NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 25 ottobre 2024

Il pensiero unico e la logica aperta al contrasto dei Greci.


 

Umberto Galimberti. Eschilo le Coefore e le Eumenidi. I dissoi; lovgoi.

Restiamo nei giornali e vediamo un articolo del quotidiano “la Repubblica” del 27 luglio 2015. L’autore è Timothy Garton Ash , il titolo Il pensiero unico fa male a Berlino.

 Vediamone alcune righe: “A volte il consenso può essere eccessivo e in Germania mi trovo di fronte ad una sorta di pensé unique. Ancora prima che un economista tedesco apra bocca si sa già che cosa dirà riguardo all’Eurozona. Le eccezioni sono rare e sparse. I media tedeschi compensano appoggiandosi a commentatori esterni. Il settimanale “Die Zeit”, ad esempio, ha pubblicato un’intervista a Thomas Piketty, secondo cui la Germania “è in realtà il primo esempio di paese che, nella storia, non ha mai pagato i suoi debiti pubblici, né dopo la prima né dopo la seconda guerra mondiale”. Ma queste provocazioni esterne non compensano l’asfissiante consenso interno. Un po’ di polemica realistica sarebbe ben accetta: non futile, come la partigianeria malata statunitense, ma valido alimento della democrazia deliberativa. Non è che manchino tra le varie generazioni di tedeschi menti dotate e indipendenti, è che molti tengono la testa bassa, oppure vivono e lavorano all’estero.

 Heinrich Heine era in esilio quando scrisse i famosi versi: “se di notte penso alla Germania non riesco più a dormire”,

 

Ebbene il desiderio di un pensiero che non sia unico, è un aspetto del rimpianto del pensiero greco.

Nelle Coefore  di Eschilo leggiamo:"  [Arh"  [Arei xumbalei', Divka/ Divka. (v. 461). Ares si scontrerà con Ares e  Giustizia (delle Erinni, matriarcale) con Giustizia (quella di Apollo, patriarcale).

:"La nostra logica è rettilinea, astratta: quella dei Greci è sempre aperta al contrasto. Nell'Oresteia  di Eschilo Divka Divkai (xymbaleî  ) "Dika si scontrerà con Dika"[1]: ci possono essere due Dikai, due Giustizie nel caso dell'Oresteia , quella "matriarcale" di Clitennestra ( e delle Erinni, a cui il ghénos di Eschilo non può sacrificare) contro quella "patrilinea" di Oreste

(e di Apollo, il dio degli Alcmeonidi legati al ghénos  Eupatrida di Eschilo). Così in Erodoto: c'è la "tirannide" dei Greci nemica di Dike; ma c'è anche la "tirannide" di Deioce per cui i Medi hanno kòsmos  ed eunomìa , e la "tirannide" di Ciro, dalla quale i Persiani ricevono "libertà", eleutherìa "[2].

Erodoto riconosce legittimità e valore ai costumi “strani” e diversi, anche molto diversi da quelli dei Greci

Nel terzo libro dello storiografo di Alicarnasso troviamo un episodio che  costituisce uno dei più alti insegnamenti della cultura antica.

Il re Dario  domandò ad alcuni Greci se sarebbero stati disposti a cibarsi dei loro padri morti, ed essi risposero che non l'avrebbero fatto per niente al mondo.

Quindi il re dei Persiani chiese agli Indiani chiamati Callati" oi{ tou;" goneva" katesqivousi"( 3, 38, 4) i quali mangiano i genitori, a quale prezzo avrebbero accettato di bruciarli nel fuoco, e quelli, gridando forte, lo invitarono a non dire tali empietà.  Così, conclude Erodoto, queste usanze sono diventate tradizionali, e a me sembra che giustamente Pindaro abbia fatto affermando che la  consuetudine è regina di tutte le cose ("novmon pavntwn basileva fhvsa" ei\nai").

 

Il frammento di Pindaro è citato nel Gorgia  (484b) di Platone da Callicle, il quale invero dà alla parola novmo" il significato di legge naturale che giustifica la violenza, come quella di Eracle che portò via le vacche di Gerione senza averle pagate né ricevute in dono ("ou[te priavmeno" ou[te dovnto" tou' Ghruovnou hjlavsato ta;" bou'"").

