NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 30 agosto 2023

Percorso sull’amore IX, 6. L’antifemminismo di alcuni autori. Non lo condivido né lo censuro.


 

 "Quem si, iam admissum, venientem offenderit aura/una modo, causas abeundi quaerat honestas,/et meditata diu cadat alte sumpta querela,/stultitiaque ibi se damnet, tribuisse quod illi/plus videat quam mortali concedere par est " (De rerum natura, IV, vv. 1180-1184), ma se una sola zaffata  colpisse quello, già fatto entrare, mentre si avvicina, cercherebbe pretesti onorevoli per allontanarsi, e il lamento a lungo meditato, preso in alto, cadrebbe, e si condannerebbe per la stoltezza, poiché vedrebbe che le ha attribuito più di quanto è giusto accordare a una creatura mortale.-quem : nesso relativo.- aura : la "zaffata" anche se viene dai taetri odores  (v. 1171) può essere attribuita alla donna stessa da una disposizione contraria o vendicativa. Per vendicarci della donna che ci fa soffrire è classico pensare che "diventerà vecchia e brutta" e che "puzza".-alte sumpta : le lamentele sull'amore infelice possono essere prese dalla tradizione letteraria che, come abbiamo visto, ne è ricca.- plus...quam mortali : è comunque un errore di dignità mitologica, è infatti simile al crimine compiuto dal Prometeo incatenato  di Eschilo. Anche il titano ha amato troppo i mortali e ha concesso loro più di quanto dovevano avere. L'uomo prima attribuisce alla donna adorata qualità divine amando anche quello che scorre nelle sue viscere.

 C'è una poesia di uno dei massimi poeti del Novecento, l'ungherese Jòzsef Attila che elogia la materia stessa di cui è fatta la donna:"I circoli del tuo sangue/tremano senza cessazione , come cespugli di rose./Portano l'eterna corrente,/perché sbocci l'amore sulle tue guance,/perché sia benedetto il tuo frutto./Il sensibile terriccio delle tue viscere/è tutto intessuto di mille radichette/che uniscono in brevi nodi/i fili sottili, sbrogliandosi, /perché le cellule accolgano i molti succhi/e le belle propaggini dei tuoi polmoni a foglia/sussurrino il canto della gloria loro!/L'eterna materia percorre felice/le gallerie delle viscere lunghe/e le scorie lasciano una ricca vita/nelle polle bollenti delle reni laboriose!/A onde si alzano in te le valli,/tremano in te le costellazioni,/si muovono i laghi, operano fabbriche,/s'agitano milioni di animali viventi,/insetti, /erbe lunghe,/crudeltà e bontà:/brucia il sole e incupisce la pallescente luce polare/e trascorre nei tuoi contenuti/l'eternità inconscia"[1].

 La donna dunque è cosmo e dea. Poi, come il re carnevalesco, si ribalta. Lo spiega Giasone a una giovane ierodula del tempio sull'Acrocorinto in un dialogo di C. Pavese:"Piccola Mèlita, tu sei del tempio. E non sapete che nel tempio-nel vostro- l'uomo sale per essere dio almeno un giorno, almeno un'ora, per giacere con voi come foste la dea? Sempre l'uomo pretende di giacere con lei-poi s'accorge che aveva a che fare con carne mortale, con la povera donna che voi siete e che son tutte. E allora infuria-cerca altrove di essere dio"[2].

"Nec Veneres nostras hoc fallit; quo magis ipsae/omnia summo opere hos vitae postscaenia celant/quos retinere volunt adstrictosque esse in amore,/nequiquam, quoniam tu animo tamen omnia possis/protrahere in lucem atque omnis inquirere risus " (vv. 1185-1189), né alle nostre Veneri sfugge questo; e tanto di più esse con somma cura tengono nascosti i retroscena della vita a quelli che vogliono trattenere legati nell'amore, invano poiché tu col pensiero puoi comunque trarre tutti i trucchi alla luce e scoprire tutti gli aspetti ridicoli.-fallit : con l'accusativo della persona cui sfugge (Veneres nostras , detto ironicamente).-celant : etimologicamente imparentato con clam = di nascosto, regge  il doppio accusativo.-vitae postscaenia : quanto c'è dietro l' "enorme pupazzata"[3] della vita.-adstrictos : l'amore secondo Lucrezio inceppa gli uomini, come la superstizione, e denunciarne l'irrazionalità è come abbattere il mostro della religio. Le sacerdotesse dell'amore sono le donne :"la donna ama credere che l'amore possa tutto ,-ed è questa la sua caratteristica superstizione "[4].-omnis (=omnes) risus : è la derisione del risentimento della persona frustrata dalle donne e quindi dalla vita.

