E' mezzogiorno. Sono arrivato a Monghidoro da dove lei mi telefonò a Moena la prima volta che ci andai da quando eravamo amanti. Temevo che mi tradisse e pure che mi si attaccasse pessuma ac divorsa inter se mala 1 E poi? Nella chiesa del paese ho pregato: per lei, che stia bene, vivat Valeatque 2. Temo però che la sua scarsa razionalità la porti a fare degli errori in pregiudizio della felicità. Non è del tutto disonesta, dal momento che mi ha parlato. In ogni caso è debole e superficiale. Le piace provocare, stuzzicare, creare scene per farsi credere importante; mentre al cuore e all'intelligenza non dà importanza poiché difetta di tali qualità. Poi è carente di immaginazione come l'amasio di Oscar Wilde (De Profundis ). Lo capisti bene quando non ti scrisse a Debrecen: allora si videro i limiti della persona. Tu hai bisogno di una donna morale, sensibile, intelligente. Di fronte a queste qualità supreme, l'età e l'aspetto esterno passerebbero in secondo piano. E' solo mezzogiorno e trentacinque: il tempo non passa mai, altro che "fugit irremeabile tempus "! Non era "irreparabile "? "Nescio, sed fieri sentio et excrucior " 3 . E' da ieri mattina alle sette che non dormo. Non aspettare una telefonata da lei: non volere vederla, poiché potrebbe incantarti. Evitane il fascino, la baskaniva . At tu destinatus, obdura 4
Starai male per un poco, siccome perdi pur sempre uno scopo nella vita, ma così ti metti in condizione di trovare l'amore che con lei da due anni non c'era. Lo sentivi per Marisa, l’hai vissuto con Elena, l’Augusta fra tutte Con Ifigenia era libido più che altro. Confronta il viaggio a Marina di Ravenna del giugno del 1979 con quello di ieri: due anni fa la creatura ti aspettava emozionata e tremante come un uccellino dopo avere chiesto ai suoi amici di andare via per trovarsi sola con te al momento dell'incontro che fu un volo nelle tue braccia: “neosso;" wJsei; ptevruga" ejspivtnwn ejmav"" 5. Ieri, a Le Grand Hotel di quella schifosa Riccione è arrivata in ritardo, è corsa dentro una caverna buia e affollata di schiavi che fissavano una proiezione sulla parete opposta all’uscita, come gli incatenati del mito platonico, ha bisbigliato qualcosa nell'orecchio di una,poi ti ha detto, con imbarazzo, reticenze e mezze bugie che era "stata" con l'eterno istrione. Poveretta! Se penso alla vitalità prepotente e sana di allora, alle attese di felicità con me, e le confronto con la stanchezza sudata, con il traguardo fasullo raggiunto nella camera dell'Hotel Savioli, provo pena per lei e dispetto per me. Ho visto una rana schiacciata sulla strada della Futa. Eri tu. Una canzone degli anni Cinquanta, o primi anni sessanta faceva così:" Una notte ho sognato un villaggio sul fiume”; poi andava avanti finché diceva:"Con un dolce sorriso che alludeva all'amor : ERI TU ". Intanto il bambino caduto nel pozzo scivolava via dalle mani viscide dei soccorritori e moriva. Due anni fa, dopo il volo tra le mie braccia, il palpitare affrettato del cuore, i sorrisi e le lacrime di felicità, andammo sulle sdraie a guardare il cielo; e, anche se dicevamo sciocchezze, ci ascoltavamo a vicenda perché l'uno era meraviglioso e molto interessante per l'altro, mentre parlava della stagione bella e dell'amore che ci teneva insieme. Allora io cercavo di superare i pregiudizi della mia generazione disgraziata e della mia famiglia infelice: mi avevano imposto un veto all’amore di una ragazza non illibata, e proletaria per giunta. Questa parte demoniaca della mia educazione affiorava spesso e talora prevaleva su quella buona ricavata più che altro dai libri degli ottimi scrittori che prendevo a modello. Diversi fattori hanno contribuito all'insuccesso finale con Ifigenia . Le zie speravano che sposassi “una brava collega”. Vergine, si intende, con tanto di stipendio e magari pure di dote. Se fossi stato io il tuo primo uomo probabilmente (e me ne vergogno a riconoscerlo) avrei avuto maggiori riguardi per te, e forse anche tu per me; d’altra parte una tua situazione socio-economica-culturale più elevata, avrebbe significato una visione del mondo meno depressa, altre esperienze di vita,argomenti in comune, e una brama meno struggente, da parte tua poveretta, di soldi, fama, successo. Questa è la tua vera miseria. Credo che se avrò il coraggio di accoppiarmi un'altra volta, la prossima donna dovrà essere prima di tutto intelligente e morale, ma avrò un occhio anche per l'educazione della persona. Da scolaro alle medie ero innamorato di una ragazzina brava a scuola quanto me e molto bellina. E’diventata una collega brava è si è sposata con uno, un altro molto diverso da me. Marisa era plausibile come moglie però il matrimonio non era destino per me.