"Pindaro infatti utilizzava questa massima per giustificare chi non aveva esitato a usare la violenza per affermare il novmo" ellenico sulla barbarie altrui (…) Al contrario, Erodoto non presenta affatto il novmo" ellenico come valore assoluto, ma (…) riconosce la parità del novmo" ellenico con quello indiano"[3].

 

Ebbene, Umberto Galimberti si trova su questa linea quando scrive nel fascicolo D di “la Repubblica” dell’8 agosto 2015 (p. 114): “Per non parlare del concetto di “integrazione” che chiediamo allo straniero quando decidiamo di accoglierlo. Sotto l’apparente ovvietà della richiesta, mai problematizzata e neppur oggetto di una minima riflessione, io leggo una sorta di mancanza di rispetto, perché ciò che allo straniero si chiede è di rinunciare alla “differenza” in cui sono le radici della sua identità. Allo straniero si può chiedere senz’altro di ottemperare alle leggi del Paese in cui è giunto, ma anche di “integrarsi”, rendendosi estraneo alle sue origini?”

 

 

 La logica aperta al contrasto dei Greci diventa metodica con i  Dissoì lògoi [4], i “Discorsi discordi” presenti pure nelle Antilogie perdute di Protagora[5] il quale "fu il primo a sostenere che intorno ad ogni argomento ci sono due asserzioni contrapposte tra loro" come ricorda Diogene Laerzio (9, 51).

    Elogio della diversità.

“Laudata sii, Diversità/delle creature, sirena/del mondo! Talor non

elessi/perché parvemi che eleggendo/io t’escludessi,/o Diversità,

meraviglia/sempiterna ” D’Annunzio, Laus Vitae, vv. 46-52.   La Sirena del Mondo .

 

Una attualizzazione

Voglio attualizzare questo pezzo sulla diversità scritto anni or sono.

Un paio di sere fa ho visto un rappresentante del pensiero “politicamente corretto” Massimo Giannini, che spesso del resto non ha torto, infuriarsi contro un tale il quale provava a trovare qualche ragione contro l’assoluta licenza di abortire. Ora tale licentia è diventata un dogma del pensiero comune.

Io non nego né critico la libertà delle donne, ci mancherebbe. Quando le italiane erano meno libere di oggi cercavo le finlandesi, le ceche, le tedesche e così via. Molti anni fa.

 Nemmeno cercai di distogliere la mia compagna dell’estate 1974, finlandese appunto, dalla sua volontà di non partorire la bambina che aspettava da me. Una scelta dolorosa per me e credo anche per lei. Avevo praticato il coitus interruptus. Non l’ho fatto mai più. Ho sempre usato il preservativo se l’amante non prendeva la pillola a  tutela della propria salute. Una scelta sacrosanta.

Quindi si dovrebbe anteporre all’aborto l’attenzione dell’uomo a non mettere incinta la donna quando non si vuole avere un figlio.

Una volta domandai a un mio amico piuttosto cinico perché non usasse il preservativo. Non temeva di creare dolore? Ricordavo una canzone di Fabrizio de André.  Rispose che non voleva creare dolore a se stesso usando il preservativo.

 Io dunque sono favorevole alla libertà mentre mi oppongo alla licentia che è la degenerazione della libertas. Oggi non si può denunciare un genocidio, non si può dire mezza parola positiva sul comunismo, non si può criticare il liberismo nemmeno quando consente la licentia di sfruttare fino ad ammazzare. E’ dunque negata la Parresia che è la cellula della democrazia. Anche i più illuminati o i meno ottenebrati tra i commentatori difficilmente arrivano a critiche radicali contro quanto “si deve dire” se si è politicamente corretti. Personalmente ho sempre amato la diversità e ascolto con attenzione chi è diverso da me. Poi ci penso su e decido con la mia testa.

 

Bologna 25 ottobre 2024 ore 11, 47 giovanni ghiselli

p. s.

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[1]Coefore  461:" [Arh"  [Arei xumbalei', Divka/ Divka".

[2]S. Mazzarino, Il pensiero storico classico , I, p. 175.

[3] M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 246 n. 14.

[4] " Un testo che può definirsi la formulazione "relativistica" del pensiero dei sofisti…Gli "agoni di discorsi" tucididei echeggiano questa problematica, pur a mezzo secolo di distanza dai Dissoì lògoi… uno scritto sofistico redatto verso il 450 o al più tardi 440" (S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, 1 pp. 258 ss.

[5] Nato nella ionica Abdera intorno al 485 a. C., all'incirca coetaneo di Euripide dunque.

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