sabato 12 febbraio 2022

Nietzsche e i classici X parte.


Sull'avvenire delle nostre scuole ( cinque conferenze scritte nel 1872 quando Nietzsche era professore a Basilea). Nel 1879 abbandona per motivi di salute l’insegnamento – a 34 anni e dopo 10 di docenza

Prima conferenza

“Lo Stato vuole allevarsi quanto pima possibile utili impiegati e assicurarsi la loro incondizionata arrendevolezza (…) la nostra epoca è ostile a tutto ciò che è inutile (…) troviamo che lo scopo ultimo della cultura è costituito dall’utilità, o più precisamente dal guadagno, da un lucro in denaro che sia il più grande possibile (…) Secondo questa prospettiva è malvista ogni cultura che renda solitari , che ponga dei fini al di là del denaro e del guadagno, che consumi molto tempo (…) Nel giornale culmina il vero indirizzo culturale della nostra epoca, allo stesso modo che il giornalista-schiavo del momento presente-è venuto a sostituire il grande genio, la guida per tutte le epoche, colui che la libera dal momento presente”

Seconda conferenza

“L’adolescente che sta crescendo dovrebbe essere posto a viva forza sotto la campana di vetro del buon gusto e di  una rigida disciplina linguistica (…) gli scolari meno dotati dovranno essere presi da un sacro rispetto per la lingua e i più dotati dovrebbero giungere a un nobile entusiasmo per essa.

La cultura tuttavia, comincia proprio dal punto in cui sa trattare ciò che è vivo come qualcosa di vivo”

A scuola“L’aspetto individuale viene biasimato ed è respinto dall’insegnante a favore di un contegno dignitoso, mediocre e privo di originalità. La piatta mediocrità, per contro, ottiene lodi, elargite a malincuore: la mediocrità infatti suole annoiare parecchio l’insegnante, e con buone ragioni”

 La cultura classica insegna ad usare la lingua materna in maniera precisa. Il mondo ellenico una volta risvegliato diventa aggressivo e lotta contro la cultura attuale.  

“No, miei studenti liceali, della Venere di Milo non vi importa nulla; ma importa altrettanto poco ai vostri insegnanti, e questa è la disgrazia, questo è il segreto dell’odierno liceo (…) il risultato di tutto questo è che voi rimarrete per sempre lontani dall’antichità e diventerete i servitori della moda” (p. 54 e p. 55)

 Chi resta lontano dall'antichità serve la moda

Tanto più è necessario ripristinare la potenza della parola oggi, in presenza di questa vera e propria entropia linguistica. Il parlare male, fa male all'anima. Lo afferma Socrate  nel Fedone :" euj ga;r i[sqia[riste Krivtwn, to; mh; kalw'" levgein ouj movnon eij" aujto; tou'to plhmmelev"[1], ajlla; kai; kakovn ti ejmpoiei' tai'" yucai'"" (115 e), sappi bene…ottimo Critone che il non parlare bene non è solo una stonatura in sé, ma mette anche del male nelle anime.

 

Ancora sulla disciplina

Nella Ciropedia di Senofonte leggiamo che ai nobili persiani, tra le altre cose, viene insegnato a obbedire ai superiori:"Didavskousi de; aujtou;" kai; peivqesqai toi'" a[rcousi"(II, 6, 8). 

Personalmente trovo più pregevole   la  posizione del nobile persiano Otane che propone la democrazia e si autoesclude dalla competizione per diventare re dicendo: "ou[te ga;r a[rcein ou[te a[rcesqai ejqevlw"[2]infatti non voglio comandare né essere comandato.

 

Pure gli Spartani antichi avevano il culto della disciplina: i cittadini più importanti”tw'/ tapeinoi; ei\nai megaluvnontai kai; tw'/ o{tan kalw'ntai trevconteς ajlla; mh; badivzonteς uJpakouvein( ...) ejpeivper e[gnwsan to; peivqesqai mevgiston ajgaqo;n ei\nai ejn povlei kai; ejn stratia'/ kai; ejn oi[kw/ (Senofonte, Costituzione degli Spartani, VIII, 2),  si vantano di essere sottomessi e di obbedire di corsa, non camminando, quando vengono chiamati (…) poiché hanno imparato a pensare che l’obbedienza è il massimo bene nella città, nell’esercito e in casa.

Altrettanto afferma Creonte nell’Antigone di Sofocle: “Non c'è male più grande dell'anarchia./Essa manda in rovina le città, questa ribalta/le famiglie, questa nella battaglia spezza/  le schiere dell'esercito in fuga; invece le molte vite/di quelli che vincono, le salva la disciplina” (tw̃n d  j ojrqoumevnwn- sw/zei ta; polla; swvmaq j hJ peiqarciva) vv. 672-675).

La peiqarciva, la disciplina  romana

La disciplina quale madre di salvezza viene indicata al coro di fanciulle tebane da Eteocle che difende Tebe dall’assalto dei Sette:"peiqarciva ga;r ejsti th'" eujpraxiva"-mhvthr" (Eschilo,  Sette a  Tebe , 225), la disciplina infatti è madre del successo.   