A proposito, sai che cosa è morale? Favorire la vita. La televisione aspetta la morte di quel bambino. E quando con i tuoi sbaciucchiamenti mi impedivi di vedere il telegiornale, i film, gli spettacoli teatrali? Mi stancavi e mi spingevi al vagheggiamento di un'altra. Te ne accorgevi e dicevi, non senza qualche ragione:"Per te è una fortuna tutto questo!". E siccome io, poco lungimirante, non lo capivo, aggiungevi:"Mi cercherai, e non mi troverai!". Com'è vero! Adesso ho tempo abbondante e non so che farmene. No, no: devo scrivere un capolavoro! Ifigenia ha un limite fondamentale: riesce a comunicare solo con il sesso; tutta la sua vitalità, tutto il suo genio è concentrato lì. Non è lei che ha la vagina, è la vagina ad avere lei (Otto Weininger, Sesso e carattere). Tre anni fa per parlare con me volle venire nel mio letto; ieri sera, per imparare qualcosa dall'attore famoso, l'ha seguito in camera. Taratatattà“Ragazzi in camera!” Perché mi devono capitare donne cui prude tanto il sesso? Devo trovare una donna che abbia qualcosa da dire fuori dall'alcova. Gli esseri umani sanno parlare. Chi è fuori dal logos è anche estraneo al pathos 6 C'è un cielo grigio e afoso, da Morte a Venezia. Inoltre: “Cielo grigio
su Io sogno la Grecia, non la California.
Spero che mi telefoni. Eppure so che non devo tornare con lei. Ne verrebbe fuori un rapporto con tutti i difetti di prima, e un'aggiunta di sadomasochismo. Questa mattinaall'alba, mentre cercavo di addormentarmi, mi veniva in mente lasua espressione da bambina quando avvicinava il naso a uno dei miei occhi, me lo faceva chiudere, quindi rideva contenta. Poi diceva:"Tanto, tanto caro". Pazza, figliola, monella. (Thomas Mann, La montagna incantata). Sembra incredibile che la libidine trasformi una persona così radicalmente: lei, la mia creatura che amavo, pater ut gnatos diligit , non ut vulgus amicam”7, ieri con aria dura e imbarazzata, ha evitato il contatto con me siccome ne aveva trovato uno più prestigioso. Il vecchio trombone soffiando a perdifiato nella sua tartarea tromba dal rauco suono (Tasso), l'ha tratta nel precipizio con sé (Virgilio). I miei suoni più sommessi sono stati presi per segnali di debolezza e languore. Ha pensato che non sono un vincente, e tanti saluti! In uno sprazzo di ottimistica fiducia, o di piaggerìa, mi chiese un monologo. L'avevo iniziato così: "Arrivammo sullo Starnbergersee al tramonto. Ci fermammo nell'albergo più vicino alla croce di Ludwig. Credevamo di trovare l'estate poiché eravamo partiti con il caldo, invece il lago si stava oscurando nel freddo, e un cigno rabbrividiva sull'acqua increspata da un vento gelido. Pensai allo spirito malato del sire. La notte aveva sepolto il cielo con l'ombra (Eneide, VI). La sala da pranzo era piena di borghesi soddisfatti, poiché si mangiava bene e il servizio era buono. Parlavamo del lunatico re, delle sue stravaganze, della sua solitudine immensa, della sua morte: con simpatia poiché detestava anche lui la sesquiplebe borghese, e con enfasi, siccome non avevamo altro da dirci. Dopo cena camminammo lungo il lago per un sentiero sprofondato tra grandi alberi ancora spogli ma capaci di oscurare la luce incerta di una luna tenue. Cercavamo la croce. Avevo paura. La notte aveva tolto colore alle cose, alla mia pelle e al suo volto. Si sentivano cagne ululare nell'ombra (Eneide, VI).
