NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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lunedì 28 febbraio 2022

Con chi schierarsi.


Un tal Sebastiano Messina scrive su “la Repubblica” di oggi, 28 febbraio 2022, il cui inizio si trova in prima pagina e il seguito a pagina 26. E’ intitolato “Il capo leghista stregato a Mosca”.

E’ un’invettiva contro Salvini perché “diventa improvvisamente pacifista”.

Approvo il NO alle armi letali da qualunque parte provenga

Personalmente ho criticato Salvini fino al biasimo per la maggior parte delle sue prese di posizione, ma questa volta lo approvo. Ogni parola contraria all’impiego delle armi va benedetta.

Invece sentite che cosa viene ascritto a colpa di Matteo Salvini: “Salvini rompe il fronte italiano e avverte Draghi: non voglio che siano inviate “armi letali” all’Ucraina, “e comunque non in mio nome”.

Scrivo queste parole per associarmi a siffatta richiesta e incoraggio Salvini, che non ho mai votato e non voterò, a ribadirla: è non solo giusta dal punto di vista morale, ma gli farà anche guadagnare dei consensi.

Dovrebbero perderli invece quanti politici propugnano la prosecuzione della guerra, che ha già portato innumerevoli lutti, e inneggiano alle sanzioni le quali faranno precipitare nella miseria milioni di Europei.

Quelli che, come questo Messina, plaudono “all’invio di lanciarazzi anticarro e missili antiaerei” da parte della “Francia di Macron e la Germania del socialdemocratico Scholz, e poi l’Olanda, il Belgio, la Slovacchia, la Repubblica Ceca e persino la Svezia e l’Italia che ha fatto la sua scelta” sono partigiani della morte.

Credono che la rovina non li riguardi. Invece ne siamo tutti prossimi, a partire dai malati, dai deboli, dai poveri. Io mi schiero con loro, con la Pace e mi aspetto una liberazione dalle trattative già intavolate.

Bologna 28 febbraio 2022 ore 17, 02

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Una trasvalutazione diabolica

Ho visto in televisione il brutto ceffo di una canaglia che latrava per togliere credibilità e valore al tentativo in atto di arrivare alla pace. A costui, e a quelli come lui, replico che con il criterio del bene e del male imposto dal potere e dal denaro, i veri beni- la vita, l’amore, l’amicizia, la cultura, la pace- diventano addirittura dei mali. Bologna 28 febbraio 2022 ore 10, 09 Giovanni ghiselli p. s. Statistiche del blog Sempre1219790 Oggi62 Ieri347 Questo mese11806 Il mese scorso11804

Siano benedetti i negoziati per arrivare alla Pace.

Sento dalla radio che si aprono i negoziati per trovare un accordo. E’ una notizia bella, buona; è uno spiraglio di luce che mi rallegra. Mi rattrista invece che alcuni mascalzoni dei media ne parlino con avversione. Mi confermano nell’idea che ci sono forze del male incarnate in uomini influenti e di potere i quali vogliono che la guerra continui fino all’annientamento di chi la perderà. Che Dio li maledica. Che li maledica la Storia. Bologna 28 febbraio 2027 ore 9, 04 giovanni ghiselli p.s. Statistiche del blog Sempre1219770 Oggi42 Ieri347 Questo mese11786 Il mese scorso11804

domenica 27 febbraio 2022

Gli assalti ai forni.


Le sanzioni contro la Russia forse affameranno i  Russi. Di certo faranno soffrire fame e freddo agli Italiani poveri. Gli affamati non avranno più paura di rivoltarsi: “ nescit plebes ieiuna timere” (Lucano Pharsalia, III, 58). Anche questo è certo.

Bologna 27 gennaio 2022 ore 18, 16

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Ai giovani che scendono in piazza.


Care ragazze e cari ragazzi, guardatevi dal lasciarvi strumentalizzare da quanti cercano già di usarvi schierandovi da una parte o dall’altra del conflitto che secondo questi complici del massacro dovrebbe terminare con l’eliminazione di uno dei belligeranti.

L’unica soluzione auspicabile è una trattativa che porti a un accordo.

Scendere in piazza per gridare forza questo o forza quello non fa che inasprire il conflitto. Brutalità ci saranno state da una parte e dall’altra e devono finire. Non con esplosioni atomiche, come vorrebbero alcuni, ma con un accordo.

Le armi si devono togliere come fecero Kennedy e Kruscëv con i missili situati  a Cuba. Non aggiungerle a chi combatte.

Chi fornisce abominosi ordigni ai combattenti si comporta come l’apprendista mago della ballata di Goethe Der Zauberlehring (1797)  il quale non riesce a tenere sotto controllo gli spiriti evocati.

