martedì 10 dicembre 2024

Ifigenia XVIII. “Hai tre amanti e non ne ami nessuna”. Parole vere e meritevoli di riflessione.


 

Durante il primo mese ci si incontrava nel pomeriggio in casa mia soltanto un paio di volte la settimana per brevi concubiti, pur arrivando sempre almeno alla sufficienza di tre tripudi. Tre condivisi intendo, tre a testa. Ifigenia doveva eludere la sorveglianza sospettosa del cane tricipite  dai sei occhi che la sorvegliavano sospettosi. Quando costui era in casa e lei voleva uscirne, la bella moglie si inventava che doveva comprare un libro o un quaderno o del latte di cui aveva detto di sentire bisogno dopo averne versato una bottiglia intera nel cesso e aver tirato lo sciacquone non senza dire : “così impari!”

 Questo mi raccontava compiaciuta e io l’approvavo magari financo battendo le  mani.

Si era persino cantato insieme: “Fatti mandare dal marito a prendere il latte”|

“Oh, l’empietà, quanto cinismo!” penserete voi, pii lettori.

Di fatto questi erano ghiribizzi da lussuriosi.

 A me quella donna piaceva assai, tanto che la trasgressione mi pareva giustificata. Invece non mi andavano più a genio le altre due  con le quali non raggiungevo nemmeno la sufficienza quando, per onor di firma, non potevo evitare il letto con una di loro.

I riti sacri a Venere dalle magnifiche natiche e cosce erano sempre più dedicati a Ifigenia. A parte la sua somiglianza con la dea callipigia, con lei avevo il maggior numero di interessi e scopi comuni, e, soprattutto, un desiderio oramai quasi esclusivo di fare l’amore. Tre sole volte ogni incontro, dicevamo è pur troppo poco. Ogni giorno di più sentivo che mi sprecavo e contaminavo la mia identità di persona tendenzialmente estetica e logica continuando a condurre nel talamo dei tripudi entusiasti con Ifigenia, altre due che non mi piacevano più.

Non piangevo sulla riva del mare come Odisseo stanco di Calipso nell’isola Ogigia posta sull’ombelico del mare  solo perché a Bologna il mare non c’è.

Una sera dopo avere accompagnato a casa la più simpatica delle due mi dissi: “queste non mi convengono, non mi si addicono punto. Non decet Ioannem talis triplex concubitus.  Unus est satis.  Vero è che per un paio di mesi Esculapia e Pinuccia mi hanno fatto comodo ma ora mi fanno solo perdere tempo, e mi sottraggono energie da dedicare alla più degna di tutte. Devo lasciarle possibilmente con le buone”.

Tale proposito mi divenne ancora più chiaro quando una sera Ifigenia che sapeva delle altre due mi disse: “Tu, sei così nervoso siccome hai tre donne e non ne ami nessuna. Poi canticchiò: “Hui! “Falsche Lieb’, falsche Treu’! “

Avevamo portato gli alunni a vedere L’olandese volante la cui storia d’amore l’aveva impressionata fortemente.

Stavo per risponderle: “infatti non mi fido di nessuna” ma tacqui e mi limitai a un mesto sorriso che voleva significare: “cerca di compatirmi,  un pover’uomo sono io”.

 Rimasto solo  però, decisi che quella sera stessa avrei allontanato per sempre dal letto mio la meno simpatica delle due ganze  che mi erano venute a noia.

 

Bologna  10  sdicembre 2024 ore 9 giovanni ghiselli

 

p. s

 

sono due giorni che c’è un tempo da lupi, a proposito del cane tricipite.

Aaspetto il lieber Südwind che  noi Pesaresi chiamiamo “garbino”.

 

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