1338..Rouault è il maggior pittore di arte sacra del Novecento n.d.r.
[4] Op. cit., p. 1519.
[5] Roberto Longhi (1890-1970) , Da Cimabue a Morandi, p. 83.
[6] P. P. Pasolini, Le belle bandiere, p. 95.
[7] Si legge nella Periegesi della Grecia (II, 3, 6) di Pausania Periegeta ( ca. 100-180 d. C.) la versione secondo la quale i figli di Medea, Mermero e Fere, sarebbero stati linciati dai Corinzi poiché avevano portato a Glauce, figlia del re Creonte e nuova moglie di Giasone, i doni della madre che avevano causato il suicidio della principessa greca.  
[8] C. Wolf, Medea, p. 106.
[9] P. P. Pasolini, Il vangelo secondo Matteo, Edipo re, Medea, “visioni della Medea” di P. P. Pasolini (trattamento), p.  484.
 
[10] U. Galimberti, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, p. 21. Si veda a questo proposito U. Galimberti, Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Feltrinelli, Milano, 1999.

[11] Op. cit., p. 559.

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