Bologna 27 febbraio 2022 ore 18

giovanni ghiselli

 

Ordini e ordigni


Rabbrividendo sento una volontà di guerra mondiale da parte di chi dà ordini ai politici nostrani. Una fetore di ordigni sempre più micidiali.

 Mi dispiace che manchi o latiti una forza di sinistra capace di levare la voce conto questa brama distruttiva. Qualche parola favorevole al dialogo ha detto, sia pur sommessamente, Salvini tra i parlamentari.

Tra i non parlamentari ha detto parole geopoliticamente esatte Moni Ovadia. Bene ha fatto Prodi a ribadire la giusta teoria della funzione utile alla pace degli Stati cuscinetto.

Rischiamo un dilagare del terrorismo degli Stati e del terrorismo di bande armate.

Le armi consegnate ai civili senza alcun controllo possono finire in qualsiasi mano.

Si deve in tutti i modi fermare questa corsa al rifornimento di strumenti micidiali che possono solo prolungare la guerra e provocare mosse belliche estreme. I crimini contro l’umanità in guerra li commettono tutti,

anche gli “eroi”, e mandare armi ai contendenti, invece di intavolare trattative perché vengano abominate e gettate via, significa accrescere i crimini, intensificarli. E divenirne corresponsabili.

Bologna 27 febbraio 2022 ore 17, 11

giovanni ghiselli

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sabato 26 febbraio 2022

Tutti i miei post sulla guerra in Ucraina

Dal 19 al 26 febbraio 2022

La cultura e l’arte europea sono in pericolo
La mia paura di amante dello studio e dell’imparare è che la cultura europea, cresciuta  per tremila anni grazie al genio e alla disciplina di scrittori, scultori, musicisti, pittori venga abbattuta: tale tesoro non può venire rovinato senza la distruzione di quanti vogliono rovinarlo:  “convelli sine exitio convellentium non potest
  

La verità dovrebbe essere “non latenza”. Invece latita
Ovidio: “Nitimur in vetitum semper cupimusque negata” (Amores, III, 4, 17), tendiamo sempre al vietato e desideriamo quanto ci viene negato.
Qual è il vetitum maximum? La verità.
Oggi vedo indizi che mi fanno rabbrividire; mi pare che l’Occidente voglia estendere e prolungare la guerra.
Credo che il Papa dovrebbe scomunicare chi propone di mandare armi e armati per allargare il conflitto. Stiamo già rischiando la terza guerra mondiale.
Spero di sbagliarmi.
gianni 
 
La causa più vera della guerra del Peloponneso e della guerra dell’Ucraina
Tucidide cerca la causa più vera dei fatti:" Io considero la causa più vera ma meno dichiarata a parole il fatto che gli Ateniesi, divenendo potenti e incutendo timore agli Spartani, li costrinsero a combattere" ( Storia della Guerra del Peloponneso I, 23, 6.
Putin ha scatenato la guerra per il medesimo motivo: la Nato costituita contro l’Unione Sovietica si teneva a distanza da questo Stato; caduta l’Unione Sovietica e ridotta la potenza precedente, la Nato si è invece potenziata, allargata avvicinandosi tanto alla Russia da provocare la paura che ha spinto Putin alla guerra.
Questa è la verità effettuale della cosa piuttosto che la immaginazione di essa[1] spacciata dai media.
Bologna 26 febbraio 2022 ore 9, 44
giovanni ghiselli   
 
Una preghiera: che Dio aiuti Papa Francesco a pacificare il mondo
Papa Francesco oggi si è recato all’ambasciata russa per  tentare un dialogo di pace. E’ quanto fece Robert Kennedy nel 1962.
L’ambasciatore russo Anatoli Dobrinin lo ricevette e i due parlarono da persone civili, da gentiluomini, contribuendo a evitare una guerra da fine del mondo.
 Tutti i figli della luce approvano tali tentativi di pace. Spero che Putin capisca e apprezzi il tentativo di questo vero pontifex che cerca di costruire un tramite nel baratro fra i due presidenti nemici.
 I quali del resto hanno cominciato a intavolare qualche trattativa. Avrebbero dovuto farlo prima ma sono ancora in tempo per limitare la mortificazione che non risparmia nessuno, nemmeno i bambini.
 Spero che le coscienze umane si rivoltino davanti a una guerra che fa queste tante orribili morti.
 Quello che mi toglie ogni speranza invece è sentire e vedere il primo ministro che proclama ogni esclusione del dialogo e i parlamentari di tutti i partiti che lo approvano e applaudono.
 Per fortuna abbiamo il Papa e l’uomo Bergoglio, e, grazie al cielo, non mancano alcuni pur rari commentatori politici, diplomatici e perfino militari che invocano la pace da costruire attraverso trattative.
 Questo dobbiamo chiedere tutti, per questo pregare.
 Perché l’alternativa sciaguratamente proposta e applaudita è quella di mandare migliaia di soldati italiani in prossimità della guerra, una mossa che significa incrementare il sanguinoso conflitto e potarlo avanti fino alla mortificazione totale. Forse del mondo.
 Bologna 25 febbraio 2022, ore 19, 54
giovanni ghiselli
   
