Il padre di Tony parla della figlia con la moglie. Il tono è falso e lezioso come naturale in chi vuole indurre una ragazza, una figlia ad agire e a vivere contro la sua volontà.
“E’ una ragazzina, un passerotto, un diavoletto. Quando dirà di sì avrà trovato il suo posto, saprà organizzarsi bene secondo i suoi gusti, e già dopo un paio di giorni amerà suo marito”. Come fa a dirlo? Il padre parla nel proprio interesse, solo nel proprio.
Più sono stupidi questi patriarchi più vogliono dare da intendere che capiscono tutto.
“Non è un damerino, no, no, Dio mio, non è un damerino. Però è presentabilissimo e in fin dei conti non si può pretendere la mosca bianca… Se pretende che arrivi uno che sia una bellezza e oltre a ciò un buon partito… allora ti saluto”.
Il padre trascura l’essenziale: che il marito piaccia alla moglie. Almeno questo per partire. Se no, tanti saluti.
“Le reti si buttano ogni giorno, ma non ogni giorno si prende pesce” (p. 71). Una considerazione generica che non c’entra niente.
Del resto il matrimonio è davvero come rete.
Cfr. l’Agamennone di Eschilo dove Cassandra pre-vede una rete di Ade, ma la rete (a[rku~) è la compagna di letto (hJ xuvneuno~, 1115) , la complice dell’assassinio. E’ la stavsi~ ajkovreto~ (1117), la discordia insaziabile che leva sulla stirpe il suo grido di trionfo per il sacrificio che merita la lapidazione.
Quindi il console assicura la moglie sul patrimonio di Grünlich: “per essere un’azienda così recente, è florida, veramente florida. Dispone di un patrimonio di circa 120 mila talleri. Inoltre i Duchamps-la famiglia materna della moglie Bethsy- dicono che il pretendente di Tony vive gentlemanlike, che frequenta la migliore società e ha una rete d’affari molto vasta.
Ma alla figlia non piace. Senza contare che certe pose non poche volte sono un bluff.
Il console ripete alla moglie che il matrimonio di Tony con Grünlich “sarebbe vantaggioso per la famiglia e per la Ditta”. Pare che la figlia non conti niente. Anche la nonna Kröger diceva alla nipote: “spero che metterai giudizio, figliola” (72). C’è insomma una congiura che spinge al sacrificio questa povera ragazza. Una domenica in chiesa ci si mise pure il pastore Kölling dicendo che la donna deve abbandonare il padre e la madre per seguire il marito. Lo disse con tono aggressivo.
Tony capì che quelle parole erano state dette per lei” 72
Il pastore aveva proclamato che una giovinetta ancora priva di discernimento, una ragazza che non abbia ancora una propria volontà e un proprio discernimento e tuttavia si opponga alle amorevoli decisioni dei genitori, va castigata e sarà certamente ripudiata dal Signore.
Gran parte delle mie coetanee qui a Pesaro hanno subito un simile lavaggio del cervello da parte di un’ invadenza superstiziosa.
E pure noi maschi, me compreso.
Tony lo guardò atterrita. Non c’era alcun dubbio che il pastore Kölling avesse ricevuto l’imbeccata dai suoi genitori. Rossa in viso e accasciata, la giovane se ne stava al suo posto con la sensazione che tutti la guardassero: e la domenica seguente si rifiutò decisamente di andare in chiesa.
A me, e forse anche ad altri, questa scena dei Buddenbrook fa venire in mente il sacrificio di Ifigenia.
Eschilo (525-455 a. C.) descrive con partecipazione emotiva il sacrificio della ragazza sollevata sugli altari “divkan cimaivra" ” (Agamennone, v. 232), come una capra. Ma Dike, commenta il Coro in questa Parodo, fa pendere l’imparare verso quelli che hanno sofferto (vv. 250-251). Riprende il tw'/ pavqei mavqo" del v. 177.
Ifigenia non parlava, ma versando a terra i panni colorati di croco, colpiva ciascuno dei sacrificatori con una dardo che muoveva dagli occhi e faceva compassione , e, spiccando come nei dipinti (prevpousa q j wJ~ ejn grafai`~, 242), voleva chiamarli per nome, come quando con voce pura da vergine cantava il peana di buon augurio alla terza libagione del padre.
Il resto non lo vidi e non lo dico, ma le arti di Calcante non rimasero senza effetto (tevcnai de; Kavlcanto~ oujk a[krantoi, v. 249
Lucrezio sostiene che non è la sua ratio a essere empia, ma è la religio quella che peperit scelerosa atque impia facta. Il poeta fa l'esempio del sacrificio di Ifigenia: la fanciulla “ muta metu terram genibus summissa petebat (De rerum natura, I, 92). Ma non venne risparmiata, bensì sacrificata casta inceste (I, 98) quale hostia "exitus ut classi felix faustusque daretur" (100). Tantum religio potuit suadere malorum (101)
Secondo Leopardi i sacrifici umani sono prodotti della paura: “ E nell’estrema paura si sacrificavano non solo i prigionieri, o nemici, o delinquenti ec., come in America, ma compatrioti, consanguinei, figli, per maggiormente saziare l’odio celeste, come Ifigenia ec. Eccesso di egoismo prodotto dall’eccesso del timore, o della necessità. O del desiderio di qualche grazia (6 febbraio 1822)”[1]
Ifigenia viene offerta in sacrificio dal padre, Agamennone, il gran duce dei Greci, timoroso di perdere il potere e il vanto della conquista di Troia se non avesse lasciato uccidere la figlia, mentre il commerciante Johan Buddenbrook temeva di scapitarci se Tony avesse potuto sposare un ragazzo che piaceva a lei.
Tony non stava bene: “perdeva l’appetito e sospirava talvolta in modo straziante come se lottasse per una decisione e guardava i suoi con tristezza. Il padre finalmente si preoccupa e dice alla moglie: “Non dobbiamo maltrattare questa figliola”.
Decidono di mandarla in vacanza a Travemünde, ospitata da una famiglia di brava gente. Ne aveva già parlato con Schwarzkopf il capo famiglia e comandante dei piloti. Tony potrà prendere aria buona e chiarirsi le idee. A Tony la proposta piacque: per lo meno si sarebbe allontanata da Grünlich che aspettava il momento propizio per fidanzarsi con lei. Sicché fece le valigie in fretta, assai contenta di quella pausa dall’incubo del matrimonio. In una delle ultime giornate di luglio partì con la carrozza dei nonni Kröger accompagnata dal fratello Tom. Uscì da casa con un sospiro di sollievo. L’aspettava una bella esperienza che tuttavia non le cambiò il destino deciso dalla famiglia nell’interesse della stirpe e della ditta. Non certo in quello della povera ragazza, vittima degli interessi della stirpe e della ditta. Interessi oltretutto mal calcolati anche dal punto di vista economico, come vedremo.
capitolo seguente: Giovanni Ghiselli: T. Mann. I Buddenbrook. 11. La vacanza salutare di Tony. Prima parte
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[1] Zibaldone, 2389.
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