NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 11 ottobre 2024

Ifigenia LCXXXV Il dialogo dello scorticamento davanti al fuoco. Prima parte.



 

Cerco di ricostruire il dialogo ricordando,se posso, le parole precise che dicemmo, e, dove la memoria non basta, ricostruendo quanto ciascuno avrebbe potuto dire in modo confacente 15

 al suo carattere e  alla situazione disgraziata nella quale

ci eravamo cacciati.

 

Gianni. In questi lunghi giorni di solitudine ti ho pensata a lungo,

ma non sempre bene.

 

Ifigenia. Lo so. L'ho capito dalla tua telefonata. Mi ha tolto

l'equilibrio. Io, dopo Ludwig, avevo trovato un ottimo accordo con

la tua immagine: con il tuo aspetto, il tuo pensiero, con tutta la tua

persona. Fino al pomeriggio di ieri l'altro, ti amavo di nuovo. Ma

poi, con quella uscita da pazzo, hai fatto impazzire anche me.

 

Gianni. Spiegati meglio; che cosa vuoi dire?

 

ifigenia. Adesso la mia anima non è più completamente

occupata da te e impegnata ad amarti. Io sento degli strattoni che mi

fanno vacillare. Ho interessi nuovi, molto forti, e non so

conciliarli con l'amore per te. L'ho sentito dopo la telefonata. Con

la tua possessività esigente, ansiosa, mi hai fatto paura. Se vuoi, te

ne posso dare un'immagine attraverso una metafora semplice ed

evidente.

 

Gianni. Te ne prego.

 

Ifigenia . Nella mia testa c'è un tarlo che rode, scava, e tende a

distruggere il nostro amore.

 

Gianni. Puoi dargli un nome?

 

 Nota

15

Cfr. Tucidide, Storie,  I, 22.


 

 

 

Ifigenia  Sì. E' il tarlo del maestro.

 

Gianni. Vuoi dire che sei ancora innamorata, o ti sei innamorata di

nuovo, del maestro di danza?

 

Ifigenia . No, non di lui. E' un fatto più generale. Gennaro però

mi ha dato coscienza del problema. Capisci?

E tu, per quale ragione non pensi bene, o non soltanto bene di me?

Il tuo assillo qual è?

Esitai un momento prima di darle la cruda risposta. La osservavo:

il fuoco le illuminava la parte sinistra del volto con un bagliore cupo.

 

Gianni. Io sento il bisogno di amare una vergine. Temo che una

donna non possa amarmi se non sono stato il suo primo uomo.

Non è vero che se fossi stato io a iniziarti all’amore, tu mi ameresti ancora?

 

Ifigenia. Non credo. Però certamente tra noi ci sarebbe  una

cosa importante in più.

 

Gianni. Ma tu, francamente, adesso hai voglia di fare l'amore con

il maestro di danza?

 

Ifigenia. No, ti ho detto di no; tuttavia quell'emozione mi ha

fatto capire che sento il problema dell'amore del maestro in

generale. E' una cosa seria per me. Anche tu d'altra parte,

provando un sentimento forte per una ragazza non splendidissima, non

tanto intelligente, nient'affatto schietta, pur mentre stavi con me,

ed io ero innamorata di te, devi avere capito che vuoi una donna

vergine e di buona famiglia come orrendamente si dice. Non è così?

 

Gianni. Può essere. Ma adesso non ho in mente nessuna ragazza in

particolare. Tranne te voglio dire.

 

Desdemona. Sì, perché insegni in quarta ginnasio e le tue alunne

sono ancora troppo piccole perfino per i tuoi gusti. Aspetta che arrivino altre supplenti giovani, carine e vedrai!

 

 

Gianni. Non credo che mi innamorerò tanto presto. E tu a quale

maestro tendi ora, a Gimondi? E' lui il problema per te?

