Helena ancora non mi aveva congedato, ma, nonostante insistessi, la mia situazione non migliorava. Non mi incoraggiava a dirle quanto di meglio avevo pensato sul nostro destino, non me ne dava l’occasione necessaria, di cui avevo bisogno per elevare il livello e alzarmi in volo con lei.
Sicché le dicevo che facevo l’insegnante di lettere nelle scuole medie senza nemmeno accennare a cosa significasse per me l’educazione dei ragazzini; poi aggiungevo che avevo letto dei libri buoni, senza nominarne alcuno né chiarire che cosa ci avevo trovato di bello.
Tanto meno osai dirle, forse neppure potevo immaginarlo, che un giorno avrei scritto di lei qualcosa di straordinario, anzi “cosa non detta in prosa mai né in rima”[1]. Ancora non ero certo che sarei stato nunzio agli uomini della storia grande e meravigliosa avvenuta tra noi.
Non riuscivo a meritarmi la sua attenzione.
Helena mi guardava inesorabile con l’aria di chi pensa: “e a me cosa vuoi che importi di questo? In che cosa mi riguarda?”
Vedevo che il mio livello di conversazione e la mia stessa persona non la interessavano punto. Mi ascoltava e rispondeva alle domande non senza cortesia formale, però non mi domandava niente a sua volta, non rilanciava nessun argomento, tanto che per proseguire dovevo sempre essere io a riprendere l’iniziativa, e questo rendeva il mio parlare via via più imbarazzato e meno sicuro; a mano a mano che non mi chiedeva né domandava nulla, il mio eloquio diventava sempre più forzato e incolore, il mio aspetto più insignificante e opaco.
La bella donna non aveva alcun interesse di sapere alcunché sul mio conto.
Non avevo significato nulla per lei e non significavo niente agli occhi suoi.
Alla fine mi fece una domanda che mi annientò: mi chiese se poteva tornare al tavolo dei suoi connazionali senza offendermi.
Questa esperienza frustrante mi è stata utile anche nel mio compito di insegnare letteratura ai ragazzi: ho imparato ad aborrire il parlare incolore, vuoto, soggettivo e noioso e mi sono adoperato con tutte le mie forze per acquistare un eloquio per lo meno significativo, nei momenti di grazia perfino bello. Helena mi spinse a questo.
Bologna 3 febbraio 2022 ore 19, 59
giovanni ghiselli
p. s.
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