sabato 26 febbraio 2022

Tutti i miei post sulla guerra in Ucraina

Dal 19 al 26 febbraio 2022

La cultura e l’arte europea sono in pericolo
La mia paura di amante dello studio e dell’imparare è che la cultura europea, cresciuta  per tremila anni grazie al genio e alla disciplina di scrittori, scultori, musicisti, pittori venga abbattuta: tale tesoro non può venire rovinato senza la distruzione di quanti vogliono rovinarlo:  “convelli sine exitio convellentium non potest
  

La verità dovrebbe essere “non latenza”. Invece latita
Ovidio: “Nitimur in vetitum semper cupimusque negata” (Amores, III, 4, 17), tendiamo sempre al vietato e desideriamo quanto ci viene negato.
Qual è il vetitum maximum? La verità.
Oggi vedo indizi che mi fanno rabbrividire; mi pare che l’Occidente voglia estendere e prolungare la guerra.
Credo che il Papa dovrebbe scomunicare chi propone di mandare armi e armati per allargare il conflitto. Stiamo già rischiando la terza guerra mondiale.
Spero di sbagliarmi.
gianni 
 
La causa più vera della guerra del Peloponneso e della guerra dell’Ucraina
Tucidide cerca la causa più vera dei fatti:" Io considero la causa più vera ma meno dichiarata a parole il fatto che gli Ateniesi, divenendo potenti e incutendo timore agli Spartani, li costrinsero a combattere" ( Storia della Guerra del Peloponneso I, 23, 6.
Putin ha scatenato la guerra per il medesimo motivo: la Nato costituita contro l’Unione Sovietica si teneva a distanza da questo Stato; caduta l’Unione Sovietica e ridotta la potenza precedente, la Nato si è invece potenziata, allargata avvicinandosi tanto alla Russia da provocare la paura che ha spinto Putin alla guerra.
Questa è la verità effettuale della cosa piuttosto che la immaginazione di essa[1] spacciata dai media.
Bologna 26 febbraio 2022 ore 9, 44
giovanni ghiselli   
 
Una preghiera: che Dio aiuti Papa Francesco a pacificare il mondo
Papa Francesco oggi si è recato all’ambasciata russa per  tentare un dialogo di pace. E’ quanto fece Robert Kennedy nel 1962.
L’ambasciatore russo Anatoli Dobrinin lo ricevette e i due parlarono da persone civili, da gentiluomini, contribuendo a evitare una guerra da fine del mondo.
 Tutti i figli della luce approvano tali tentativi di pace. Spero che Putin capisca e apprezzi il tentativo di questo vero pontifex che cerca di costruire un tramite nel baratro fra i due presidenti nemici.
 I quali del resto hanno cominciato a intavolare qualche trattativa. Avrebbero dovuto farlo prima ma sono ancora in tempo per limitare la mortificazione che non risparmia nessuno, nemmeno i bambini.
 Spero che le coscienze umane si rivoltino davanti a una guerra che fa queste tante orribili morti.
 Quello che mi toglie ogni speranza invece è sentire e vedere il primo ministro che proclama ogni esclusione del dialogo e i parlamentari di tutti i partiti che lo approvano e applaudono.
 Per fortuna abbiamo il Papa e l’uomo Bergoglio, e, grazie al cielo, non mancano alcuni pur rari commentatori politici, diplomatici e perfino militari che invocano la pace da costruire attraverso trattative.
 Questo dobbiamo chiedere tutti, per questo pregare.
 Perché l’alternativa sciaguratamente proposta e applaudita è quella di mandare migliaia di soldati italiani in prossimità della guerra, una mossa che significa incrementare il sanguinoso conflitto e potarlo avanti fino alla mortificazione totale. Forse del mondo.
 Bologna 25 febbraio 2022, ore 19, 54
giovanni ghiselli
   