 

Ifigenia. No. Ma solo perché non mi piace fisicamente. Te l'ho

già detto. E' grasso assai. Però, se non avesse la pancia, potrebbe essere

un assillo anche lui. Capisci che cosa vuol dire? Il primo regista

bravo e di aspetto passabile, mi attirerà; probabilmente me ne

innamorerò. Forse adesso io devo stare sola. Tu ieri, con la tua

scena  da matto, mi hai terrorizzata. Il nostro amore a questo punto è

inquinato. Io ho perso fiducia in te. Credo che se tu avessi potuto

fare l'amore con quella supplentina bene educata, cioè lusinghiera, smancerosa e nello stesso tempo riottosa , mi avresti lasciata. Solo che lei, pur girandoti intorno, non è stata abbastanza oblativa

con te. Ti prendeva in giro appunto, ti canzonava.

Durante la gita scolastica a Roma, ti ho visto corteggiarla in modo così sdilinquito  che se ti avesse contraccambiato solo a metà, vi sareste abbracciati davanti a me.

 Io quando ero innamorata di te, ti sarei saltata in braccio

mentre facevi lezione, se mi avessi vezzeggiata in quella maniera.

Ma Lucia non si è mossa. Per questo, solo per questo, tu sei

rimasto con me.

 

Gianni. Non è vero. Alla fine dell'anno scolastico, rispondendo a

un bigliettino ambiguo che mi aveva infilato in tasca, le scrissi che

la storia di Odisseo e Nausica, ovvero la mia e la sua secondo lei,

non era una storia d'amore. Oppure era un amore fallito. E in gita

scolastica, in treno, di fronte a quella ragazzetta , io

misi un braccio sulla tua spalla per dire a entrambe che la mia

donna comunque eri tu.

 

Ifigenia. Sì, questi particolari sono veri. Però rimane il fatto

d'insieme, e determinante, che Lucia non ti ha mai dato l'occasione

di cambiare le carte o i piatti: insomma  di prendere lei al posto mio.

Sennò nei momenti più acuti della tua emozione malata, l'avresti fatto. Ne sono sicura.

 

Gianni. Io no, non ne sono punto sicuro. Come potrei? E tu, l'occasione del maestro di danza, l'avresti presa se te l'avesse data?

 

Ifigenia. Non lo so. So solo che non me l'ha data.


 

 

Gianni. Non hai detto che una volta ti ha offerto un passaggio in

macchina e  l'hai rifiutato?

 

Ifigenia. E' vero. Però era soltanto un passaggio appunto, e se

l'accettavo magari potevo finire a letto con lui, e tale opportunità

non è bastata a staccarmi da te, d'accordo; ma se Gennaro mi

avesse detto che era innamorato, che voleva stare con me,

istruirmi, inserirmi nell'ambiente del teatro, francamente non so se

avrei rifiutato. Anche tu, Gianni, non credo che avresti respinto

Lucia se si fosse offerta di amarti, di stimolarti a studiare, magari

anche di tenerti la casa in ordine o di rendersi utile in altro modo, quando ne eri innamorato. Ti tremava la voce quella sera nel treno. Non hai idea

di quanto mi hai fatto soffrire. Noi siamo rimasti legati perché

quei due non hanno contraccambiato le nostre emozioni. Non dico

solo per questo, ma anche per questo. Sai che cosa vuol dire? Che

mentre stiamo insieme cerchiamo l'amore in altre persone, ciascuno

in una che gli assomigli più di quanto io sono simile a te e tu a me:

non abbastanza. Hai provato attrazione per quella, proprio perché

la trovavi più somigliante a te e alla tua razza. Tanto nell'aspetto

quanto nel carattere. Venivi a domandarmi: "Ma Lucia è calvinista?", in quanto studiava molto, e si sentiva in peccato

mortale quando una lezione non le riusciva bene: proprio come fai tu.

Poi dicevi che ti ricordava tua sorella. Ebbene io avevo notato che

somigliava anche a te, e alla più carina delle tue zie in quelle foto di

sessant' anni fa: sì alla Rina ventenne. Così attirava il tuo narcisismo, la

tendenza all'incesto, e chissà quante altre perversioni tue. Del resto io pure, nel maestro di danza devo avere trovato qualche cosa di simpatico, di congeniale o conrazziale a me stessa.

 

Pesaro 11 ottobre 2024 ore 19, 35 giovanni ghiselli

p. s.

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