Ieri sera ho visto il melodramma di Rossini Adelaide di Borgogna.
Un’opera e uno spettacolo di qualità. Non possiedo gli strumenti culturali per farne una critica seria. Posso dire che mi è piaciuto, che non mi ha annoiato, anzi mi ha interessato.
Tratta di potere, di guerra per il potere e di amore. Bravissime le cantanti.
Devo dire però che assisto da tempo alla decadenza della cultura pesarese. Sono già quaranta anni che seguo il festival rossiniano, il massimo evento culturale di questa cittadina.
Ho sempre notato che i Pesaresi presenti agli spettacoli costituiscono una minoranza di spettatori tra i quali i giovani sono pochi.
Come forse sapete ho studiato qui a Pesaro fino alla maturità classica: ebbene in tutti questi anni ho incontrato sempre pochissimi tra quanti compagni avevo in classe e quanti ragazzi vedevo nei corridoi delle medie Lucio Accio e del liceo Mamiani, scuole buone del resto in quel tempo. Ora non so. Ieri sera ho riconosciuto un solo pesarese: Gege, un mio coetaneo del liceo scientifico di allora. Pochissimi pesaresi dunque, e non molti italiani. Prevalevano europei stranieri e orientali senza che l’Arena fosse piena.
Pesaro è piena piuttosto di motociclette che rombano e il suo simbolo è rappresentato da un casco ciclopico detto di Valentino Rossi posto a deturpare un piazzale prospiciente il tremolar della marina nascosta da quel monumento al cattivo gusto e all’ignoranza.
Dico dunque che capitale della cultura sarà un titolo usurpato da questa cittadina, se le cose non cambieranno.
Questo non elimina il mio amore per Pesaro dove mantengo la residenza, conservo due case, in una delle quali passo buona parte dell’estate, e vivo da povero per non avere venduto a un costruttore edile la terra di Tavullia che mi ha lasciato l’amatissima nonna pesarese Margherita Scattolari.
Conservo anche l’allungamento delle vocali tipico della parlata locale che usavo da bambino a scuola, nelle strade e non ho mai abbandonato. Dovunque vada, appena parlo mi identificano come pesarerse e sono assai contento e fiero di non avere perduto né smarrito la mia identità linguistica.
Pesaro 14 agosto 2023 ore 9, 50. gianni, il poverello di Pesaro
Nessun commento:
Posta un commento