Oggi Romano Prodi ospite della Nunziata ha parlato con acume politico, equilibrio e realismo. L’ho apprezzato molto.
Ha detto che nella vita, anche in quella politica, si devono usare la testa e il cuore. Non i piedi.
Ha poi parlato in maniera un poco velata, ma almeno per me il significato è stato chiaro.
Ha detto di non sapere quanta libertà avrà Draghi, da parte della Nato, nei suoi colloqui con Putin.
E’ un invito a non lasciarsi troppo inceppare, a non obbedire del tutto a chi vuole darci degli ordini.
Spero io pure che Draghi non lo faccia. Sul fronte interno, che non gli manca, darebbe un segno di autonomia e di forza.
Prodi ha detto che bisogna colloquiare tra parti discordi e avverse: le armi tacciono se si apre la parola. Giustissimo. Parlava senza leggere: tirava fuori le parole da dentro, non da segni esterni.
Gli accordi di Minsk devono essere discussi, ampliati e chiariti.
Putin non ha tutte le ragioni ma nemmeno tutti i torti.
Un monito ai servi organici proni, ortodossamente, a chi “si deve” obbedire. Ce ne sono tanti e non si curano di danneggiare il popolo italiano. Questo è il commento mio.
Torniamo a romano Prodi.
La Cina, ha detto, ragiona, come la Chiesa, in termini di secoli, non di giorni. Qui ho sentito il cattolico e l’uomo di cultura. Ha poi ricordato che con altri europei si oppose a George Bush quando il presidente degli USA nel 2008 voleva fare entrare nella Nato l’Ucraina e la Georgia.
Gli Stati cuscinetti sono utili e funzionali alla pace, ha chiarito il Nostro.
Di fatto qualche tempo dopo Prodi non venne eletto Presidente della Repubblica. Questo però non lo ha detto: lo aggiungo io maliziosamente.
Quanto alle sanzioni, e torno al pofessore, esse colpiscono non solo chi le subisce ma anche chi le impone. E qui non ha taciuto il bisogno che abbiamo noi Italiani del gas di altre materie che vengono dalla Russia.
Insomma dico bravo! a questo studioso, ciclista e politico di altri tempi.
Ora aggiungo breve commento da antichista, insegnante e ciclista.
Orazio prevede cupamente che saranno gli stessi Romani a distruggere la loro città che i tanti nemici esterni non riuscirono a vincere: “impia perdemus devoti sanguinis aetas "(Epodo 16, v. 9), la distruggeremo noi, generazione empia nata da un sangue maledetto, con riferimento all’uccisione di Remo da parte di Romolo.
Questo epodo fu composto probabilmente quando Sesto Pompeo nel 38 a. C. riprese la sua guerra sul mare, minacciando di affamare l'Italia
Non devono tornare le guerre tra gli Europei: sono fratricide come l’assassinio di Remo, e plus quam civilia come quella tra Cesare-suocero- e Pompeo Magno, suo genero.
Cfr. l’incipit della Pharsalia di Lucano:“Bella per Emathios plus quam civilia campos-, iusque datum sceleri canimus, populumque potentem- in sua victricī conversum viscera dextrā (I, 1-3).
I campi Emazi sono quelli della Tessaglia, la regione di Farsalo dove nell’agosto del 48 a. C. si concluse la guerra più che civile con una mattanza di uomini e la vittoria di Cesare.
Lucano poi commenta Et ducibus tantum de funere pugna (VI, 811) and the leaders fight only for a grave that is the end for both.
Questo inglese è per gli anglofoni che mi leggono e dovrebbero mettere in guardia Biden. La lingua russa purtroppo non la conosco.
Bologna 20 febbraio 2022, ore 17, 45
giovanni ghiselli
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