"et, si bello animost et non odiosa, vicissim/praetermittere <et> humanis concedere rebus " (vv. 1190-1191), e, se è di spirito bello e non disgustosa, a tua volta puoi lasciar correre e scusare le miserie umane.-si bello animo est et non odiosa :"Nota la variatio : prima il complemento di qualità (bello animo ; ricorda che bellus  è il diminutivo di bonus ), poi il predicato al nominativo (odiosa ; lo stesso aggettivo al v. 1165)"[5].-praetermittere : quest'appello alla comprensione della donna buona dopo che sono state dette peste e corna sull'astuzia malvagia delle femmine umane, è tipica degli autori misogini. In fondo bisogna pure accoppiarsi e riprodursi per non invecchiare nella solitudine.

 

La parte che segue è già stata presentata. Chi la conosce, può saltarla. Durante il corso che inizierà il 3 ottobre la ripeterò solo se richiesta

 

Alcuni classici dell'antifemminismo.

 Esiodo, Semonide, Euripide, Leopardi, Schopenhauer, Weininger.

 

 Esiodo dal quale parte la considerazione malevola delle donne, come abbiamo visto, riconosce che l'uomo ha bisogno di questa creatura complementare e che, se non sbaglia la scelta della compagna, può evitare i dolori infiniti. Nella Teogonia  dopo avere definito la donna "bel malanno" (v. 585) e "inganno scosceso" (v. 589) afferma che comunque chi evita le nozze e le opere tremende delle donne ("mevrmera e[rga gunaikw'n, v. 603) arriva alla funesta vecchiaia con la carenza di uno che si prenda cura di lui, e, quando muore, la sua ricchezza se la dividono i lontani parenti. Del resto chi sceglie una buona moglie, saggia e premurosa, compensa il male con il bene (v. 609), chi invece si imbatte in una donna di stirpe funesta, vive con un'angoscia costante nel petto, nell'animo e nel cuore e il suo male è senza rimedio (vv. 610-612).

Nelle poema agricolo l'autore torna sull'argomento e aggiunge che l'uomo non può fare migliore acquisto di una moglie buona, come non c'è nulla di più raccapricciante di una sposa cattiva (Opere , vv. 702-703).

 

Su questa linea si trova Semonide di Amorgo autore (nei primi anni del VI secolo) di un Giambo sulle donne (fr. 7 D), una tra le più famose espressioni dell'antifemminismo greco. Questo autore fa derivare le femmine umane di vario carattere da altrettante bestie: il primo tipo discende dal porco irsuto: sta non lavata in vesti sporche a ingrassare in mezzo al luridume (vv. 5-6).

Il secondo deriva dalla volpe[6] maliziosa, esperta di tutto, non le sfugge niente, sovverte le categorie morali ed è varia d'umore.

La terza femmina proviene dalla cagna che latra in continuazione e non basta lapidarla per farla tacere.

La quarta, figlia della terra, è pigra e pesante.

La quinta deriva dal mare ed è mutevole e capricciosa poiché il pelago è cangiante: a volte è calma, come l'acqua marina quando d'estate  è una grande gioia per i marinai, a volte invece si infuria ed è agitata da onde di cupo fragore. Insomma una bufera di femmina.

