martedì 3 dicembre 2024

Nefertiti II. Il dialogo con Fulvio.


 

Fulvio era uscito dalla csárda con me per darmi conforto.

 Dal 1966 era il mio amico migliore e il mio demone buono. Quel pomeriggio ne avevo bisogno. Provavo dolore dopo il litigio assurdo con l’ amante che non mi amava né io amavo lei. Soffrivo poprio per l’insensatezza dello scontro, tanto che non ne ricordo causa né contenuto. Probabilmente un conflitto per il potere, potere su nulla del resto. “Non c’è cosa più amara del vuoto e della stupidità. Non ne posso più di quella cretina”, dissi.

L’amico rispose: “Gianni, devi rassegnarti all’imperfezione dell’amante. Sei troppo reattivo. Una donna come la cerchi tu non esiste su questa terra.

Dopo quattro anni di matrimonio con una non spregevole, laboriosa, fedele, io sono tornato a Debrecen senza peso di sposa preponderante. Questo è il decennale della nostra amicizia. Dovresti esultare pensando a come eri quando ti conobbi. Un relitto eri, ri tutto sconciato. Sei rifiorito in maniera miracolosa. Sei riuscito a dominare i mostri della notte che avevi dentro, a inserirli nel culto degli dèi. I nostri dèi che non sono falsi e bugiardi come scrive chi è completamente pazzo. Il mio Dioniso e il tuo Apollo. Non senza Afrodite, Eros e il loro assistente Priapo. Dèi grandi.

Tu, coerentemente, fai collezione di amanti. Nefertiti è attraente. Pensa alla fame sessuale e affettiva del ’66. Ricordo che ti lamentavi in continuazione e dovetti minacciarti di bastonate quando dicevi male della vita e di te stesso”.

“E facesti bene, amico carissimo: tu mi hai salvato la vita”.

“Lo so. Ma ora non ricadere nel dolore insensato. Questa tua di adesso è una ragazza gradevole, del tutto gratuita: non ti chiede nessun impegno.

Che ti importa se capisce poco o niente? Difficilmente una donna, come un uomo del resto, può confrontarsi alla pari con una persona della nostra levatura mentale. Per giunta Nefertiti ha dieci anni meno di te”.

“Tu non le hai conosciute, perché nel ’71 partisti anzi tempo, poi non sei più venuto, ma io qui ho vissuto tre mesi di piena gioia con tre donne non meno intelligenti di me.”

Rarissimae aves”, fece l’amico. Sempre che tu non abbia applicato a quelle tre un’idea partorita dalla tua stessa estasi.

Allora pensai: “Fulvio è ottimo ma non capisce le donne”.

Invece risposi: “veramente il parto poteva riguardare la prima e la terza”.

Poi, pentito per la battuta sgradevole e lacrimando per la polvere entrata negli occhi, seguitai: “Hai ragione, Fulvio, smetto di lamentarmi: mi è andata bene così. Mi vergogno e mi pento di essere ingrato a quelle donne benedette che mi hanno aiutato, e a te che ci sei ancora.

Però dopo la sparizione della terza finlandese io vivo senza l’amore e impiegherò il resto della mia vita mortale nel cercarlo. Lo studio e lo sport sono mezzi: il fine, la borsa di studio, è la donna bella, fine, intelligente, colta che mi merito. Ne trovai tre[1] e credo che ce ne saranno altre”.

“Nemmeno il dieci per cento dunque, contando tutte quelle che hai conosciuto fino a questo momento. La caccia alla donna ideale è aleatoria.

Ghermisci intanto questa reale e non lagnarti come facevi nel 1966 altrimenti ti minaccio un’altra volta di una bastonatura.

Ti con tutto il cuore di trovare un’altra come Helena. Era davvero una donna speciale. Ti feci volentieri da spalla il pomeriggio che la portasti qui nella puszta. Piaceva anche a me. Era un capolavoro di donna e tu eri felice ma lei è sparita presto. Era una creatura davvero ideale. Forse la ritroverai tra le idèe nella Pianura iperurania della Verità quando ci risalirai, il più tardi possibile. Ma qui, su questa piana terrestre accontentati: Nefertiti è carina, ha un’educazione accademica, è ben vestita, è pulita. Non è poco”.