La presunta grandeur francese e la reale piccolezza italiana
 Mario Draghi ha sentenziato il suo hoc est absurdum relativo al dialogo.
Capisco che questo ora è difficile. Ma si poteva e doveva fare prima.
 Macron ci ha provato e vuole provarci ancora. Della pretesa  grandeur francese si è detto spesso hoc est ridiculum; adesso però, se la situazione non fosse oltremodo tragica,  sarebbe risibile  la piccolezza italiana.
 Bologna 25 febbraio 2022 ore 9, 37
giovanni ghiselli
 
 Da quale parte s’ha da stare?
 Personalmente sto dalla parte della vita.
 Non dimentichiamo una storia non tanto lontana di salvataggio dell’umanità da una guerra nuclerare.
 "Nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum. Quid enim est aetas hominis, nisi eă memoriā rerum veterum cum superiorum aetate contexitur?" (Cicerone, Orator[2], 120), in effetti non sapere che cosa sia accaduto prima che tu sia nato equivale ad essere sempre un ragazzo. Che cosa è infatti la vita di un uomo, se non si allaccia con la vita di quelli venuti prima, attraverso la memoria storica?
 Provo a sintetizzare in pochissime parole due episodi malsituati sul filo del rasoio della storia 
Parto da questo putroppo attuale. 
La Nato - North Atlantic Treaty Organization - ha semiaccerchiato la Russia con governi e armi ostili. Putin sta tentando di allontanare questo assedio dai confini del paese che dirige.
 Ritorna un’altra volta in Europa lo spettro di un conflitto generale e catastrofico, tipo quello di Sarajevo nel 1914, e quello di Cuba che fece tremare noi vecchi quando eravamo da ragazzi nell’ottobre del 1962. Allora però il presidente John Kennedy e suo fratello Robert si opposero all’armamento nucleare della vicina isola caraibica iniziato e proseguito dall’ostile potenza sovietica finché Nikita Kruscëv collaborò ragionevolmente  alla soluzione della crisi gravida di rischi e alla distensione foriera di pace.
 Ricordare questa soluzione con chiarezza e rinnovarla sarebbe un rimedio meno deleterio delle sanzioni e meno criminale del fare la guerra un dra'n, un fare assolutamente tragico che crea enormi sofferenze e annienta vite umane. 
Non si tratta di essere filo-Biden o filo-Putin, bensì bio-fili e filantropi. 
Chi ha premura per la salvezza dell’umanità, chi ha riguardo per gli interessi dell’Europa intera, non può che auspicare il reperimento di un punto d’incontro nella concordia tra i contendenti già sul piede di guerra. Ad maiora mala vitanda.
Mali che stanno colpendo già troppe persone e potrebbero dilagare chissà quanto.
Le sanzioni, di cui si riempiono la bocca i devoti seguaci del Patto Atlantico, danneggeranno gli Europei, e in modo particolare noi Italiani, prima e più ancora che i Russi
Si deve cercare un’altra via (ojdov"). 
Procedere metodicamente verso la pace trovando una mediazione tra le richieste dei contendenti. Chi parteggia faziosamente per l’uno o per l’altro, chi attribuisce tutte le ragioni all’uno e tutti i torti all’altro, favorisce la guerra, fa il tifo per la morte. E’ un criminale  o un cretino. O, più probabilmente, entrambe le cose. 
Bologna 23 febbraio 2022 ore 18, 50
giovanni ghiselli   
 
Seguitiamo così! 
Ringrazio quanti mi leggono e approvano, o pure criticano i miei post di lettearura e politica scritti come dissoi; lovgoi, discorsi  contrastivi rispetto alla inessenzialità culturale e politica della chiacchiera equivoca e pettegola dei non pochi gazzettieri cartacei e televisivi
Bologna 23 febbraio 2022 ore 10, 42
giovanni ghiselli
 
