Tale istinto è uguale per tutte le creature viventi: "Omne adeo genus in terris hominumque ferarumque/et genus aequoreum, pecudes pictaeque volucres/ in furias ignemque ruunt: amor omnibus idem "( Georgica III, vv. 243-244) così ogni specie sulle terre di uomini e di animali, e la razza marina, il bestiame e gli uccelli colorati si precipitano in ardori furiosi, amore è lo stesso per tutti. Esso accresce la ferocia delle belve:"Tempore non alio catulorum oblita leaena/saevior erravit campis nec funera volgo/tam multa informes ursi stragemque dedere/per silvas; tum saevos aper, tum pessima tigris;/heu, male tum Libyae solis erratur in agris " (vv. 245-249), in nessun altro tempo dimentica dei cuccioli la leonessa ha errato più furiosa per le pianure, né tanti lutti e strage in massa sparsero gli orsi orribili per le selve; allora il cinghiale è furioso, allora la tigre è più feroce che mai; ahi allora si vaga con rischio nei campi deserti della Libia.-leaena: si ricordi la levaina Medea (v. 1342) che avrebbe fatto meglio a dimenticarsi dei figli e la divpou" levaina (Agamennone , 1258), la bipede leonessa Clitennestra che invece ha fatto a pezzi il marito.-saevos=saevus.
L'amore insomma è uguale, o molto simile, per tutti.
Già Euripide nel IV Stasimo dell'Ippolito canta la potenza universale di Eros che ammalia (qevlgei) la natura dei cuccioli montani e dei marini e quante creature nutre la terra e quelli che il sole guarda bruciando, e gli uomini. La mandante è Cipride che su tutti questi impone da sola la sua regale maestà (vv. 1274 sgg.).
la dea Venere di Boccaccia quando vuole spingere Fiammetta ad assecondare la sua passione amorosa descrive l'invasamento erotico e bellicoso degli animali :" ne' boschi li timidi cervi, fatti tra sé feroci quando costui[1] li tocca, per le disiderate cervie combattono, e, mugghiando, delli costui caldi mostrano segnali; e i pessimi cinghiari [2] divenendo per ardore spumosi, aguzzano gli eburnei denti; e i leoni africani, da amore tocchi, vibrano i colli"[3].
Il primo atto dell’Amphitruo si chiude con i due amanti che si salutano scambiandosi promesse di amore e fedeltà.
Giove rimasto solo si rivolge alla Notte ordinandole di fare posto al giorno che sarà più breve dato il buio più lung0 ma illuminerà i mortali con una luce chiara e splendente
Bologna 3 febbraio 2022 ore 8, 27
giovanni ghiselli
p. s.
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