martedì 1 ottobre 2024

Mito del canto del cigno corretto da Socrate nel Fedone di Platone.

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Gli uomini per la loro paura della morte, calunniano anche i cigni, uccelli ilari,  e dicono che essi cantano lamentando la morte favsi aujtou;;" qrhnou'nta" to;n qavnaton a[/dein. In realtà nessun uccello canta quando ha fame o freddo o soffre qualche altro dolore, neppure l’usignolo ajhdwvn o la rondine celidwvn o l’upupa e[poy (85a)

 I cigni dunque siccome sono uccelli di Apollo,  indovini mantikoiv,  prevedendo i beni dell’Ade kai; proeidovte" ta; ejn    {Aidou ajgaqav ,  cantano e gioiscono (a[dousi kai; tevrpontai) in quel giorno più che in passato (85b). Ebbene, conclude Socrate, io sono confratello dei cigni e consacrato allo stesso dio che mi dà la divinazione th;n mantikhvn e non credo di dovermi separare dalla vita più triste di loro.

 

La prima testimonianza sul canto del cigno si trova nell’Agamennone di Eschilo in un Commos nel quale Clitennestra dice che Cassandra, come l’amante Agamennone che a Troia è stato per giunta delizia delle Criseidi, oramai giace morta dopo avere cantato l’ultimo lamento di morte kuvknou divkhn (1444), come il cigno, e a lei, vedova di Agamennone, e amante di  Egisto,  “ha portato un manicaretto in aggiunta ai miei piaceri del letto  ejmoi; d j ejphvgagen -eujnh'" paroywvnhma th'" ejmh'" clidh'"” (1446-1447).

 

Pesaro primo ottobre 2024 ore 10, 46 giovanni ghiselli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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