 La sesta deriva dall'asina,  scostumata, sessualmente vorace;

la settima dalla donnola, sciagurata, disgustosa e ladra;

l'ottava proviene dalla cavalla, morbida e adorna di una folta criniera. Non sopporta i lavori domestici e si fa amico l'uomo solo per necessità. Questa è  la donna narcisista e parassitaria che passa il tempo a pettinarsi, truccarsi, profumarsi. Una creatura del genere è uno spettacolo bello a vedersi per gli altri, ma per chi se la tiene in casa è un male, a meno che sia un despota o uno scettrato che di tali vezzi si gloria nell'animo. Tale è dunque la donna adatta ai tiranni che nella cultura greco-latina sono paradigmi negativi[7].

Costoro del resto hanno fama di violentare le donne come abbiamo visto nella descrizione che Otane fa del mouvnarco"  nel dibattito sulla migliore costituzione ( Erodoto, III, 79-84).

Quella che deriva dalla scimmia è brutta e ripugnante.

Ultimo tipo, e unico raccomandabile, è quello che deriva dall'ape ( "ejk melivssh" ", v. 83). Questa ha tutte le caratteristiche della buona sposa e chi se la prende è fortunato. A lei sola infatti non siede accanto il biasimo (mw'mo"), grazie a lei fiorisce la prosperità, invecchia cara con lo sposo che l'ama[8] dopo aver generato una bella prole, diviene distinta tra tutte le donne, la circonda grazia divina (qeivh...cavri", v. 89) e non si compiace di star seduta tra le donne quando parlano di sesso.

Leopardi traduce questi versi (90-91) così :" né con l'altre è solita/goder di novellari osceni e fetidi".

Del resto A Silvia  la natura negò le conversazioni gentili e delicate con altre ragazze :"né teco le compagne ai dì festivi/ragionavan d'amore" (vv. 47-48).

 

 Dunque una possibilità di non essere cattiva per la donna c'è secondo Esiodo, Semonide e Lucrezio.

Molto più radicale nella negatività e nella certezza di non poter trovare una buona moglie è l'Ippolito  di Euripide il quale vorrebbe che i figli si potessero generare in altro modo che passando attraverso le donne: "O Zeus perché ponesti nella luce del sole le donne, un male ingannatore per gli uomini? Se infatti volevi seminare la stirpe umana, non era necessario ottenere questo dalle donne , ma bastava che i mortali mettendo in cambio nei tuoi templi oro e ferro o un peso di bronzo, comprassero discendenza di figli, ciascuno del valore del dono offerto, e vivessero in case libere, senza le femmine. Ora invece quando dapprima stiamo per portare in casa quel malanno, sperperiamo la prosperità della casa" (vv. 616-626).

Tra i classici dell'antifemminismo assoluto possiamo aggiungere qualche parola di Schopenhauer :" Le donne sono adatte a curarci e a educarci nell'infanzia, appunto perché esse stesse sono puerili, sciocche e miopi, in una parola tutto il tempo della loro vita rimangono grandi bambini: esse occupano un gradino intermedio fra il bambino e l'uomo, che è il vero essere umano...le donne rimangono bambini per tutta la vita, vedono sempre soltanto ciò che è vicino, rimangono attaccate al presente, scambiano l'apparenza delle cose con la loro sostanza, e preferiscono inezie alle questioni più importanti...le donne, in quanto sesso più debole, sono costrette dalla natura a far ricorso non già alla forza ma all'astuzia: di qui deriva la loro istintiva scaltrezza e la loro indistruttibile tendenza alla menzogna...per la donna una sola cosa è decisiva, vale a dire a quale uomo essa sia piaciuta...Il sesso femminile, di statura bassa, di spalle strette, di fianchi larghi e di gambe corte, poteva essere chiamato il bel sesso soltanto dall'intelletto maschile obnubilato dall'istinto sessuale: in quell'istinto cioè risiede tutta la bellezza femminile. Con molta più ragione, si potrebbe chiamare il sesso non estetico ...Nel nostro continente monogamico, sposare significa dividere a metà i propri diritti e raddoppiare i doveri...Nessun continente è così sessualmente corrotto come l'Europa a causa del matrimonio monogamico contro natura"[9].

