L’ultima battuta le piacque e volle riaprire il discorso, “L’attore tra noi due sei tu: ti metti tutte le maschere: da monachello a Odisseo”.
“ Già intorno ai 6 anni aspettavo i miei amori: se ne accorsero i miei tutori e monachello mi fecero far. Poi sono evaso dal convento e ho girato l’Europa cercando di imparare conoscendo le donne. Ora scusami ma voglio scrivere”.
Quell’impiastro tentò di ostacolare il mio compito che le dava fastidio. Aggiunse che con me non si sentiva a suo agio e che non riusciva a capire perché stesse facendo quel viaggio in mia compagnia.
“Forse perché ti ho invitata. Comunque una volta sbarcati, puoi tornare indietro. Non mi devi niente. Né io a te”.
Poi la guardai con gli occhi resi meno grandi e meno buoni dalle grosse lenti da miope e aggiunsi: “Io lo faccio per prendere appunti sul mio stato d’animo e sul tuo finché ci frequentiamo, ancora per poco non temere, poi voglio andare a Delfi a pregare.
Trova pure tu un motivo sensato per te, se ci riesci”.
L’avevo messa in difficoltà e colei per ripicca riprese a rinfacciarmi la carenza di umanità nei suoi confronti.
“Quando sono con te, mi sembra di essere una che nuota con grande fatica e ogni tanto va sotto o piuttosto viene spinta verso il fondo”.
Che cosa potevo risponderle? Nulla.
Infatti ripresi a scrivere: “senti, senti: ha parlato Ofelia. Ma no, a forza di frequentare una che trasforma tutto in scene caotiche, assimilando ogni cosa al suo guazzabuglio, confondo le parti. Una volta io ero Odisseo, lei era Nausicaa che mi salvò dal naufragio di una trentina di amori falliti. Ma ora chi è? Da ragazza benefica è diventata un’erinni malefica e, se penserà che le convenga, magari diverrà un’eumenide benevolentissima, da mima qual è. Ha sempre la faccia nascosta dietro maschere tragiche o comiche che cambia spesso. Altro che occhiali!
I miei sono piccoli e coprono soltanto gli occhi.
Non vedo il suo volto da più di un anno come è veramente. Anzi, a questo punto non voglio più vederlo. Se proseguirà fino a Delfi, parlerò soltanto con gli dei che saltano sulle due cime del Parnaso, Apollo e Dioniso che per loro per umanità mi rispondono sempre.
Però, andare a pregare sul sacro ombelico del mondo, poi magari pure a Olimpia, avendo nel cuore cupi rancori nei confronti della creatura che mi ha dato tanto piacere e dolore quanto nessuna altra donna mortale, nemmeno la buona, dolce, graziosa Elena diciottenne della primavera di Praga, neppure la bella e fine, intelligente e buona Elena finlandese che mi diede una lezione di umanità dicendo, “io non sono materia”, neanche Kaisa la studiosa dagli occhi di viola che mi spinse a studiare, né Päivi la psicologa fulva che mi indusse a indagare me stesso poi mi fece fuggire con un ruggito da bipede leonessa; ebbene andare in pellegrinaggio nei templi degli dèi della Grecia pieno di risentimento verso la donna che mi ha fatto assaporare il gusto di vivere per otto mesi di questa mia vita mortale, sarebbe un sacrilegio nefando, un’offesa agli dèi generosi che me l’hanno messa sulla mia strada.
Senza il loro aiuto non ci sarebbero stati i baci scambiati nei boschi odorosi, le carezze sulla riva del mare, gli agoni leali nei campi sportivi durante i tramonti della primavera luminosa quando già fiammeggia la sera promettendo l’estate, non avrei gioito delle ultime nevi di aprile
sulle montagne brillanti nel sole che rende le valli fiorite e sonore dei fischi di uccelli corteggiatori, dei canti delle ragazze innamorate. Poi le lucciole presso le siepi , le rane lontane e vicine nella campagna, i versi dei grilli in una staffetta canora con le cicale del dì. Tutto questo non è casaccio, accozzaglia, rumore, è, invece, bellezza, armonia, musica, arte, è destino buono e sapiente, è pensiero ed è amore. Ifigenia è stata uno dei doni celesti e se non posso più volerle bene, non devo nemmeno volerle male. Tanto meno trattarla male.
Bologna 31 ottobre 2024marzo ore 8, 55 giovanni ghiselli
p. s.
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