La presunta grandeur francese e la reale piccolezza italiana
 Mario Draghi ha sentenziato il suo hoc est absurdum relativo al dialogo.
Capisco che questo ora è difficile. Ma si poteva e doveva fare prima.
 Macron ci ha provato e vuole provarci ancora. Della pretesa  grandeur francese si è detto spesso hoc est ridiculum; adesso però, se la situazione non fosse oltremodo tragica,  sarebbe risibile  la piccolezza italiana.
 Bologna 25 febbraio 2022 ore 9, 37
giovanni ghiselli
 
 Da quale parte s’ha da stare?
 Personalmente sto dalla parte della vita.
 Non dimentichiamo una storia non tanto lontana di salvataggio dell’umanità da una guerra nuclerare.
 "Nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum. Quid enim est aetas hominis, nisi eă memoriā rerum veterum cum superiorum aetate contexitur?" (Cicerone, Orator[2], 120), in effetti non sapere che cosa sia accaduto prima che tu sia nato equivale ad essere sempre un ragazzo. Che cosa è infatti la vita di un uomo, se non si allaccia con la vita di quelli venuti prima, attraverso la memoria storica?
 Provo a sintetizzare in pochissime parole due episodi malsituati sul filo del rasoio della storia 
Parto da questo putroppo attuale. 
La Nato - North Atlantic Treaty Organization - ha semiaccerchiato la Russia con governi e armi ostili. Putin sta tentando di allontanare questo assedio dai confini del paese che dirige.
 Ritorna un’altra volta in Europa lo spettro di un conflitto generale e catastrofico, tipo quello di Sarajevo nel 1914, e quello di Cuba che fece tremare noi vecchi quando eravamo da ragazzi nell’ottobre del 1962. Allora però il presidente John Kennedy e suo fratello Robert si opposero all’armamento nucleare della vicina isola caraibica iniziato e proseguito dall’ostile potenza sovietica finché Nikita Kruscëv collaborò ragionevolmente  alla soluzione della crisi gravida di rischi e alla distensione foriera di pace.
 Ricordare questa soluzione con chiarezza e rinnovarla sarebbe un rimedio meno deleterio delle sanzioni e meno criminale del fare la guerra un dra'n, un fare assolutamente tragico che crea enormi sofferenze e annienta vite umane. 
Non si tratta di essere filo-Biden o filo-Putin, bensì bio-fili e filantropi. 
Chi ha premura per la salvezza dell’umanità, chi ha riguardo per gli interessi dell’Europa intera, non può che auspicare il reperimento di un punto d’incontro nella concordia tra i contendenti già sul piede di guerra. Ad maiora mala vitanda.
Mali che stanno colpendo già troppe persone e potrebbero dilagare chissà quanto.
Le sanzioni, di cui si riempiono la bocca i devoti seguaci del Patto Atlantico, danneggeranno gli Europei, e in modo particolare noi Italiani, prima e più ancora che i Russi
Si deve cercare un’altra via (ojdov"). 
Procedere metodicamente verso la pace trovando una mediazione tra le richieste dei contendenti. Chi parteggia faziosamente per l’uno o per l’altro, chi attribuisce tutte le ragioni all’uno e tutti i torti all’altro, favorisce la guerra, fa il tifo per la morte. E’ un criminale  o un cretino. O, più probabilmente, entrambe le cose. 
Bologna 23 febbraio 2022 ore 18, 50
giovanni ghiselli   
 
Seguitiamo così! 
Ringrazio quanti mi leggono e approvano, o pure criticano i miei post di lettearura e politica scritti come dissoi; lovgoi, discorsi  contrastivi rispetto alla inessenzialità culturale e politica della chiacchiera equivoca e pettegola dei non pochi gazzettieri cartacei e televisivi
Bologna 23 febbraio 2022 ore 10, 42
giovanni ghiselli
 