 

In questa stessa linea il Leopardi di Aspasia  , frustrato da Fanny Targioni-Tozzetti sui sentimenti della quale precedentemente si era illuso al punto che gli sembrava di errare "sott'altra luce che l'usata"[10]. Dopo la morte del poeta, Ranieri disse a Fanny che quella donna era lei ma ella protestò dichiarando di non aver mai dato "la menoma lusinga a quel povero uomo" e anzi precisò, ogni volta che il Leopardi accennava a cose d'amore, "io m'inquietavo, e non volevo, né anco credevo vere certe cose, come non le credo ancora, ed il bene che io gli volevo glielo voglio ancora tal quale, abbenché ei più non esista"[11]. Vediamo dunque la vendetta dell'innamorato deluso. Rispetto al solito: diventerai vecchia e brutta, qui la variante è: sei scema come tutte, quasi tutte le donne. Riporto alcuni versi di Aspasia :"Raggio divino al mio pensiero apparve,/donna, la tua beltà[12].... Vagheggia/il piagato[13] mortal quindi la figlia/della sua mente, l'amorosa idea/che gran parte d'Olimpo in se racchiude, /tutta al volto ai costumi alla favella/pari alla donna che il rapito amante/vagheggiare ed amar confuso estima./Or questa egli non già, ma quella, ancora/nei corporali amplessi, inchina ed ama./ Alfin l'errore e gli scambiati oggetti/conoscendo, s'adira; e spesso incolpa/la donna a torto. A quella eccelsa imago/sorge di rado il femminile ingegno;/e ciò che inspira ai generosi amanti/la sua stessa beltà, donna non pensa,/né comprender potria. Non cape in quelle/anguste fronti ugual concetto. E male/al vivo sfolgorar di quegli sguardi/spera l'uomo ingannato, e mal richiede/sensi profondi, sconoscuti, e molto/più che virili, in chi dell'uomo al tutto/da natura è minor. Che se più molli/e più tenui le membra, essa la mente/men capace e men forte anco riceve" (vv. 33 e ss.). Quel "di rado" invero lascia qualche speranza.

 

Un altro classico dell'antifemminismo è Sesso e carattere  di O. Weininger, morto suicida nel 1903, a 23 anni. Ne abbiamo già riferito qualche cosa. Egli nel suo libro sostiene che la femmina umana ha sempre bisogno della guida del maschio:" la donna s'aspetta sempre dall'uomo la delucidazione delle proprie rappresentazioni oscure...la donna riceve la propria coscienza dall'uomo: la funzione sessuale per l'uomo-tipo di fronte alla donna-tipo è appunto quella di rendere cosciente l'inconscio della donna che è per lui il completamento ideale"[14]. Più avanti l'autore sostiene che "la donna non possiede alcuna logica" (p. 163) Ella  "non possiede dunque il principium identitatis  né il principium contradictionis  o exclusi tertii ". Allora "un essere che non comprende come A e non-A s'escludano a vicenda, non trova nessun impedimento alla menzogna, anzi per lui non esiste un concetto di menzogna, dato che il suo contrario, la verità, gli rimane completamente ignota come termine di confronto" (p. 164). La donna si realizza nell'attività sessuale e dunque ella "non pretende dall'uomo bellezza ma pieno desiderio sessuale. Su di essa non fa mai impressione l'elemento apollineo nell'uomo ( e perciò neppure quello dionisiaco), ma quello faunesco nella sua massima estensione; mai l'uomo ma sempre il maschio; e in primo luogo-non lo si può tacere in un libro sulla donna-la sua sessualità nel senso più stretto, il phallus " (p. 258). La paura che l'uomo ha della donna sarebbe orrore del vuoto:"Il senso della donna è dunque quello di essere non-senso. Essa rappresenta il nulla, il polo contrario alla divinità, l'altra possibilità nell'essere umano..E così si spiega anche quella profonda paura dell'uomo: la paura della donna, cioè la paura di fronte alla mancanza di senso: la paura dinanzi all'abisso allettante del nulla...la donna non è nulla, è un vaso cavo imbellettato e dipinto per un pò di tempo" (p. 299)...Soltanto col diventare sessuale dell'uomo la donna riceve esistenza e importanza: la sua esistenza dipende dal phallus  e questo è perciò il suo supremo signore e dominatore assoluto. L'uomo divenuto sesso è il Fatum  della donna; don Giovanni è l'unico uomo dinanzi a cui tremi fin nel midollo delle ossa" (p. 300).

