Una recensione ridicola.
Leggo su “la Repubblica” di oggi, a pagina 31 un articolo semiserio di Natalia Aspesi
Il titolo è
La paura ci impedisce di riderci su.
Non ho letto il libro e non posso scriverne nulla. Posso però commentare alcune frasi della giornalista che tende a ridicolizzarlo anche se afferma di averne paura.
Riporto alcune frasi della Aspesi: “ecco davanti a me il succulento Il mondo al contrario del Generale Roberto Vannacci, 54 anni, un bell’uomo cui sta benissimo pesino il berretto rosso o l’alto cappello da ordinanza”.
Questa presentazione cui segue l’annientamento del libro mi fa venire in mente il biasimo del valoroso Ettore al fratello Paride.
Il terzo canto dell'Iliade propone il contrasto tra apparenza e sostanza.
In testa all'esercito troiano si fa vedere Paride con l'aspetto di un dio (qeoeidhv" , v. 16), con pelle di pantera sopra le spalle, arco ricurvo e spada, e, per giunta, squassando due lance a punta di bronzo.
Il bellimbusto sfidava tutti i campioni degli Achei. Ma quando Menelao, contento della preda, saltò a terra dal carro per affrontarlo, il seduttore di Elena sbigottì in cuore e si ritirò presso i compagni.
Allora Ettore lo assalì con parole infamanti: gli diede del donnaiolo (gunaimanev") e seduttore (hjperopeutav v. 39), poi lo accusò di smentire l' aspetto splendido (ei\do" a[riste) con un cuore senza forza né valore (45), in quanto era uomo capace di portare via le donne agli uomini bellicosi ma non di affrontarli.
Paride è visto dal fratello quasi come un “miles gloriosus”.
Il bel seduttore gli risponde di non biasimarlo e non rinfacciargli i doni amabili dell'aurea Afrodite (“mhv moi dw'r j ejrata; provfere crusevh" jAfrodivth"", 64): nemmeno per te sono spregevoli i magnifici doni degli dèi (qew'n ejrikudeva dw'ra, v. 65) che del resto nessuno può scegliersi.
Quindi si presta ad affrontare in duello il rivale Menelao. Se la caverà solo in quanto salvato da Afrodite.
Il generale dunque è bello ma “Le pagine del diabolico libro sono 356, troppe anche per un’anima gentile come me, e siccome ad ogni sorpresa mi veniva da ridere, ho dovuto smettere”. L’anima è gentile, però la censura è inappellabile.
Il libro è divertente ma illeggibile.
L’articolo della giornalista ai miei occhi ha avuto l’unico pregio di farmi tornare in mente alcuni versi dell’Iliade che, scritti più di 27 secoli fa ci aiutano ancora a dare una forma e un significato a parole che non dicono nulla.
Pesaro 26 agosto 2023 ore 18, 20 giovanni ghiselli
p. s
Statistiche del blog
Sempre1398371
Oggi120
Ieri206
Questo mese4961
Il mese scorso6870
Nessun commento:
Posta un commento