Sotto questo abbozzo, poche sere fa, scrissi:"ti amo, ti amo". Poi guardai Ifigenia che mi fissava e rispose:"anche io, tanto!"; Però queste righe non sono una gran cosa: al massimo può servirmi come materiale grezzo per un capitolo sul viaggio in Baviera. Ieri, quando mi ha detto, histrionali studio 8, che veniva dalla camera di quello, la mia faccia deve avere assunto l'aspetto di un teschio svigorito (Odissea, XI). Infatti colei mi guardava anche con pena. L'istrione decrepito per una sera potrà averti parlato di teatro meglio di me, ma le considerazioni che facevamo insieme osservando e leggendo, non le farai né con lui, né con altri: il nostro prossimo viaggio in Grecia ci avrebbe suggerito riflessioni e discorsi vivi, intelligenti; avrebbe offerto dialoghi belli al capolavoro che progettavamo. Non è poi vero che non si parlava. La spinta in avanti che mi hai dato tu, non l'ho mai ricevuta da nessuna donna. Päivi mi ha motivato "solo" a studiare. Tu a vivere e a scrivere. Vedo che comincio a farlo con maggiore obiettività e che il risentimento lascia il posto alla comprensione. Però non mi devo intenerire troppo: ieri lei mi ha inferto un grossa mazzata nella testa. Se mi rialzerò sarà merito solo della mia vitalità faustiana, o, detto in maniera meno letteraria, da gatto randagio che se la cava sempre. Ora sono a Pesaro al mare, il mare mio. Due anni fa Ifigenia era a Modena, e io temevo che mi tradisse, o non mi amasse abbastanza, e spasimavo per una sua telefonata. Ricordo un giorno che pioveva a dirotto. Veniva giù acqua calda. Ero con Ezio e Alfredo davanti al cinema Odeon : aspettavamo l'inizio di un film del festival pesarese. Loro mangiavano pane e salame; io telefonai a casa per avvertire che non rientravo. Rispose la zia Rina la “badessa” secondo sua madre, la “sbirra” secondo il su’ babbo. La sorella maggiore di mia madre disse con disappunto che aveva chiamato una ragazza, tale Ifigenia. Tripudio sopra una pozza. Danza (pirrica? No, meglio salica) sotto la pioggia che divenne aurea, come quella di Danae: mi impregnai di gioia solo per quell'avviso di telefonata; vedevo cadere dal cielo fili d'oro sulla strada e sui tetti della città. Correggio, Tiziano e Klimt. Rivedo la scena del Grand Hotel di Riccione. Ifigenia non c'è e i suoi conoscenti che mi conoscono, mi evitano. A mezzanotte e un quarto è già evidente come stanno andando le cose. Poi lei arriva con volto scuro, freddo, quasi ostile. Viene dalla camera del famoso il quale l'ha convinta del fatto che un attore non deve avere identità né morale. E' roba da piccolo borghesi. Se c'è gente moralisticamente immorale è proprio la borghesia . "Una classe che non ha esitato a scatenare il fascismo, il razzismo, la guerra, la disoccupazione " 9 Don Milani: un prete sublime, un ricco andato in paradiso, il cammello passato per la cruna di un ago. Sono così assenti dalla vita dei più, i princìpi estetici e morali che la gente, quando ne parla, lo fa per dirne male o per riderne. Io sto solo perché prendo sul serio sia l'onestà sia la bellezza; che questa sia mercificabile, quella ridicola, sono luoghi comuni di gente capovolta: “Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta”, è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto è invertito (Seneca, Oedipus, vv. vv. 366-367). Ifigenia quando era buona e voleva insegnarmi a essere buono, era felice e cominciava a rendere felice anche me. Purtroppo l'ho compreso tardi, quando lei oramai non lo capiva più, sicché siamo stati quasi sempre sfasati. Il mare è ventoso. Non è piacevole starci. Ma l'aspetto deve tenere, e l'abbronzatura è l'altro grande cosmetico, oltre