Non è nuovo del resto quanto afferma Weininger: nelle Nuvole di Aristofane il discorso ingiusto (Lovgo" a[diko" ) sostiene che Tetide lasciò Peleo perché non era impetuoso (uJbristhv" , v. 1067)  e non era piacevole passare la notte con lui, mentre la donna gode a essere sbattuta. Si noti il capovolgimento dell' u{bri" , la violenza, che applicata alla libidine della donna diviene un valore. Altrettanto in Machiavelli:"Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che respettivo, perché la fortuna è donna; et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla" (Il Principe, XXV, 9).

Echi del misogino austriaco si trovano nel rimuginare di Zeno mentre osserva e ascolta il rivale Guido provando la tentazione di ucciderlo, una voglia repressa perché non ne scapiti il sonno:"Faceva parte della sua teoria (o di quella del Weininger) che la donna non può essere geniale perché non sa ricordare"[15].

Nell'ultimo capitolo del libro di Weininger (La donna e l'umanità ) troviamo uno spiraglio, l'accenno a un remedium  rispetto all'impossibilità di amare. Il rimedio giusto è sempre la moralizzazione. "Nel coito sta il massimo abbassamento, nell'amore la massima elevazione della donna. Che la donna pretenda il coito e non l'amore significa che vuol essere avvilita, non innalzata. La maggior nemica dell'emancipazione della donna è la donna stessa (p. 334)...come deve l'uomo trattare la donna? Come vuole essere trattata essa stessa, o come esige l'idea morale? Se la deve trattare come essa vuole, deve accoppiarsi a lei, ché essa vuol venir posseduta; la deve picchiare, ché vuol esser percossa; ipnotizzare, ché vuol venire ipnotizzata; deve dimostrarle con la galanteria quanto poco ne stimi il vero valore, ché essa vuol sentirsi complimentare, ma non venir stimata per ciò che è. Se invece vuole comportarsi di fronte alla donna come esige l'idea morale, dovrà cercare di vedere in lei la creatura umana che è, cercar di stimarla come tale (p. 335)...l'uomo non è in grado di risolvere il problema etico per la propria persona se continua a negare l'idea dell'umanità nella donna, nel momento che ne usa come d'un mezzo di godimento" (p. 339).

Una resipiscenza del genere viene in mente all'uxoricida del romanzo breve di Tolstoj Sonata a Kreutzer : " Guardai i miei figlioli, il suo volto livido e disfatto, e per la prima volta dimenticai me stesso, i miei diritti, l'orgoglio, e per la prima volta vidi in lei un essere umano". Sembra l' a[rti manqavnw , "ora comprendo", di Admeto nell'Alcesti di Euripide (v. 942).

 

Pesaro 30 agosto 2023 ore 11, 35 giovanni ghiselli

 

 

 

 

 

 



[1]Ode, 4 , in Lirica ungherese del '900 .

[2]Dialoghi con Leucò, Gli Argonauti .

[3]L. Pirandello, Lettera alla sorella Lina , 31 ottobre 1886.

[4]F. Nietzsche, Di là dal bene e dal male , p. 200.

[5]G. B. Conte, Scriptorium Classicum , 5, p. 61.

[6]Si ricorderà "son volpi vezzose" de Le nozze di figaro .

[7]Cfr. G. Ghiselli, Sofocle, Antigone , pp. 121-130.

[8]G. Leopardi traduce"In carità reciproca...ambo i consorti dolcemente invecchiano".

[9]Parerga e paralipomena  Tomo II, p. 832 e ss.

[10]G. Leopardi, Il pensiero dominante , v. 104.

[11] Citazione tratta da Giacomo Leopardi, Canti , p. 231.

[12]Nota il platonismo.

[13]Nota il tovpo" della ferita amorosa.  

[14]Sesso e carattere , p. 124.

[15] I. Svevo, La coscienza di Zeno, p. 170.

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