domenica 13 febbraio 2022

Terenzio, Heautontimorumenos. 28

V, 5


1045- 1067 ultima scena
Menedemo, Cremete, Sostrata, Clitifone
 
Menedemo esce di casa parlando tra sé e biasima la severità di Cemete il quale cruciat adulescentulum - nimisque inhumane ( 1045-1046).
Torna la vexata quaestio su cosa sia umano e cosa disumano.
Credo che umano sia comprendere se stesso, gli altri e la natura, o Dio se preferite, mentre disumano è non capire.
Umano è favorire la vita, disumano è mortificare, rendere morto ciò che è vivo.
 Menedemo dunque vuole fare da paciere: exeo ergo, ut pacem conciliem (1046). E vede giusto arrivare Cremete Sostrata e Clitifone.
Cremete gli domanda perché non mandi a prendere Antifila, e non confermi la dote, come è stato detto. Ossia che tutto il patrimonio vada alla figlia.
Sostrata lo prega di non farlo, cioè di non diseredare Clitifone il quale supplica il padre di perdonarlo.
Menedemo appoggia questa richiesta aggiungendo la sua preghiera: “Da veniam, Chermes: sine te exŏrem” (1050) 
Cremete replica che essendo in possesso delle sue facoltà mentali - sciens - non vuole donare tanto ben di Dio mea bona a Bacchide. Non faciam.
Menedemo assicura che tale scempio della roba dell’amico non sarà consentito e Clitifone scongiura il padre di perdonarlo se non vuole vederlo morto: “Si me vivom, vis, pater, ignosce
Sostrata e Menedemo si associano a questa preghiera accorata
Cremete comincia a cedere: capisce che non può arrivare in fondo al suo proposito.
Menedemo lo approva: facis ut te decet (1054) ti comporti come si addice a te. Nel corso della commedia i due padri si sono corretti a vicenda, come è giusto avvenga tra amici.
Cremete però pretende che pure suo figlio si lasci correggere da lui.
Il ragazzo non esita per lo meno a promettere: “ Pater omnia faciam: impĕra” (1055)
Il padre allora gli chiede un sacrificio grosso per un ragazzo libero e leggero come un uccello: “Uxorem ut ducas!”
Il ragazzo è costernato : “Pater!”. Ha sentito una proposta indecente per lui.
Ma Cremete non tollera obiezioni: “Nihil audio” (1056)
Sostrata si impegna per il figlio: “Faciet”.  Cremete però vuole sentire l’impegno solenne giurato da Clitifone il quale si sente perduto: “perii”.
La madre lo spinge a gettare via ogni dubbio
Il padre insiste perché scelga: o sposarsi o essere diseredato.
Sostrata ripete che Clitifone farà il suo dovere, e il padre ci mette la sua esperienza di marito che ha imparato a sopportare la moglie: queste cose finché sei all’inizio e non le conosci , sono pesanti gravia, ma una volta che le avrai conosciute, diventano fattibili facilia (1059) .
Come  quasi tutte le cose del resto. Si tratta di allenamento che alleggerisce  e rende pervie anche le salite ripide.
Clitifone accetta di sposarsi.
La madre propone subito una puellam lepidam una ragazza gradevole e amabile senza sforzo  quam tu facile ames 1060, la figlia  del vicino Fanocrate.
Ma a Clitifone non pare né carina né amabile. Anzi la descrive come sgradevole: “Rufamne illam virginem-caesiam, sparso ore, adunco naso? Non possum pater” (1061-1062)  quella ragazza rossa, dagli occhi chiari, la faccia cosparsa di lentiggini, il naso aquilino?
 
Potrebbe essere la descrizione di una donna fuori dal comune e proprio per questo motivo molto attraente, ma questi giovani sono imbottiti di luoghi comuni e si lasciano dettare anche quanto devono preferire nelle donne. Del resto un giovanotto che sperpera denaro per ottenere i favori di una prostituta non può avere la testa in ordine. Né il cuore. Da compatire è la donna che lo sposerà.
 
Il padre ironizza qualificandolo come elegans (1063), qui scit eligere aut ipse sit eligendus, secondo Donato. Cremete forse è stato ironico
Sostrata ha già in mente un’alternativa: “aliam dabo
Ma Clitifone, oramai rassegnato al cappio, o ceppo, matrimoniale dice: “Immo, quandoquidem ducendast, egomet habeo propemŏdum quam volo” (1064), ma no, dal momento che devo prendere moglie, ne ho una io all’incirca sposabile.
 
E’ un grande errore sposarsi senza entusiasmo. Vero è che questo passa ma la persona che non ci piace né  convince del tutto nemmeno all’inizio diventerà insopportabile in brevissimo tempo. E i loro figli avranno una vita difficile.
 
Cremete ne nomina il padre che è un vicino probabilmente credibile anche in termini di dote e Cltifone conferma satis placet (1066). Non ne va pazzo dunque.
Infine il ragazzo chiede al padre di perdonare Siro di quello che ha fatto per amor suo
Cremete concede il perdono-fiat.
Il cantor, l’attore che cantava le parti liriche accompagnato dal flauto chiede applausi al pubblico e lo saluta: “vos valete et plaudite” (1067)


Fine della commedia

Bologna 13 febbraio 2022 ore 17, 25
Il sole tramonta in questo momento nel mio studio: un’ora e un quarto di luce dal giorno più buio di dicembre. Borsa di studio bella e santa.
 
p. s.
Statistiche del blog. Altra bella e santa borsa di studio. Anche i commenti che scrivete fanno parte di questa ricca borsa di studio.
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