“Per me non è abbastanza. Quest’anno nell’Università estiva e internazionale ho cercato l’amante italiana per parlare meglio e di più, ma sai quanto erano migliori le finniche! Potevamo ragionare di Eschilo o di Hegel, di Marx o di Freud , comprendendo e facendo capire tutto, seppure in inglese . Questa non capisce niente: è la piattezza, anche se ha mammelle unbertose: è un piatto di carta con del cibo freddo.

Il mio nutrimento, Fulvio caro, è lo spirito. Come il tuo. Tu una volta dicesti che bisogna sempre tenere un piede nella passera: benissimo, parole sagge, io però cerco la femmina spirituale e non so che farmene di una sciocchina dispettosa. Noi due per nutrirci la mente leggiamo molto, riflettiamo su tutto, poi per mantenere la salute, anche quella mentale, andiamo a correre a piedi o in bicicletta. Tiro avanti così, ma non sono felice: non mi piace stare sempre solo e mi garba ancora di meno annoiarmi in compagnia. Scusa, ho gli occhi pienni di polvere. Non è che pianga, però davvero non sono felice. Tu, vecchio mio, sei uno dei pochissimi con cui riesco a parlare. Con quasi tutti gli altri devo subire delle chiacchiere e replicare con battute sarcastiche per rinceffare i troppi latrati  che mi danno fastidio ”.

“Consolati gianni-concluse l’amico-Io sono sposato da anni e non con una cretina, ho una figlia che amo, però quando voglio nutrirmi nello spirito devo isolarmi. Tu le situazioni angoscianti con le donne le cerchi siccome hai molto di femminile dentro di te e provochi le tue compagne perché facciano uscire le parti peggiori dell’anima loro dove tu possa riconoscere le tue per liberartene . E’ il gnw`qi seautovn, to; Delfiko;n gravmma, la scritta dell’ombelico del mondo che ti spinge a collisioni continue..

“Con le tre finniche non collidevo”

“No, però ti hanno lasciato tutte e tre. Eri troppo impegnativo e scomodo amante anche per loro. Ricordi? Kaisa, la seconda nel ’72  ti disse che eri un ottimo amante giusto per una vacanza molto lontana da casa.

“Aveva ragione. Il fatto è che persone come noi non sono portate per il matrimonio né per la convivenza”, replicai

“Io almeno ci ho provato, ci sto provando ancora, pur con grande fatica”

“Io ne ho sempre avuto paura. Anzi ho sentito il terrore di perdere l’autonomia, cioè la pienezza della mia vita fatta di studio, di sport e di amori, o presunti tali, ma ognuno stia a casa sua”

“ Lo so: tu sei fatto così, e la prova che sto ancora affrontando non senza fatica mi fa comprendere il senso di questa tua guardia alzata, mai abbassata.

Però non dimenticare il primo stasimo delle Baccanti

“Breve è la vita: per questo

uno che insegue grandi fantasie

non può conseguire quello che c’è”.

Colsi l’occasione per ripetere in greco le prime due parole , cosa che piaceva tanto a me quanto all’amico: “bracu;" aijwvn, e proprio per questa brevità della la vita umana che voglio vivere in pieno la mia.

Per tale motivo non ho saltato le estati passate chiudendomi in casa con una mogliettina insipida: qui ho trovato tre volte le Grazie, qui il desiderio, qui mi è stato lecito, come alle baccanti, celebrare l’orgia sacra benedetta da sacerdoti santi, i nostri amici Danilo, non meno dionisiaco di te, Claudio e Alfredo. Durante la giornate piene di luce e le amabili notti ho passato mesi felici. Cipride aleggiava nell’etere seminando l’amore”

“Capisco-mi fece concludere opportunamente l’amico- Adesso però torniamo. Sarebbe scortese farle aspettare ancora”.

Gentile, gentiluomo di Parma.

 

 

Nota

[1] Cfr. Platone, Fedro, 248 b: “   jAlhqeiva" pedivon

 

Bologna 3 dicembre 2024 ore 13, 56 giovanni ghiselli

 

p. s. Statistiche del blog

Sempre1647605

Oggi140

Ieri378

Questo mese855

Il mese scorso11873



[1] Racconto queste tre storie in Tre amori a Debrecen appunto. I

Nessun commento:

Posta un commento