la ginnastica . E’ una delle giornate più lunghe: quasi quanto il Bloom's day 10. Sto cercando di immaginare la telefonata che farà, se la farà, questa sera alle otto. Starà sulle sue, come se l'offesa fosse lei. E' la tattica delle donne quando la fanno grossa all'uomo e, nondimeno, vogliono continuare a sfruttarlo. Must be careful about women. Catch them once with their pants down. Never forgive you after.” “Bisogna stare attenti con le donne. Sorprendile una volta con le mutande abbassate. Non te la perdonano più" (Joyce, Ulisse, Sesto episodio, Ade il funerale). Il mito delle mutande. Le mutande di Elena sotto il cuscino. Le mutande di Trieste, cantavo con ardore quando andavo a comprarle per metterle nuove prima di andare a trovare in camera sua dove mi aveva invitato la collega conosciuta a pranzo nell’albergo tergestino dove ci avevano riuniti per un convegno. Dovetti cambiare anche quelle poi altre. Ora è tempo di magra e di mutande qualsiasi, anche sdrucite. Devi abituarti alla mancanza di lei. L'abitudine anestetizzerà il dolore (Proust). Eppure quello di oggi non lo dimenticherò mai; nel ricordo lo accoppierò con le grida di aiuto di Alfredo. Tanta pena però non deve ricadere su femmine umane innocenti: ricordalo! Non fare come le cretine che odiano tutti gli uomini, siccome hanno ricevuto dei torti da uno o da dieci o da cento maschi. Del male che ci siamo fatto a vicenda, siamo responsabili soltanto noi. Devo rendere eterni questi avvenimenti. Assomigliano alla storia del genere umano: dall'età dell'oro con allegre esplosioni di sperma quando non esisteva la guerra né la miseria ed eravamo vicini agli dei (Mahabharata ), all'età del ferro nella quale tutti usano e odiano tutti. Presto gli uomini avranno i capelli bianchi fin dalla nascita (Esiodo). Devo accrescere l'intensità delle percezioni di chi mi legge. Le tre viole che raccolsi il 15 marzo dunque erano i tre mesi che ci restavano ancora. E le altre tre? Ancora tre mesi? Solo se saranno funzionali al romanzo. Quando l'amavo, prendevo i suoi difetti per altrettanti pregi: l'insicurezza per mitezza, mentre quella è feroce, una bipede pantera nera; la mancanza di profondità per semplicità e naturalezza, mentre è artefatta quasi fino alla oozzezza (cfr. "rozza e affettata" di Manzoni). Scambiavo i suoi nervi spezzati per sensibilità fine, la sua disponibilità a fare sesso per sensualità; il disordine mentale e l'insufficienza dell'educazione per spontaneità. Forse mi aveva colpito anche una certa somiglianza con alcune donne di casa mia. All'inizio cercavo di frequentarla poco, siccome non aveva granchè da dire ("non spazia molto" diceva Fulvio) ma una domenica che non telefonò, sentii una stretta al cuore. Una necessità ansiosa di vederla (Proust, Swann per Odette). Ma cosa fa ora la disgraziata, randagia sulla spiaggia babelica? Manca mezz'ora alla sua telefonata: voglio caricarmi di ira per non lasciare che mi faccia del male, se mi trova rilassato. Sono stanco di questa storia caotica. Devo darle una forma e un significato con il metodo mitico (Eliot) e la rielaborazione letteraria. Ifigenia- Elena di Troia; Ifigenia-Ifigenia pelopide di Euripide; Ifigenia-Desdemona di Shakespeare. : "Your wife, my lord; your true and loyal wife"11 Qui sulla spiaggia ventosa un giorno del luglio del '79 venne a trovarci Danilo . Ho le foto. Ifigenia è una bellezza; l’amico è brillo perfino in fotografia."Bevevano i nostri padri? bevevano le nostre madri? E noi che figli siamo beviam beviam beviamo! " 12 Si rovinerà quel ragazzo se seguita a bere. Ma quali ragazzi? Ci stiamo avviando ai quaranta, l'età cupa dei vinti (Gozzano? Sì). Poi la vecchiaia, "l'orrida vecchiaia dai denti finti e dai capelli tinti", sempre Gozzano. La casta Susanna (Ifigenia ) in mezzo ai vecchioni aveva addosso qualcosa di primitivo e di bello: una pelle di cerbiatto. Danilo disse : "che bea putèa, cara da dio! ". Io pure, dentro di me, sebbene avessi un'aria quasi compunta: gesuita, pretificato istrione!