L’appello di Putin 
Ieri sera Vladimir Putin si è appellato al patriottismo dei Russi, al loro amore per la sacra madre che è la loro terra; ha fatto, mutatis mutandis,  quello che fece Stalin quando chiamò a raccolta  la nazione contro Hitler le cui truppe si stavano avvicinando alle città chiave dell’ Uunione Sovietica.
Mi è tornata in mente la perorazione che chiude l’arringa del procuratore Ippolit Kirillovič nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij: “Ricordatevi di essere nel santuario della giustizia. Ricordatevi che siete adesso i difensori della verità, i difensori della nostra sacra Russia, delle sue basi, della sua famiglia, di tutto quanto essa ha di più sacro (…) Non torturate dunque la Russia e non deludetela nelle sue speranze; la nostra trojka fatale galoppa a perdifiato e forse, chissà, verso l’abisso! E’ già un pezzo, ormai, che la Russia tende le braccia supplicando di arrestare questa corsa furiosa e sfrenata” (parte quarta, libro dodicesimo, capitolo sesto). 
Nel discorso di Putin però la trojka non è la Russia con la sfrenatezza dei caratteri come quello di Mitia Karamazov, bensì  i missili della Nato oramai tanto vicini a Mosca quanto i Tedeschi nei primi mesi dell’operazione Barbarossa.
Noi in Italia abbiamo tradizioni artistiche e culturali che andrebbero ricordate spesso e fatte valere davanti al mondo.
Presto ne avremo bisogno 
Bologna 22 febbraio 2022 ore 16, 56
giovanni ghiselli
 
 Romano Prodi a “Mezz’ora in più” di oggi domenica 20 febbraio 2022
 
Oggi Romano Prodi ospite della Nunziata ha parlato con acume politico, equilibrio e  realismo. L’ho apprezzato molto. 
Ha detto che nella vita, anche in quella politica, si devono usare la testa e il cuore. Non i piedi.
Ha poi parlato in maniera un poco velata, ma almeno per me il significato è stato chiaro.
Ha detto di non sapere quanta libertà avrà Draghi, da parte della Nato, nei suoi colloqui con Putin.
E’ un invito a non lasciarsi troppo inceppare, a non obbedire del tutto a chi vuole darci degli ordini.
 Spero  io pure  che Draghi non lo faccia. Sul fronte interno, che non gli manca, darebbe un segno di  autonomia e di forza.
Prodi ha detto che bisogna  colloquiare tra parti discordi e avverse: le armi tacciono se si apre la parola. Giustissimo. Parlava senza leggere: tirava fuori le parole da dentro, non da segni esterni.
Gli accordi di Minsk devono essere discussi, ampliati e chiariti.
Putin non ha tutte le ragioni ma nemmeno tutti i torti.
Un monito ai servi organici proni, ortodossamente, a chi “si deve” obbedire. Ce ne sono tanti e non si curano di danneggiare il popolo italiano. Questo è il commento mio.
Torniamo a romano Prodi.
La Cina, ha detto, ragiona, come la Chiesa, in termini di secoli, non di giorni. Qui ho sentito il cattolico e l’uomo di cultura. Ha poi ricordato che con altri europei si oppose a George Bush quando il presidente degli USA nel 2008 voleva fare entrare nella Nato l’Ucraina e la Georgia.
Gli Stati cuscinetti sono utili e funzionali alla pace, ha chiarito il Nostro. 
Di fatto qualche tempo dopo Prodi non venne eletto Presidente della Repubblica. Questo però non lo ha detto: lo aggiungo io maliziosamente. 
Quanto alle sanzioni, e torno al pofessore,  esse colpiscono non solo chi le subisce ma anche chi le impone.  E qui non ha taciuto il bisogno che abbiamo noi Italiani del gas di altre materie che vengono dalla Russia.
Insomma dico bravo! a questo studioso, ciclista e politico di altri tempi. 
Ora aggiungo breve commento da antichista, insegnante  e ciclista. 
Orazio prevede cupamente che saranno gli stessi Romani a distruggere la loro città che i tanti nemici esterni non riuscirono a vincere: “impia perdemus devoti sanguinis aetas "(Epodo 16, v. 9), la distruggeremo noi, generazione empia nata da un sangue maledetto, con riferimento all’uccisione di Remo da parte di Romolo.
Questo epodo fu composto probabilmente  quando Sesto  Pompeo nel 38 a. C. riprese la sua guerra sul mare, minacciando di affamare l'Italia 
Non devono tornare le guerre tra gli Europei: sono fratricide come l’assassinio di Remo, e plus quam civilia come quella tra Cesare-suocero- e Pompeo Magno, suo genero.
Cfr. l’incipit della Pharsalia di Lucano:“Bella per Emathios  plus quam civilia campos-, iusque datum sceleri canimus, populumque potentem- in sua victricī conversum  viscera dextrā  (I, 1-3).
I campi Emazi sono quelli della Tessaglia, la regione di Farsalo dove nell’agosto del 48 a. C. si concluse la guerra più che civile con una mattanza di uomini e la vittoria di Cesare.
Lucano poi commenta Et ducibus tantum de funere pugna (VI, 811) and the leaders fight only for a grave that is the end  for both.
Questo inglese è per gli anglofoni che mi leggono e dovrebbero mettere in guardia Biden. La lingua russa purtroppo non la conosco.  
Bologna 20 febbraio 2022, ore 17, 45
giovanni ghiselli  
 
