Nerone in un primo tempo si dimostrò deferente verso il Senato: “tenēret antiqua munia senatus” (Annales, XIII, 4), conservasse le sue antiche prerogative il senato.
Egli avrebbe presieduto gli eserciti e non ci doveva essere conflitto di interessi: “discretam domum et rem publicam” (XIII, 5), la sua famiglia sarebbe stata distinta dallo Stato.
“Due mogli dominarono Claudio…: Messalina[1] tutta amorazzi e dentifrici, poi, uccisa Messalina, l’ambiziosa nipote Agrippina, sorella di Caligola…Nerone era un ragazzo: aveva sedici anni. E’ l’età in cui si crede ciecamente ai maestri, specialmente se questi maestri si chiamano Seneca….Seneca…nel 56 fu console; Seneca sognava, in realtà, una specie di diarchia tra gli organi imperiali e il senato: teneret antiqua munia senatus fu l’essenza del discorso programmatico di Nerone…Claudio fu dichiarato divus…ma in compenso Seneca scrisse una caricatura del dio Claudio. Agrippina perdette presto il suo influsso a corte; ai primi del 55 Britannico fu avvelenato; Nerone si fece un’amante grata a Seneca (la liberta Acte), dimenticando Ottavia…Seneca sognava libertas senatoria e pieno ritorno alla costituzionalità; anche per questo detestava Claudio, il monarca della burocrazia libertina”[2].
Claudio, le sue mogli e i liberti.
I liberti svolgevano gli officia palatina, le funzioni del palazzo.
I capi degli uffici centrali erano onnipotenti: l’ a rationibus era il capo delle finanze, l’ ab epistulis della corrispondenza imperiale, l’ a libellis, dirigeva l’ufficio che riceveva le suppliche, e l’a cognitionibus si occupava degli elementi necessari per le inchieste.
Equivalevano a ministri.
Funzioni molto più modeste le svolgevano i cubicularii che vegliavano sulla camera da letto del principe e il gustator che si occupava della tavola.
Alcuni liberti accumulavano grandi ricchezze come mercanti, armatori, specialisti dell’import-export, della banca e dell’usura, o amministratori dei beni del principe. L’era giulio-claudia fu per questi uomini di vocazione mercantile un’era di prosperità, in Italia e nelle città mercantili di Gallia (Lugudūnum, Lione) e Spagna.
Tacito utilizza la parola audacia per gettare una luce fosca sull’ultima tresca di Messalina, "tutta amorazzi e dentifrici"[3].
La meretrix Augusta :"iam...facilitate adulteriorum in fastidium versa, ad incognitas libidines profluebat " ( Annales , XI, 26). oramai volta alla noia per la facilità degli adultèri, si lasciava andare a dissolutezze inaudite. L'incognita ed estrema libido fu quella di sposare l'amante Silio, e non a Claudio morto. Il ganzo la incalzava (urgebat) con l'argomento che "flagitiis manifestis subsidium ab audacia petendum ", negli scandali scoppiati bisogna chiedere soccorso all'audacia.
Giovenale[4] presenta Messalina l'altra moglie di Claudio[5], attraverso un ritratto espressionistico, deformante verso lo squallore: ogni volta che si accorgeva che l'imperatore dormiva, la meretrix Augusta (VI, 119) lo lasciava, indossato un cappuccio notturno, e accompagnata da una sola ancella. Poi, nascondendo il nigrum crinem (v. 120) sotto una parrucca bionda, entrava nel lupanare, riparato dal freddo con una vecchia tenda fatta di stracci cuciti insieme ("veteri centone [6] ", v. 121). Lì aveva una cella riservata:"tunc nuda papillis/prostitit auratis titulum mentita Lyciscae/ostenditque tuum, generose Britannice, ventrem! " (vv. 122-124), allora si metteva in vendita nuda con i capezzoli dorati, facendo passare per suo il cartello di Licisca[7], e mostrava il ventre da cui eri nato tu, nobile Britannico![8].
Claudio era stato l’imperatore circondato da ministri liberti.
"La storia degli anelli d'oro: il più interessante capitolo di storia del costume dell'epoca imperiale, particolarmente dell'epoca giulio-claudia…Claudio eredita da Caligola, ed affina e organizza, il predominio dei liberti imperiali nella corte. Ma dietro questi tre potentissimi liberti[9] c'è la grande massa di tutti i liberti, imperiali o non, in tutto l'impero. Sono una borghesia affaristica e prepotente. Affrontano talora i rischi della legge, pur di portare l' anulus aureus, gabellandosi per cavalieri. La pressione di questa borghesia significa soprattutto una cosa: l'intensificazione dell'economia monetaria…burocrazia (questa burocrazia dei liberti imperiali) significa economia monetaria, intensità di circolazione dei mezzi legali di pagamento. L'economia naturale delle grosse domus senatorie è colpita a morte. Intensità di circolazione richiede abbondanza di metallo. Claudio…ordina la ricerca di nuove miniere, intensifica lo sfruttamento delle vecchie "[10].
Narcisso, responsabile della corrispondenza imperiale, sarà eliminato da Agrippina all'insaputa di Nerone nei primi giorni del regno.
Dopo di lui Nerone creò due uffici: uno ab epistulis Graecis, uno ab epistulis Latinis. Capo dell'ufficio della corrispondenza latina fu nominato Policlito. Esercitava la sua carica con pugno di ferro e rimase fedele a Nerone fino all'ultimo.
Seneca voleva che la libertas rei publicae fosse la massima possibile: summa libertas (De clementia 1, 8). Esaltava la clementia neroniana che nessun principe aveva finallora praticato (nulli principum concessam, I, 5) e affermava che l’imperatore era deorum vice (1, 2).
