Oppure è un segno del narcisismo dell’autore: la mostra presenta due autoritratti di Pisolini: uno “con un fiore in bocca”, uno “con la vecchia sciarpa”
L’attore che si vede sofferente, legato sopra una tavola mi aveva fatto pensare al Cristo morto di Mantegna (1483) che si trova a Brera, ma Pasolini ha detto che le luci della cella e i colori del ragazzo vanno fatti risalire a decenni prima di Mantegna e caso mai c’è uno strano misto di Masaccio e Caravaggio.
Per quanto riguarda Caravaggio, Pasolini ha scritto che individua nella luce di questo pittore, “quotidiana e drammatica”, una contrapposizione al lume universale del Rinascimento platonico” E prosegue: “Sia i nuovi tipi di persone e di cose che il nuovo tipo di luce, il Caravaggio li ha inventati perché li ha visti nella realtà. Si è accorto che intorno a lui-esclusi dall’ideologia culturale vigente da circa due secoli-c’erano uomini che non erano mai apparsi nelle grandi pale o negli affreschi, e c’erano ore del giorno, forme di illuminazione labili ma assolute che non erano mai state riprodotte e respinte sempre più lontano dall’uso e dalla norma, avevano finito col diventare scandalose, e quindi rimosse. Tanto che probabilmente i pittori, e in genere gli uomini fino al Caravaggio probabilmente non le vedevano nemmeno”[1].
Masaccio è uno dei pittori preferiti da Pasolini il quale dice che le sue immagini sono cariche di una bellezza epifanica: capaci di rivelare il sacro della realtà e della quotidianità.
Anche Giorgio Morandi viene omaggiato e ricordato dall’immagine di Stella tra le bottiglie in Accattone.
Nella Ricotta invece si vedono immagini tratte dalla deposizione dalla croce (1521) di Volterra del pittore Rosso Fiorentino.
E anche dalla deposizione di Pontormo (1528) che si trova a Firenze nella chiesa di santa Felicita.
La mostra ne presenta delle fotografie,
Nel film Il Vangelo secondo Matteo , Pasolini ha utilizzato Piero per i cappelli monumentali degli uomini di potere, scribi e farisei ipocriti tristi.
Dante attribuisce agli ipocriti, “una gente dipinta”, “cappe con cappucci bassi - dinanzi agli occhi, fatte della taglia - che in Clugnì per li monaci fassi Inferno, XXIII, 58 e 61-63. le cappe sono “di fuor dorate” (64)
Questi monaci avevano vesti vistose.
Vedete come me la cavo molto meglio, incomparabilmente meglio, nella letteratura che nella storia dell’arte, eppure dopo le lezioni tenute al museo archeologico, nel 1967, presi 30 e lode in storia dell’arte greca l’unica che conosco passabilmente, mentre il Nostro prese solo 28 da Longhi nella materia che amava di più. Per dire quanto maestro e allievo tante volte non si corrispondono.
Comunque queste “cappe” molto alte si vedono nella Storia della vera croce, della basilica di San Francesco di Arezzo.
La Madonna del parto di Monterchi si può ravvisare nell’attrice adolescente Margherita Caruso che interpreta Maria giovane, Maria annunziata
“E’ una giovinetta ebrea, bruna, naturalmente e proprio del “popolo”, come si dice, come se ne vedono a migliaia, con le loro vesti scolorite, i loro colori della salute, il loro destino a non essere altro che umiltà vivente. Tuttavia c’è in lei qualcosa di regale: e per questo penso alla Madonna incinta di Piero della Francesca a Sansepolcro[2]: la madre bambina. Il ventre leggermente gonfio, appuntito per la miracolosa gravidanza, dà a quella giovinetta che tace, col suo dolore, una grandezza sacrale” (P. P. Pasolini Il Vangelo secondo Matteo, Edipo re, Medea, p. 42.)
Un’altra ragazza, di altro rango, in questo film è Salomè: “La danza di Salomè non ha nulla di profano, di sensuale e di impudico. Essa è tutta coperta, dal collo alle caviglie, dalle leggiadre vesti che può avere un angelo di Botticelli-o la sua Primavera. Anzi, essa è proprio vestita come l’ha immaginata Filippo Lippi in un suo affresco severo[3]” (ibidem, p. 141)
L’attore che interpreta Cristo, Enrique Irazoqui, fa venire in mente il Cristo della Crocifissione di El Greco: El Salvador (1608) e il Cristo abbracciato alla croce del 1595.
Per alcune immagini Uccellacci e uccellini il regista ha ricordato il santo Francesco di Giotto.
La conclusione è che questi pittori e il regista hanno restituito significato, valore e vita alla realtà mistificata e mortificata dalle istituzioni.
Riporto alcune parole del Cristo nel film di Pasolini: “E se qualcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scuotete la polvere dai vostri piedi” (ibidem, p. 111)
Et quicumque non receperint vos nec audierint vos, exeuntes inde ecutite pulverem de pedibus vestris in testimonium illis (Marco, 6, 11) una testimonianza contro di loro che consiglio a tutti voi che mi leggete.
Bologna 5 ottobre 2022 ore 9, 07
giovanni ghiselli
[1] Pasolini, La luce di Caravaggio in Pasolini Tutte le opere, p. 2673.
[2] Da anni si trova a Monterchi, a pochi chilometri da sansepolcro in direzione di Arezzo.
[3] Filippo Lippi fu incaricato di affrescare la cappella maggiore del Duomo dal Comune di Prato nel 1452 per un'ingente somma per l'epoca: si parla di 1200 fiorini. Gli affreschi vennero terminati solo nel 1465, dopo una serie di interruzioni.
Nessun commento:
Posta un commento