Nelle Leggi di Platone, il personaggi Ateniese dice che quando in una comunità sunoikiva/ non convivono né ricchezza né povertà- mhvte plou'to" sunoikh'/ mhvte peniva, al suo interno sorgono nobilissime inclinazioni-gennaiovtata h[qh- e non ci sono dismisura violenta u[bri", né ingiustizia ou{t j ajdikiva, né gelosie zh'loi, né invidie fqovnoi (679 b-c)
Megadoro si propone come modello perché non ha preteso la dote della ragazza che lui crede povera, mentre lui ricco: “Nam meo quidem animo si idem faciant ceteri, -opulentiores pauperiorum filias-ut indotatas ducant uxores domum, -et multo fiat civitas concordior-, et invidia nos minore utamur quam utimur, et illae malam rem metuant quam metuunt magis, et nos minore sumptu simus quam sumus” (Plauto, Aulularia, 478-483) In effetti, almeno a parer mio, se altri facessero la stessa cosa cioè che i più ricchi sposassero le figlie senza dote dei più poveri, la cittadinanza sarebbe più concorde e noi saremmo meno soggetti all’invidia di come siamo e quelle avrebbero paura di comportarsi male più di quanta ne hanno ora e noi avremmo spese minori di adesso.
Nelle Leggi di Platone, il personaggi Ateniese dice che quando in una comunità sunoikiva/ non convivono né ricchezza né povertà- mhvte plou'to" sunoikh'/ mhvte peniva, al suo interno sorgono nobilissime inclinazioni-gennaiovtata h[qh- mentre non c’è dismisura demenziale e violenta u[bri", né ingiustizia ou{t j ajdikiva, né gelosie zh'loi, né invidie fqovnoi (679 b-c)
Bologna 5 febbraio 2022 ore 12, 22
giovanni ghiselli
p. s
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