Una disciplina seria deve essere funzionale a temprare il carattere dei giovani. La mia generazione doveva guadagnarsi le promozioni a partire da quelle scolastiche con un impegno anche faticoso, soprattutto al liceo. Non era un’ottima scuola, per carità, tuttavia insegnava che senza un’applicazione costante non si ottenevano risultati.
Mi
piacerebbe che questo neonato movimento studentesco chiamato La Lupa proponesse
una scuola fatta da docenti e discenti per lo meno studiosi. Magari anche
innamorati delle discipline insegnate.
Leggo sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, a pagina 19, la citazione di queste parole di alcuni ragazzi dei licei romani:
“Lo volete ascoltare questo disagio generazionale?
Il dramma dei nostri compagni che abbandonano gli studi, i nostri amici scoppiati di testa per la Dad? Dopo due anni di pandemia siamo tornati in classe e abbiamo trovato soltanto macerie: edilizia fatiscente, programmi vecchi, orari assurdi e una scuola sempre più azienda. Abbiamo occupato e ci hanno sospesi tutti. Abbiamo protestato e ci avete picchiati. Ecco perché è nata “La Lupa”, è giovane sì, ma corre forte ed è molto arrabbiata”.
Voglio consigliare a questi giovanissimi di non ripetere l’errore che, tra molte cose buone, abbiamo fatto noi giovani del ’68: quello di non dare abbastanza importanza allo studio.
I “leaderini” del movimento erano già quasi laureati nel maggio del ’68. A me, che pure non ero un leader, mancava solo la tesi.
Con una laurea in mano il lavoro lo avevamo assicurato e a tempo indeterminato. Questo ovviamente era stato uno stimolo fin dal liceo. Ma per fare bene un lavoro bisogna studiare molto anche dopo la scuola. E per sempre.
La nostra scuola non ci aveva preparati al lavoro. Ho dovuto studiare quasi tutto di nuovo e con metodo diverso da quello cui avevo assistito poiché volevo imparare a insegnare in modo tale da suscitare nei miei allievi interesse e amore per lo studio.
Oggi lo studio è più che mai necessario.
Bologna 3 febbraio 2022-
giovanni ghiselli
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