NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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mercoledì 30 ottobre 2024

Ifigenia Appendice. Capitolo I: La maturità in una scuola privata poi la partenza per la Grecia in bicicletta



 

 

Dopo l’addio di giugno andai a Pesaro dove seguitavo a acrivere la nostra storia, po,  nel luglio del 1981 andai a fare l’esaminatore alla maturità in una scuola privata di Milano. Era un diplomificio il cui padrone tentò prima di lusingarmi poi di intimidirmi, visto che non facevo sconti all’impreparazione di certi candidati. Riuscì a mandare dei carabinieri a perquisire la stanza dell’albergo dove  alloggiato. Naturalmente non trovarono niente contro di me e potei bocciare una decina di studenti impreparati e immeritevoli di promozione. Il presidente della commissione mi fece i complimenti. Dal boss equivoco e prepotente non avevo mai accettato nemmeno un caffè. Mi resi conto di quanto la scuola privata fosse peggiore in tutti i sensi di quella pubblica che pure negli ultimi tre anni non aveva valorizzato il mio impegno, penalizzato anzi proprio per la sua qualità di gran lunga superiore alla media. Ma per lo meno nel liceo di Bologna i diplomi non si compravano né vendevano.

Tornato a Pesaro, ricevetti una telefonata da Ifigenia che mi propose un secondo viaggio in Grecia dopo quello dell’estate precedente che ho già raccontato. Questa volta però bisognava andare a pregare in bicicletta perché le nostre orazioni e suppliche  avessero maggiore efficacia.

L’idea mi piacque. Ifigenia mi raggiunse a Pesaro, dormì dalla Giorgia, la zia stramba che copriva e  assecondava la nostra relazione addirittura compiacendosene, e   il 19 agosto  partimmo insieme per andare a pregare gli dèi  e gli eroi della Grecia.

Ci mettemmo sulla strada statale numero 16  alle sei di mattina perché dovevamo arrivare al porto di Ancona non dopo le nove. Avevamo due piccoli zaini sopra la schiena e le biciclette sotto di noi. La bella giovane si era adattata a girare come una baccante. Eravamo due zingari dionisiaci e volevamo interrogare gli oracoli sul nostro destino professionale. Io volevo progredire come educatore scrittore , lei si era stancata di insegnare e voleva fare altro nella vita, cioè recitare.

 Già da tempo aveva rinunciato alle supplenze nella scuola.

Fisicamente eravamo entrambi in ottima forma, però i nostri stati emotivi non erano equilibrati.  Eravamo accordati solo precariamente. Facevamo quel viaggio insieme forse per il gusto  di provocare e provare emozioni non buone, però utili ai nostri progetti di vita. Eravamo quasi nudi e si voleva vedere come si funzionava in un contesto del tutto nuovo rispetto a quelli  vissuti in quella Bologna pure troppo civilizzata dove ci eravamo inflitti a vicenda diverse offese non perdonate e parecchie ferite non rimarginate.

 In vista di questo viaggio avevamo stabilito una tregua, tuttavia malsicura, soprattutto  durante le prime ore: bastava un’osservazione appena un poco critica per suscitare nubi e perfino tempeste. Pedalavamo dunque tra Pesaro e Fano la mattina di buonora, io avanti lei dietro, come i frati minori vanno per via. Dionisiaci ma cattolicamente allevati, seppur  renitenti e recalcitranti all’oppressine curiale.

 Per chi pedala da Pesaro in direzione di Fanum Fortunae a sinistra c’è il mare, a destra il colle Ardizio. Mentre guardavo il sole che cercava di uscire dalla distesa marina, mi sembrò che non ne avesse la forza: quando il suo faticoso svilupparsi dalla fredda pianura salata fu giunto a metà, mi sembrò che si stesse fermando così dimidiato: al posto dell’emisfero inferiore sommerso vedevo riflesso dall’acqua l’immagine rossa della metà superiore. Mi fece la sinistra impressione di una ragazza paralitica che passa il tempo seduta su una poltrona tenendo sopra le gambe atrofizzate un grande specchio rotondo per vederci riflessa la faccia ancora bella e la testa splendente di capelli lunghi, fulvi , lucenti, testimonianza del suo buon  tempo quando, ancora  tutta sana e ben fatta, le gambe veloci la portavano dove voleva. Mi tornarono in mente Päivi, i carnevali fantastici, le feste gioiose dei mesi di Debrecen,  poi la nostra bambina mai nata, gli amici spariti, gli amori svaniti della mia gioventù in precipitoso declino, come l’estate dopo la metà di agosto. E mi si strinse il cuore “a pensar come tutto al mondo passa, e quasi orma non lascia”.

 

Bologna 30 ottobre  2024 ore 9, 47 giovanni ghiselli.

 

p. s

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Vorrei arrivare a 10 mila in questo mese ma avrò degli ostacoli nel lavoro. Domani mattina verranno dei muratori a torturarmi con il rumore: c’è un tubo che perde acqua. Io nuoterei pur di evitare il fracasso ma il vicino sottostante si lamenta per delle macchie nel muro. Sicché ne scapiterete voi lettori oltre me

Saluti e baci. Pregate per me.

 

 

 

 

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