“Tanta pietà m’accora” 
Torna in alcuni articoli di presunti sapienti la storia del millenario contrasto tra Est e Ovest che risale all’Iliade di Omero che io sappia.
Sentite questo incipit di Ezio Mauro, uno dei grandi sapienti, un sapientone.
“Dopo che sembrava bandito dal secolo nuovo, come se non riuscisse  ad attraversarne la soglia, l’Est ritorna a segnare la nostra vita, contendendoci lo spazio e il tempo in una disputa infinita che si rinnova” (“la Repubblica” di oggi, 21 febbraio 2022 pagina 27).
Il titolo è Il fronte dell’Est
La Russia è a oriente dell’Italia ma fa parte della cultura letteraria  musicale, pittorica, cinematografica europea non meno della Spagna. Quindi tale ghettizzazione di un popolo civile quanto il nostro, e benemerito per avere sconfitto il nazismo a caro prezzo, è un’espressione di razzismo menzognero e prepotente. Una volta veniva rivolto contro gli Ebrei. 
Nelle parole citate sopra c’è  una menzogna non solo culturale ma relativa ai fatti: questo giornalista che cerca di accaparrarsi dei meriti afferma che  “l’Est ritorna a segnare la nostra vita, contendendoci lo spazio e il tempo”. 
La realtà è che l’alleanza militare del cosiddetto Occidente ha portato armi distruttive vicino ai confini della Russia e vorrebbe avvicinarle ancora di più. 
Ricordo che quando Kruscëv fece una mossa del genere portando i missili a Cuba, Kennedy gli chiese di tornare indietro e il leader russo lo fece. 
Desumo che i Russi dell’Ucraina orientale siano oggetto di persecuzione, altrimenti non emigrerebbero nella federazione russa a decine di migliaia.
Dobbiamo rimanere obiettivi nel giudicare i fatti.
Ricordo pure che Erodoto inizia la sua storia delle Guerre Persiane con questo proemio:
"Questa è l'esposizione della ricerca di Erodoto di Alicarnasso, perché gli eventi scaturiti dall'attività umana con il tempo non diventino oscuri, né le imprese grandi e meravigliose messe in luce alcune dagli Elleni altre dai barbari, rimangano prive di gloria, e tra le altre cose in particolare per quale causa combatterono tra loro".
 Eppure con questa guerra i Greci difesero la loro libertà da quelli che consideravano barbari e li avevano assaliti. I Greci sconfissero i Persiani ma Erodoto rende onore al nemico vinto. L’aveva già fatto Omero con i Troiani. E’ quella che Santo Mazzarino chiama “l’obiettività epica”. 
I faziosi giornalisti attuali invece denunciano tutto il male di una parte, dando anche notizie false, e celebrano tutto il bene che starebbe completamente dall’altra. 
Kennedy e Kruscëv nel 1962 evitarono saggiamente il conflitto trovando un accordo. Ora è un vecchio che scrive mentre allora ero uno studente dell’ultimo anno di liceo e tirai un sospiro di sollievo. 
Oggi, ridotti assai, qualunque cosa succeda, gli anni che mi restano da vivere, non ho più paura per me, tuttavia mi accora il pensiero delle sofferenze cui verrà sottoposta l’umanità, soprattutto quella povera, se, Dio ce ne guardi, le provocazioni continue faranno esplodere un conflitto.
Consiglio ai faziosi di una parte e dell’altra di cucirsi la bocca. E di vergognarsi. 
Un ringraziamento
Carissimi,
aequinamitas vestra auget meam industriam ad scribendum 
Una preghiera 
In nome dell’umanità, quanti sono umani devono fermare la guerra che sta già muovendo su e giù le rapide, implacabili mascelle assassine con i denti affilati che macellano corpi non di maiali o buoi bensì di uomini e donne e bambini.
Non c’è nessun crimine peggiore di questo.
Bologna domenica 20 febbraio 2022.
giovanni ghiselli 
  
