La mattina, verso le nove, andai a chiamare Ifigenia che era già pronta; quindi scendemmo insieme nella sala della colazione. Avevo voluto evitarle l'imbarazzo di salutare da sola Margherita e i suoi amici. Questi stavano finendo di nutrirsi; come ci videro entrare, si alzarono in piedi, ci applaudirono e fecero dei gran complimenti. In effetti la ragazza era bella assai e imbelliva anche me. Poco dopo le dieci, salimmo sulla pista del Lusia. Ifigenia si era procurata sci e scarponi, ma non volle provarli; "forse domani", disse. Quando furono le undici anzi, accusò un forte male di stomaco e volle rientrare in albergo per stendersi nel letto. Sarebbe tornata più tardi. Sciando, pensavo a lei che mi aveva accompagnato per soffrire e farmi soffrire: non sciava, non parlava, non osservava il paesaggio, aborriva il gruppo di mia sorella, nemmeno del sole e dell'abbronzatura si curava. Era venuta sulle Dolomiti per chiudersi in una stanza e lamentarsi. Mi venne in mente un compagno di scuola di quinta ginnasio, Maurizio Sensi, che in gita scolastica, proprio a Moena, durante la cena, chiese un panino. Siccome non glielo portarono, abbaiò:"Boia di un Giuda, ho fatto spendere quindici mila lire a mio padre per non mangiare un panino? Sa ’sti quattre! Do’ i ho i sold? E tu Ghiselli, perché mi hai detto che questi posti dove ci affamano sono bellissimi? Era meglio se restavo a casina, e quei bei baiocchi me li tenevo in saccoccia, boia miseria!". Vecchio, titanico Sessi, tutto istinto. Mi venne in mente per converso l’icona sacra di Marisa e la gita scolastica delle nostre due terze medie a Venezia. Anche Ifigenia come Sensi era tutto istinto, nemmeno benevolo nei miei confronti, ed era meglio se non veniva a Moena. Rimuginavo fastidiosi pensieri, mescolati e temperati con ricordi buffi. Alle tre cercai di telefonarle. Una voce rispose che la signorina non era in albergo. "Cosa?", pensai,"è uscita?". Cominciavo a sentire il morso vipereo della gelosia, quando la vidi apparire con la faccia pallida, immersa nel bavero rialzato del montone nuovo, quasi bianco anche lui. Era più attraente del solito. Come Päivi quando mi accolse all’aeroporto di Helsinki. Donne in fuga da me. Meno male penso oggi. Se non fossero fuggite sarebbe andata peggio. "Stai meglio?", le domandai. "No, sto ancora male. Sono tornata perché in camera da sola avevo paura. Ti aspettavo, ma tu non arrivavi mai. Non hai nemmeno telefonato. Speravo tanto che lo facessi". "Infatti, lo stavo facendo in questo momento, tesoro. Sarei venuto adesso, se tu mi avessi detto o fatto capire che gradisci la mia presenza. Prima non ti ho chiamata perché pensavo che stessi dormendo. Davvero non ti è passato il male?" "No, gianni, sto peggio di prima". "Moena, o cara, noi lasceremo,/ la vita uniti trascorreremo:/de' corsi affanni compenso avrai,/la tua salute rifiorirà "6, canticchiai quasi senza ironia. In effetti era verde a vedersi: mi venne in mente quando la mamma mi : sdomadava: “stai peggio?” quando ero bambino e non obbedivo: voleva umiliarmi e farmi sentire brutto e cattivo. Ma la bellezza di Ifigenia era inattaccabile, integrale era: anche se mutava colore non cambiava sostanza. "Cosa pensi che sia, cocca?", le domandai. Mi venne in mente Helena , e la sera di un luglio lontano, quando alla stessa domanda rispose:"ho male al ventre: potrei essere in cinta, ma potrebbe anche essere un cancro" 7. Quando mi chiedeva aiuto Helena suscitava il mio istinto paterno nonostante fossimo quasi coetanei. "Non lo so", fece Ifigenia,"sento dolori forti sotto lo stomaco, a destra. Forse è il fegato. "Bellina", pensai."Le tue vene tremano senza tregua, come cespugli di rose" 8. "Ti accompagno in albergo, poi rimango là-dissi-ho sciato abbastanza".
Note 6 Cfr. La traviata, F. M. Piave-G. Verdi, III,6. 7 Cfr G. Ghiselli, Tre amori a Debrecen. 8 Cfr. József Attila, Ode, 4. Pesaro 16 ottobre 2024 ore 18, 26 giovanni ghiselli
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Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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mercoledì 16 ottobre 2024
Ifigenia CCIII. La ragazza sta peggio.
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