Ieri sera ho visto Aureliano in Palmira, un’opera godibilissima che celebra la clemenza dell’imperatore Aureliano Augusto il quale dopo avere sconfitto i ribelli Zenobia e Arsace, li perdona lasciando loro l’amore reciproco e il potere sia pure condizionato dalla fedeltà al vassallaggio nei confronti di Roma. Forse un modello proposto a Napoleone o ai prossimi vincitori dell’Avventuriero còrso quale fu il De clementia Senecano per Nerone.
Godibilissimo questo “dramma per musica” dunque ma goduto da pochi: la platea era mezza vuota e la galleria non era tutta piena. Io credo che gli amministratori pesaresi dovrebbero valorizzare la cultura invece che le motociclette, la ruota gigante, il casco ciclopico di Valentino Rossi e altre porcherie del genere.
Immagino che la rappresentazione dei melodrammi rossiniani con interpreti ottimi –bravissime le donne, bravi gli uomini- costi molto denaro ed è un peccato che spettacoli tanto pregevoli e impegnativi non riempiano i posti a disposizione del pubblico. Tra l’altro il costo dei biglietti non è proibitivo: i giovani sotto i 26 anni pagano solo 30 euro, ma non ne ho visti: costoro scorrazzano con le motociclette a tutte le ore con grande rumore e a velocità agonistica senza alcun limite né sanzione.
Aureliano dunque perdona e conclude la vicenda e il melodramma dicendo:
“Copra un eterno oblio
Ogni passato errore:
vi stringa a voi l’amore,
che le vostr’alme unì”.
Difficile è invece obliare lo scempio perpetrato nei confronti della cultura pesarese: se non c’è un giovane che viene ad ascoltare e vedere le opere di Rossini magistralmente interpretate, e pochi sono gli italiani, pochissimi i pesaresi, mentre la maggioranza è costituita da stranieri anziani, orientali e nord europei, significa che in questa cittadina, amena d’estate, non si fa niente per valorizzare la cultura da tanti anni.
A Bologna quelli che conoscono me e altri vecchi pesaresi usciti dal liceo Terenzio Mariani, tra i quali un magnifico rettore dell’alma mater, dicono che il liceo classico di Pesaro doveva essere buono. Lo era sicuramente quando lo frequentai con i miei coetanei (1958-1963).
L’assenza di giovani e la scarsità di pesaresi a questo magnifico festival mi fa pensare che non lo sia più da molti anni.
Domani andrò a vedere la terza opera in programma: Eduardo e Cristina.
Credo che sarà uno spettacolo mirabile come i due che ho già visto. Non posso perderlo: ne avrei rimpianto e rimorso
Pesaro 16 agosto 2023 ore 10
giovanni ghiselli il poverello pesarese che per il biglietto del ROF-60 euro in galleria- i soldi li trova: tra lavoretti qua e là, un poco di accattonaggio e qualche prestito. Mi do da fare e mi raccomando ai buoni.
Il caro benzina non mi tocca: non uso più l’atomobile da anni.
C’è una navetta che porta me e tanti altri vecchi, tutti stranieri alcuni anche decrepiti, dal teatro Rossini all’Arena distante 6 o 7 chilometri dove ci godiamo lo spettacolo. Quindi ci riporta in centro. Una compagnia simpaticagradevole: compreso l’autista gentilissimo. E’ un servizio ottimo: siamo contenti anche di questo.
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