Insomma voleva un principato più costituzionale di quello augusteo.
Tacito “quando introduce Seneca nei primi resoconti del regno di Nerone, elogia la sua forza morale unita a tatto sociale: honesta comitas”[11], una cortesia stimabile
Tacito racconta che Burro e Seneca, concordi in societate potentiae (cosa rara), erano molto influenti su Nerone, Burrus militaribus curis et severitate morum, Seneca praeceptis eloquentiae et comitate honesta, con la sua cortesia stimabile. Costituivano un tandem politico.
Nerone per assecondare Seneca, nel 58 propose di abolire le tasse indirette, il che avrebbe danneggiato i cavalieri appaltatori di vectigalia. Era un piano utopistico, più senecano di Seneca, e il senato lo ridusse a termini ragionevoli.
Nerone avrebbe potuto insistere citando Cicerone il quale nei Paradoxa Stoicorum[12] aveva scritto più sinteticamente:"non esse emacem vectigal est" (VI, 51) non essere consumisti è una rendita.
I vectigalia erano affidati alle societates equitum Romanorum (Tacito, Annales, IV, 6) e quindi l’utopia del 58 era antiequestre. I senatori temevano la tributorum abolitio (Tac. Ann, XIII, 50), la scomparsa di tutte le tasse.
I cavalieri erano uomini d’affari, mercanti, usurai, pubblicani e anche proprietari fondiari. Poi conductores, appaltatori, delle grandi proprietà agricole imperiali, in concorrenza con i liberti. La prefigurazione della borghesia.
Cfr. la sesquiplebe.
Leggiamo alcuni versi della satira intitolata LA SESQUI-PLEBE [13]
1 Avvocati, e Mercanti, e Scribi, e tutti
2 Voi, che appellarvi osate il Ceto-medio,
3 Proverò siete il Ceto de' più Brutti.
(…)
31 D'ogni Città voi la più prava parte,
32 Rei disertor delle paterne glebe,
33 Vi appello io dunque in mie veraci carte,
34 Non Medio-ceto, no, ma Sesqui-plebe.
Cosa è il borghese oggi? E’ l’uomo che parla di cose, di cose costose e, secondo lui, prestigiose, di cose che lo riguardano, o vorrebbe lo riguardassero, mai di sentimenti o di idee, mai di fatti spirituali o sentimentali, e nemmeno di fatti politici
Il senato era contrario alle largità monetarie: Trasea Peto (costretto poi a uccidersi nel 66) propose ne Syracusis spectacula largius ederentur ( Annales, XIII, 49), che non si allestissero spettacoli troppo costosi a Siracusa.
Ma gli altri senatori lo accusarono di occuparsi di inezie.
Il popolo si lamentava della rapacità degli appaltatori (cfr. Equitalia); allora dubitavit Nero an cuncta vectigalia omitti iubēret idque pulcherrimum donum generi mortalium daret (XIII, 50).
Ma “non era possibile spezzare i presupposti economici dello Stato: ancora qualche mese prima, l’apostolo Paolo-un giudeo romano, che in questo caso capiva i problemi dell’impero meglio dell’imperatore Nerone o del senatore Seneca-aveva insistito con i suoi fedeli di Roma…sulla necessità che si corrispondessero allo stato così le tasse dirette come le indirette”[14].
Il senato temeva la dissolutionem imperii : “quippe sublatis portoriis sequens ut tributorum abolitio expostularetur” 13, 50), infatti eliminati i dazi si sarebbe richiesta l’abolizione delle imposte dirette[15], tributa.
Siamo nel 58. Il progetto viene respinto, e Nerone, un poco alla volta, passa dalla clementia alla severitas.
Al momento del suo avvento aveva invocato l’autorità dei padri ma dopo il primo periodo, il quinquennium Neronis, il suo obiettivo è quello di domare i senatori e farne dei grandi servitori dello Stato.
Del resto la composizione del senato stava cambiando: l’antica nobilitas si stava estinguendo. Il celibato e la repressione, nel 69 aveva ridotto a 13 il numero di senatori che discendevano dalle antiche famiglie. Venivano rimpiazzati con Italici e provinciali. Il coronamento delle loro carriere erano i proconsolati d’Africa e d’Asia e la prefettura di Roma.
Bologna 28 ottobre 2024 ore 11, 35 giovanni ghiselli
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[1] Uccisa nel 48. Ndr.
[2] S. Mazzarino, L’impero romano, 1, p. 218.
[3] S. Mazzarino, L'impero romano, 1, p. 218.
[4] 55 ca-140 ca d. C.
[5] Che a sua volta può impersonare aspetti topici dell'eterno marito dostoevschiano. Claudio Fu imperatore dal 41 al 54 d. C.
[6] Il cento e il titulus del v. 123 si trovano nel bordello del Satyricon (7, 2 e 4).
[7] . Licisca, ragazza lupa, era un nome comune per le prostitute che mettevano un cartello con il nome e il prezzo.
[8] Britannico era il figlio di Claudio e Messalina. Fu fatto uccidere da Nerone nel 55 d. C.
[9] Callisto, Pallante e Narcisso.
[10] S. Mazzarino, L'impero romano, 1, pp. 215-216.
[11] Ronald Syme, Tacito, p. 725
[12] Del 46 a. C.
[13] Le satire furono scritte fra il 1786 e il 1797.
[14] Mazzarino, L’impero romano I, p. 220.
[15] Invece secondo Cizek Nerone voleva imporre le imposte dirette anche ai cittadini romani che ne erano esentati (p. 122).
Ci sarebbe stato un ribasso dei prezzi, gradito alla plebe.
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