lunedì 14 ottobre 2024

Ifigenia. CLXCV. La ricerca delle fonti per l'opera che mi aspettava. Ricordi e progetti.


 Dovevo e volevo  scrivere la storia delle mie storie d’amore dunque che fosse anche una storia della scuola, del costume, della politica italiana e magari pure europea.

 Per alcuni eventi disponevo di appunti, altri  dovevo ricostruirli avvalendomi

solo della memoria, lo scrigno del mio sapere e la cassaforte della mia intelligenza.

Era necessario che mi impegnassi a lungo, cominciando dal reperimento degli appunti, i commentarii sulla mia lotta contro il dolore, durante l’ eterna ricerca della felicità. Le prime note risalivano alla metà

degli anni Sessanta ed erano sparse tra diari e libri; perciò non mi

trovavo nel vuoto di cose interessanti da fare, non rischiavo di sparire nel vuoto  del caos dove si sarebbe persa la mia stessa identità; anzi, avevo

bisogno di tutte le ore libere per realizzare il grande progetto:

raccontando i miei amori falliti a causa di pochezza morale, avrei

dato un insegnamento ai lettori, allargato la cerchia delle persone

influenzate da me, e avrei indagato me stesso giungendo a conoscermi meglio.

Se il mio demone buono avesse reso ricche, strane e non prive di effetto le mie parole parole, forse avrei anche potuto riconquistare Ifigenia, rivitalizzare l’amore mortificato dall’uso.  Con lei o con un’altra.

Se fossi tornato ad amare dopo avere compreso, non mi sarei più lasciato

ingannare da lusinghe ingannevoli, né attirare da scopi fallaci.

 Avrei saputo digerire e assimilare la rinnovata felicità senza farne indigestione per poi rigettarla.

Intanto, lasciandomi quando aveva bisogno di me, Ifigenia mi aveva confutato, speravo per sempre,  l'iniqua teoria, inculcatami  in testa da gente stupida, cattiva e disgraziata,   secondo la quale solo la donna vergine non è disonesta in partenza e indegna del marito che invece può avere frequentato pure prostitute e cinedi rimanendo un grand'uomo, come Giulio Cesare16

 per esempio, o Alessandro presunto e detto Magno.

Nel novembre del 1978, quando era entrata per la prima volta in

camera mia e si era spogliata sorridendomi senza malizia,

irradiandomi della sua luce, Ifigenia mi aveva fatto sentire la

gioia di vivere, la felicità di essere riamati dalla vita cui avevo

sempre proteso gli acuti tirsi dei desideri e la delicatezza dei

sentimenti, ricevendone fino allora un contraccambio

solo mensile e peregrino. Quella ragazza venticinquenne, radiosa, era lo stesso sole incarnato che si era degnato di entrare nel mio appartamento, di

stendersi nel mio letto, e mi aveva offerto di fondermi con la sua

luce divina.

Il 15 marzo del 1981 il dio era oscurato da nuvole grosse e buie,

ma io avevo la confortante coscienza che dietro le nubi acquose il

suo volto santo c'era pur sempre, e presto o tardi sarebbe riapparso

ancora più bello e radioso. Potevo indurre l’immagine visibile della Mente dell’ universo a farsi vedere di nuovo. Queste furono le riflessioni della mattina.

 

Nota

16

Catullo lo chiama"Cinaede Romule...impudicus et vorax et aleo (29, 5 e 10),

Romolo invertito..libidinoso vorace e biscazziere, e anche, sia pure, forse, con

ironia Caesar magnus (11,10), Cesare grande. Un altro magnus, uno dei tanti

 

Pesaro 14 ottobre 2024 ore 18, 48 giovanni ghiselli

 

p. s. Statistiche del blog

Sempre1629463

Oggi175

Ieri330

Questo mese4691

Il mese scorso9470

 

 


 

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia. CCI Tira e molla. Un’altra cena sul monte delle formiche. Excursus su Marisa.

  Appena arrivato a casa, per confermarmi nel proposito buono di scrivere presto tutta quanta la storia con gli antefa...