La posizione da prendere sulla guerra deve essere assolutamente contraria alla guerra 
Se vogliamo prendere una posizione razionale sulla guerra minacciata, dobbiamo partire dal metodo tucidideo della ricerca della “causa più vera”. 
Vi ricordo dunque le parole dello storiografo greco a proposito della genesi della guerra del Peloponneso (431-404) e della spedizione in Sicilia (415-413) compiuta dagli Ateniesi,
" Io considero la causa più vera ma meno dichiarata a parole il fatto che gli Ateniesi, divenendo potenti e incutendo timore agli Spartani, li costrinsero a combattere" Tucidide, (Guerra del Peloponneso I, 23, 6)  
Th;n me;n ga;r ajlhqestavthn provfasin: la causa più vera deve venire  distinta dai motivi occasionali (aijtivai) che provocarono lo scoppio del conflitto: i fatti di Corcira, di Potidea, poi il decreto di boicottaggio delle merci di Megara alle quali vennero chiusi i mercati ateniesi. 
Anche nel caso della spedizione in Sicilia, Tucidide chiama "la causa più vera" con queste stesse parole:" oiJ    jAqhnai'oi strateuvein w{rmhnto,  ejfievmenoi me;n th'/ ajlhqestavth/ profavsei th'" pavsh" a[rxai"(VI, 6) gli Ateniesi volevano inviare la spedizione, desiderando secondo la causa più vera dominarla tutta.
Il pretesto era invece che volevano portare aiuto alle genti della loro stirpe e agli alleati che avevano acquistato là. 
Ora sono in ballo, una danza macabra che ha già provocato troppe morti, le volontà di potenze di due Stati dall’apparato militare formidabile cioè spaventoso. Nessuno dei due deve essere incoraggiato ma entrambi smontati. Noi dobbiamo deprecare la guerra e basta, senza dare ragione a nessuna delle due prepotenze mondiali. L’Europa dovrebbe parteggiare solo per la pace, altrettanto la Cina.
 L’esito della guerra del Peloponneso, raccontata in buona parte da Tucidide e conclusa da Senofonte nelle Elleniche,  segnò l’inizio della fine della potenza di entrambe le città belligeranti con i loro alleati. 
Bologna 19 febbraio 2022 ore 18, 17
giovanni ghiselli
  
  


[1] Cfr. Machiavelli Il Principe , XV. 
[2] Del 46 a. C.

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