 

 L'idea che la disciplina salvi molte vite, soprattutto in guerra, si trova in Tito Livio il quale la  attribuisce, in ambito militare appunto, a Tito Manlio Torquato. Questo console durante la guerra contro i Latini (340-338 a. C.) condannò a morte il figlio che aveva osato combattere contro il suo ordine, di capo e di padre.

 Le parole dell’accusa sono queste:"tu, T. Manli, neque imperium consulare neque maiestatem patriam veritus, adversus edictum nostrum extra ordinem in hostem pugnasti, et,

quantum in te fuit, disciplinam militarem, qua stetit ad hanc diem Romana res  solvisti " (VIII, 7) tu, Tito Manlio, senza riguardo per il comando dei consoli e per l'autorità paterna, hai combattuto il nemico contro le nostre disposizioni, fuori dallo schieramento, e, per quanto è dipeso da te, hai dissolto la disciplina militare, sulla quale sino ad ora si è fondata la potenza romana.

 

La disciplina di cui parla Nietzsche del resto non va confusa con la cieca obbedienza,  il conformismo e l’ ortodossia.

Creonte fa morire Antigone che non obbedisce al suo decreto (khvrugma).  Il tiranno di Tebe è assimilabile ai pastori di Zarathustra il quale invece “non deve diventare pastore e cane di un gregge. A portar via molti dal gregge-per questo io sono venuto (…) predone vuol essere chiamato dai pastori, Zarathustra. Io dico pastori, ma loro si chiamano i buoni e i giusti. Pastori io dico: ma seguaci dell’ortodossia si chiamano loro. Guardali questi buoni e giusti! Chi odiano essi massimamente? Colui che spezza le loro tavole dei valori, il distruttore, il delinquente-questi però è il creatore”[3].

Nel Politico, Platone fa dire allo straniero di Elea che l’arte politica regia è soltanto quella di avere cura dell’intera comunità umana (ejpimevleia dev ge ajnqrwpivnh~ sumpavsh~ koinwniva~, 276b). Guidare gli uomini come fanno i pastori con gli animali dobbiamo invece chiamarla qreptikh;n  tevcnhn, tecnica dell’allevamento, non basilikh;n kai; politikhvn tevcnhn (276c), non arte regia e arte politica. Infatti il re e l’uomo politico è quello che si prende cura (ejpimevleian)  di uomini bipedi che liberamente l’accettano (eJkousivwn dipovdwn, 276d ).

 

Colui che crea, essi- i “buoni” farisei- odiano massimamente: colui che spezza le tavole e gli antichi valori, colui che infrange e che essi chiamano delinquente”[4].

 

Antigone viene condannata per avere compiuto un'illegalità santa (o{sia panourghvsas  j (Antigone,  v. 74). L'espressione costituisce un efficace ossimoro, un accostamento di parole antitetiche le quali mettono in luce la contraddizione tra il khvrugma, l'ordinanza di Creonte, e l'idea che Antigone ha dell' o{sion, del pio: ciò che è giusto e santo nei termini della pietà tradizionale, diviene panourgiva, scelleratezza, secondo la prepotenza del tiranno che dunque deve essere combattuto.

Se però poi i nuovi valori del delinquente si impongono, l’eversore diventa un santo o un dio.

Cfr. l’articolo di Raskolnikov in Delitto e castigo di Dostoevskij.

" Orthodoxy means not thinking-not needing to think. Orthodoxy is unconsciousness[5], Ortodossia significa non pensare, non aver bisogno di pensare. L'ortodossia è non conoscenza".

L' Ortodossia  è non conoscenza. Anche a livello culturale: "La storia è mescolanza. Lo stoicismo è presente nel buddismo del re indiano Asoka allo stesso modo che giudaismo e pensiero greco sono nel cristianesimo, e il cristianesimo è ben piantato dentro il cosiddetto pensiero laico, e il liberalismo dentro il marxismo…Poveri ortodossi: la loro scelta di tutori della 'purezza' di un qualunque pensiero entrato nel grande e lutulento fiume della storia è una fatica di Sisifo. Sono tanto patetici quanto i tutori della 'purezza della razza' "[6].

"Un partito, qualsiasi partito è come una di quelle macchine che tengono i macellai per macinare la carne: schiaccia e trita e fa polpette di tutte le teste, le pesta e le sminuzza in un'unica pappa, e trasforma tutti in pecoroni e zucche vuote…i programmi dei partiti, di tutti i partiti, soffocano ogni verità, le verità pulsanti di vita e di giovinezza"[7].

Bologna 13 febbraio 2022 ore 19, 36

giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Aggettivo formato da plhvn e mevlo~, contro il tono, contro il metro.

[2]Erodoto, III, 83, 2.  

[3] Così parlò Zarathustra, Prefazione.

[4] Così parlò Zarathustra, Parte terza Di Antiche tavole e nuove, 26

[5] G. Orwell, 1984, p. 56.

[6] L. Canfora, Il fiume si scava il suo letto,  in Noi e gli antichi , p. 98.

[7] H. Ibsen, Un nemico del popolo, atto V.

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