Papa Francesco a L’Avana. Gesù si trova
nella povertà e nella misericordia. Platone, Omero e Sofocle.
Papa Francesco nel discorso tenuto il 21 settembre 2015 a L’Avana ha detto: “La ricchezza rende poveri…Dio ha voluto la Chiesa povera come era povera Maria…amate la povertà come una madre…servire gli ultimi vuol dire servire Gesù. Gesù si trova nella povertà e nella misericordia.”
Platone nelle Leggi scrive che con molte esportazioni la città si riempirebbe di monete d’oro e d’argento “cosa di cui non c’è per una polis male più grande, “ou| mei`zon kako;n povlei oujde;n a]n givgnoito” (705b).
Per quanto riguarda la misericordia ricordo ancora quanto dice Teseo a Edipo nell’Edipo a Colono (v. 556 e sgg,) e aggiungo quello che dicono Nausicaa ed Eumeo a Odisseo malridotto
La principessa dei Feaci Nausicaa, nel VI canto dell’Odissea (207-208) vuole aiutare Ulisse giunto naufrago nell’isola di Scheria e dice queste parole alle ancelle in fuga spaventate dall’aspetto miserabile e orribile di Odisseo : “ to;n nu`n crh; komevein: pro;~ ga;r Dio;~ eijsin a[pante~-xei`noiv te ptwcoiv te, dovsi~ d j ojlivgh te fivlh te”, dobbiamo prenderci cura di questo: da Zeus infatti vengono tutti gli stranieri e i poveri, e un dono pur piccolo è caro
Le stesse parole (Odissea, XIV, 57-59) dice Eumeo il guardiano dei porci di Itaca quando Ulisse gli si presenta travestito da mendicante, irriconoscibile, e il porcaio lo accoglie ospitalmente spiegandogli che non è suo costume maltrattare lo straniero (xei`non ajtimh`sai), nemmeno quando ne arriva uno kakivwn più malconcio di lui.
Bisognerebbe che Salvini e la gente come lui leggessero i classici.
Galimberti, Platone e il suo elogio della follia.
Nell’inserto D di “la Repubblica” del 26 settembre 2015, Galimberti risponde a un paio di lettere e cita Platone a proposito della follia (Un po’ di follia fa bene anche a noi, p. 298). Sentiamolo: “in questa fuoriuscita dall’ordine razionale nasce il poetico. Per questo Heidegger dice: “I poeti sono i più arrischianti”. E Platone nel Fedro (245a) scrive: “Chi senza la follia delle Muse si avvicina alla poesia convinto di averne conquistato la tecnica, inutile è a lui la sua arte, perché, di fronte alla poesia dei folli, la poesia del saggio ottenebrata scompare”. La maniva Mousw`n è la terza elencata da Platone tra quelle che ci vengono date qeiva/ dovsei (Fedro, 244a) per concessione divina. Tali follie sono quattro e da loro ci derivano i beni più grandi ta; mevgista tw`n ajgaqw`n hJmi`n. La prima è quella delle profetesse, come la Pizia h{ ejn Delfoi`~ profh`ti~, le sacerdotesse di Dodona, e la Sibilla[1]. Gli antichi che hanno coniato i nomi chiamavano manikhvn l’arte bellissima della mantica. Infatti la consideravano cosa bella quando sorge per sorte divina. Poi i moderni ajpeirokavlw~ (244b), per ignoranza del bello, hanno introdotto una tau (to; tau ejpembavllonte~), e l’hanno chiamata mantikhvn. Gli antichi sapevano bene che la manìa proveniente da dio è migliore dell’assennatezza che viene dagli uomini.
La seconda manìa benefica è quella che attraverso sacerdoti ottiene purificazioni, iniziazioni e libera i popoli da malattie e pene derivate da antiche colpe
La terza mania di provenienza divina, si è detto sopra, è quella dei poeti, la quarta è quella degli innamorati che ci viene data dagli dèi ejp j eujtuciva/ th`/ megivsth (245c) per nostra grandissima fortuna.
Sentiamo sulla maniva dei poeti anche Leopardi
“Chi non sa quali altissime verità sia capace di scoprire e manifestare il vero poeta lirico, vale a dire l’uomo infiammato del più pazzo fuoco, l’uomo la cui anima è in totale disordine, l’uomo posto in uno stato di vigor febbrile, e straordinario (principalmente, anzi quasi indispensabilm. Corporale), e quasi di ubbriachezza? Pindaro ne può essere un esempio: ed anche alcuni lirici tedeschi ed inglesi abbandonati veram. Che di rado avviene, all’impeto di una viva fantasia e sentimento” ( Leopardi, Zibaldone, 1856).
Bologna 31 ottobre 2024 ore 11, 29 giovanni ghiselli
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Conto di superare i 10 mila lettoi in questo mese di ottobre. Hoc est in votis.
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