sabato 12 febbraio 2022

Helena 5


 Dopo la preghiera, una verifica di plausibilità allo specchio, quindi la progettazione tattica e strategica: “militat omnis amans, et habet sua castra Cupido”

Mentre pregavo, quasi a mani giunte, guardavo la donna tutta umana con aria seria e con il fiato sospeso, dal tavolo non poco chiassoso degli Italiani a quello sospiratissimo delle Finlandesi: Helena, l’auriga della mia anima, parlava pacatamente con un paio di  connazionali sue, sbiadite. Notai che non fumava. Era perfetta, era la mia dea, il completamento di me, spezzone di essere umano, la contromarca della mia vita era lei. Il suo volto adunava più luce di quelli di tutte le altre giovani femmine umane lì presenti e vive. Dovevo trovare parole tanto forti da farle sentire per me e vedere in me  almeno la metà del bene e del bello che per lei sentivo e in lei vedevo. Un parlare che le rivelasse tutto il pathos e il logos che lei stessa mi aveva infuso nell’anima.

 

 Mi scusai con gli amici storici che nell’estate del ’71 erano tutti a Debrecen. Andai a controllare la forma mia in uno specchio dei gabinetti. Non ero male. Fisicamente mi trovavo nella condizione migliore: snello, abbronzato, con i capelli bruni bruni corti, ancora un poco militareschi che tuttavia mi donavano; portavo con disinvoltura le lenti a contatto, e avevo un vestito azzurro che si intonava bene con il colore assai scuro della mia pelle da etrusco adusto dal Sole, il dio che mai mi lascia sbiadito. Anche in caserma trovavo il modo di prendere il colore del suo pennello di artista. Avevo l’incarnato e le fattezze corporee dalla mamma mia, Luisa Martelli, una ragazza bella, speciale, di Borgo Sansepolcro, il paese di Piero, il dipintore della Resurrezione di Cristo, della Madonna del parto[1], e di altro.

Gli occhi azzurri della madre mia no, purtroppo, non li avevo presi, ma andava bene lo stesso.

Mi piacevo abbastanza. Non ero male per niente: infatti passando in mezzo ai tavoli per andare a specchiarmi, avevo notato che diverse fanciulle mi guardavano con simpatia, e questa è la prova migliore, l’unica, che sei in buona forma e puoi piacere[2]. Ringraziai la mamma mia benedetta. Andava bene così. Con gli occhi azzurri magari mi sarei montato la testa e avrei peccato di u{bri~. Una volta la madre mia mi disse che se avessi preso il suo colore di occhi e la statura di mio padre sarei stato bello come Alain Delon. Risposi che mi piacevo com’ero e non mi sarei cambiato con lui.

“Basta che tu sia contento te”, fece lei nella sua bella lingua aretina.

Io non volevo iniziare una vita diversa, ma proseguire nel percorso in salita della mia.

Mi confortai: la bella donna non mi aveva scartato per via dell’aspetto, altrimenti mi avrebbe scansato subito e completamente, come stava facendo con alcuni giovanotti petulanti che la invitavano a ballare; no, Helena aveva provato noia della mia parola banale, priva di qualsiasi bellezza dal punto di vista del conoscibile, anche se il visibile to; oJratovn, non era male. Con l’eloquio vuoto di idee e privo di sentimenti avevo aggiunto squallore al silenzio. Come fa la gente comune, e lei, come la madre mia, non era una persona comune. Io nemmeno. Dunque potevo trovare un rimedio. Una donna siffatta esigeva, e meritava, il meglio di me. Motivo di più per amarla. Era un’impresa ardua, del resto ogni cosa difficile ributta l’uomo imbelle. E viceversa.

Mi venne in mente Pindaro che nell’Olimpica I racconta l’impresa di Pelope il quale per conquistare Ippodamia deve battere, in una gara furiosa su un cocchio tirato da cavalli, il sanguinario padre di lei, Enomao[3], che giustiziava i pretendenti sempre sconfitti da lui. L’eroe eponimo del Peloponneso, la notte prima dell’agone rischioso pensa, e prega così il dio Poseidone:

“Dato che è necessario morire, perché uno dovrebbe

smaltire invano una vecchiaia anonima seduto nell'ombra

senza parte di tutte le cose belle? Ma questa

gara giacerà sotto di me: tu dammi propizio l'evento"[4].

Io non potevo passare le serate a guardare partite di calcio o giocando a carte, aspetti deplorevoli della vita umana secondo il demone mio.

Vivevo cercando amore e bellezza.

Per vincere la mia gara dunque, per evitare un’ignominiosa disfatta che mi avrebbe sconciato, dovevo trovare il modo di farmi ascoltare con interesse in un secondo incontro con la bella donna cosciente del bello, dovevo piacerle tanto da farla giacere tutta nuda con me tutto nudo in un letto. Questo è il solo rimedio al dolore della carenza amorosa. Dovevo espugnarla.

Era perciò necessario preparare una conversazione più intensa, più densa e pastosa; un logos più profondo e più alto, un pathos pieno di vita, parole e pensieri sublimi, com’era lei nella mia valutazione, forse eccessiva ma atta a stimolare tutte le mie energie migliori. I miei slanci amorosi dovevano avere il fascino del mito e della poesia. Un eloquio di densità, di bellezza e di forza; con meno di tanto non potevo farcela. Dovevo quel successo al prosieguo della mia esistenza terrena.

“E il vincitore per il resto della vita

ha una dolce serenità”[5], mormorai.

 

Poi tornai al tavolo degli Italiani, non lontano da quello dei Finnici

 

Note

[1] Questa veramente si trova a Monterchi, una quindicina di chilometri da Sansepolcro.

[2] Non la pensa così Giocasta nelle Fenicie di Euripide. La donna domanda al figlio Eteocle: “pensi che essere guardati sia segno di valore? (periblevpesqai timiovn;) Secondo lei è kenovn, cosa vuota (v. 551.

[3] Il momento che precede la partenza è raffigurato dalle sculture del frontone orientale del tempio di Zeus a Olimpia.

[4] Pindaro, Olimpica I, vv. 83-84. Li ho tradotti quasi letteralmente, come faccio di solito.

[5] Pindaro, Olimpica I, vv. 97-98, tradotti letteralmente.

 

 

Bologna 13 febbraio 2022 ore 20, 41

giovanni ghiselli

 

p. s.

Statistiche del blog

Sempre1213191

Oggi300

Ieri383

Questo mese5207

Il mese scorso11804

 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Conferenza di domani

  Ricordo ai miei tanti lettori che domani 6 maggio dalle 17 alle 18, 30   terrò una conferenza sul Tramonto dell’umanesimo nella bib...