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mercoledì 16 febbraio 2022

Il nesso teatro - carnevale. I parte

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L’origine della tragedia

La tragedia è sorta dal coro tragico. Lo scrive Aristotele nella Poetica.
Tragedia e commedia nacquero da un principio di improvvisazione (ajp j ajrch'~ aujtoscediastikh'~, Poetica, 1449a, 10), ma la tragedia da coloro che guidavano il ditirambo: "ajpo; tw'n ejxarcovntwn to;n diquvrambon[1], mentre la commedia da quelli che dirigevano i canti fallici i quali rimangono ancora oggi in uso in molte città"(Poetica , 1449a, 12).
 
Nietzsche condivide questa ipotesi mentre rifiuta le frasi retoriche correnti di ordine politico: che il coro era lo spettatore ideale o che doveva rappresentare il popolo di fronte alla regione regale della scena, come se il coro rappresentasse l’immutabile legge morale dei democratici ateniesi. Ma da quelle origini puramente religiose e umane va esclusa la contrapposizione tra popolo e re e in genere qualsiasi sfera politico sociale.
 
Capitolo X di La nascita della tragedia di Nietzsche. Parafrasi
Le figure famose della scena greca come Edipo e Prometeo sono tutte raffigurazioni di Dioniso. L’unico Dioniso dunque appare in una molteplicità di personaggi  che hanno la maschera dell’eroe in lotta preso nella rete della volontà individuale. Dioniso dunque appare come un individuo che lotta e che soffre. Ma è il dio che soffre il dolore dell’individuazione che è la fonte e la causa prima di ogni sofferenza.
Dalle lacrime di Dioniso sono nati gli uomini, dal suo sorriso gli dèi olimpici. Egli fu fatto a pezzi dai Titani e in questo stato venne venerato come Zagreus.  E’ la versione orfica della nascita di Dioniso-Zagreus. (in Nonno di Panopoli IV-V sec., Dyon. 6. 165-176 e in frammenti orfici).
   Le Dionisiache constano di 48 libri e più di 20 mila versi
Ambiguità di Dioniso.
In quanto dio smembrato, diviso in pezzi Dioniso ha la doppia natura di un demone crudele e selvaggio e di un dominatore mite e dolce (p. 72).
Cfr. Iliade VI, 130-140 Diwvnuso~ fobhqeiv~ (135) duvseq  j aJlo;~ kata; ku`ma, e, viceversa, le Baccanti di Euripide; poi  le Rane di Aristofane.
 
I vari aspetti di uno stesso mito e di Dioniso.
Per i poeti il personaggio del mito, e il mito stesso, è come una parola contenuta in un dizionario: quando essa entra in un testo, mantiene soltanto uno dei suoi possibili significati.
 
Con Sofocle inizia l’affermarsi della rappresentazione dei caratteri e della raffinatezza psicologica. Il carattere non è più un tipo eterno  e lo spettatore non sente più il mito ma la verità naturalistica e la forza di imitazione dell’artista. C’è il piacere e il gusto del singolo preparato anatomico. Sofocle dipinge ancora caratteri interi. Euripide dipinge solo grandi tratti caratteristici che si rivelano in violente passioni; nella commedia attica nuova ci sono soltanto maschere con una sola espressione: vecchi frivoli, lenoni gabbati, schiavi scaltri in instancabile ripetizione. La musica diventa uno stimolante per nervi ottusi e consunti o musica descrittiva.
Le maschere  si ritrovano ancora più sterotipate nella commedia latina.
 
L’Edipo a Colono di Sofocle però mostra  nel modo più puro la conciliazione proveniente da un altro mondo.  Ismene dice al padre: nu`n ga;r qeoiv sj ojrqou`si, provsqe d  j w[llusan (394).
 
Dopo Sofocle  non c’è più consolazione metafisica, bensì l’eroe che fa un buon matrimonio o, come il gladiatore, viene prima scorticato poi riceve la libertà. E al posto della consolazione metafisica subentra il
deus ex machina. La consolazione metafisica degenera in culto segreto. La serenità greca diventa, nella commedia nuova, voglia di vivere senile e improduttiva. L’aspetto caratteristico e meno ignobile di questa tarda tranquillità è la serenità dell’uomo teoretico che dissolve comunque il mito e utilizza il dio delle macchine e dei crogiuoli.
 E’ il credere a una correzione del mondo per mezzo del sapere , credere a una vita guidata dalla scienza. Una canuta o calva assennatezza.


Bologna 16 febbraio 2022 ore 17, 38
giovanni ghiselli
 
 
 
 
 
 


[1] Definito da Archiloco :"il bel canto di Dioniso signore" fr. 120 West.

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