(Joyce). Ieri la ragazza era una calcolatrice spietata. Ha perso, o non ha mai avuto, la primitività, dote che nell'arte dei commedianti è decisiva (T. Mann, Doctor Faustus ). Al telefono cercherà di blandirmi per farsi aiutare a preparare l'esame. "Quanto sei bello, quanto sei buono, morale e ottimo a scrivere: bravo! bravo! arcibravo! "13 Vada a dirlo a quel guitto da fiera; si faccia aiutare da quel Tifone sfuggito alla mole dell’Etna: "Faccia il nostro grande attore, grande attrice pure te!” 14 Diventerà morale quando sarà del tutto infelice, se non è del tutto scema. Manca mezz'ora. Vado a casa. Mancano dieci minuti. sono molto innamorato e infelice. Potremmo rimetterci insieme se lei dicesse che ieri sera non è tornata da lui siccome ama me. Dio fai che sia così. Io amo quella ragazza con tutti i suoi difetti, e lei ama me nonostante tutto. Le otto meno quattro. Il sole si è nascosto da poco dietro uno spigolo del tetto della casa di fronte. Ora salgo con i piedi sul tavolo per cercare di vederlo e pregarlo. Non sono riuscito a rivederlo. brutto segno, ma lo prego lo stesso. Ha telefonato. E' finita. Ha detto che sono una gran persona e che devo continuare a coltivarmi: leggendo, ricordando, parlando e scrivendo. Ma lei per qualche tempo deve stare sola. Fine della storia. Era gentile e amichevole. Ora sono più calmo. Tre anni buttati via da lei per un abbaglio. Si accorgerà presto quanto sia falso quel mondo e quanto di autentico ci fosse nel nostro amore. Nel mio di sicuro. Starà peggio di me poiché fare il male, è molto più grave che subirlo:"mei'zon mevn famen kako;n to; ajdikei'n, e[latton de; to; ajdikei'sqai"(Platone, Gorgia, 509c). Del resto tanto il male quanto il bene ce lo siamo fatto a vicenda
Note . 1 Sallustio, Bellum Catilinae, 5. Vizi orribili e opposti tra loro.
2 Viva e stia bene. Cfr. Catullo, Carmi, 11, v. 17.
3Fugge il tempo non percorribile all'indietro, irrecuperabile. Non lo so, ma sento che accade e mi tormento, Cfr. Catullo, Carmi, 85, v. 2.
4Ma tu risoluto, tieni duro. Cfr. Catullo, Carmi, 8, v. 9.
5Come un uccellino rifugiandoti nelle mie ali, Euripide, Troiane, 751.
6“Il pathos in tal senso è una potenza in sé stesso legittima dell’anima, un contenuto essenziale della razionalità e della volontà libera” (G.W.F. Hegel, Estetica, Tomo I, p. 306, trad. it. Feltrinelli, Milano, 1978).
7 Come un padre ama i figli, non come il volgo l'amante. Cfr. Catullo, Carmi, 72, vv. 3-4.
8 Cfr. Tacito, Annales, 16. Con libidine da istriona, o meglio, per l'istrione.
9 Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa.
10 Il 16 giugno, giorno nel quale si svolge l'Ulisse di Joyce.
11 Shakespeare, Otello, IV, 2. Vostra moglie, mio signore, la vostra fedele e leale moglie.
12 Cfr. A. Döblin, Berlin Alexanderplatz, trad. it. Rizzoli, Milano, 1974, p.215.
13 Cfr. Don Giovanni, Da Ponte-Mozart, I, 15.
14 Cfr. Don Giovanni, Da Ponte-Mozart, I, 9.
Bologna 28 ottobre 2024 ore 18 giovanni ghiselli
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Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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lunedì 28 ottobre 2024
Ifigenia CCXXXIII Conclusione del 13 giugno 1981. Altri appunti scritti di getto e appena ritoccati
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