L’appello di Putin 
Ieri sera Vladimir Putin si è appellato al patriottismo dei Russi, al loro amore per la sacra madre che è la loro terra; ha fatto, mutatis mutandis,  quello che fece Stalin quando chiamò a raccolta  la nazione contro Hitler le cui truppe si stavano avvicinando alle città chiave dell’ Uunione Sovietica.
Mi è tornata in mente la perorazione che chiude l’arringa del procuratore Ippolit Kirillovič nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij: “Ricordatevi di essere nel santuario della giustizia. Ricordatevi che siete adesso i difensori della verità, i difensori della nostra sacra Russia, delle sue basi, della sua famiglia, di tutto quanto essa ha di più sacro (…) Non torturate dunque la Russia e non deludetela nelle sue speranze; la nostra trojka fatale galoppa a perdifiato e forse, chissà, verso l’abisso! E’ già un pezzo, ormai, che la Russia tende le braccia supplicando di arrestare questa corsa furiosa e sfrenata” (parte quarta, libro dodicesimo, capitolo sesto). 
Nel discorso di Putin però la trojka non è la Russia con la sfrenatezza dei caratteri come quello di Mitia Karamazov, bensì  i missili della Nato oramai tanto vicini a Mosca quanto i Tedeschi nei primi mesi dell’operazione Barbarossa.
Noi in Italia abbiamo tradizioni artistiche e culturali che andrebbero ricordate spesso e fatte valere davanti al mondo.
Presto ne avremo bisogno 
Bologna 22 febbraio 2022 ore 16, 56
giovanni ghiselli
 
 Romano Prodi a “Mezz’ora in più” di oggi domenica 20 febbraio 2022
 
Oggi Romano Prodi ospite della Nunziata ha parlato con acume politico, equilibrio e  realismo. L’ho apprezzato molto. 
Ha detto che nella vita, anche in quella politica, si devono usare la testa e il cuore. Non i piedi.
Ha poi parlato in maniera un poco velata, ma almeno per me il significato è stato chiaro.
Ha detto di non sapere quanta libertà avrà Draghi, da parte della Nato, nei suoi colloqui con Putin.
E’ un invito a non lasciarsi troppo inceppare, a non obbedire del tutto a chi vuole darci degli ordini.
 Spero  io pure  che Draghi non lo faccia. Sul fronte interno, che non gli manca, darebbe un segno di  autonomia e di forza.
Prodi ha detto che bisogna  colloquiare tra parti discordi e avverse: le armi tacciono se si apre la parola. Giustissimo. Parlava senza leggere: tirava fuori le parole da dentro, non da segni esterni.
Gli accordi di Minsk devono essere discussi, ampliati e chiariti.
Putin non ha tutte le ragioni ma nemmeno tutti i torti.
Un monito ai servi organici proni, ortodossamente, a chi “si deve” obbedire. Ce ne sono tanti e non si curano di danneggiare il popolo italiano. Questo è il commento mio.
Torniamo a romano Prodi.
La Cina, ha detto, ragiona, come la Chiesa, in termini di secoli, non di giorni. Qui ho sentito il cattolico e l’uomo di cultura. Ha poi ricordato che con altri europei si oppose a George Bush quando il presidente degli USA nel 2008 voleva fare entrare nella Nato l’Ucraina e la Georgia.
Gli Stati cuscinetti sono utili e funzionali alla pace, ha chiarito il Nostro. 
Di fatto qualche tempo dopo Prodi non venne eletto Presidente della Repubblica. Questo però non lo ha detto: lo aggiungo io maliziosamente. 
Quanto alle sanzioni, e torno al pofessore,  esse colpiscono non solo chi le subisce ma anche chi le impone.  E qui non ha taciuto il bisogno che abbiamo noi Italiani del gas di altre materie che vengono dalla Russia.
Insomma dico bravo! a questo studioso, ciclista e politico di altri tempi. 
Ora aggiungo breve commento da antichista, insegnante  e ciclista. 
Orazio prevede cupamente che saranno gli stessi Romani a distruggere la loro città che i tanti nemici esterni non riuscirono a vincere: “impia perdemus devoti sanguinis aetas "(Epodo 16, v. 9), la distruggeremo noi, generazione empia nata da un sangue maledetto, con riferimento all’uccisione di Remo da parte di Romolo.
Questo epodo fu composto probabilmente  quando Sesto  Pompeo nel 38 a. C. riprese la sua guerra sul mare, minacciando di affamare l'Italia 
Non devono tornare le guerre tra gli Europei: sono fratricide come l’assassinio di Remo, e plus quam civilia come quella tra Cesare-suocero- e Pompeo Magno, suo genero.
Cfr. l’incipit della Pharsalia di Lucano:“Bella per Emathios  plus quam civilia campos-, iusque datum sceleri canimus, populumque potentem- in sua victricī conversum  viscera dextrā  (I, 1-3).
I campi Emazi sono quelli della Tessaglia, la regione di Farsalo dove nell’agosto del 48 a. C. si concluse la guerra più che civile con una mattanza di uomini e la vittoria di Cesare.
Lucano poi commenta Et ducibus tantum de funere pugna (VI, 811) and the leaders fight only for a grave that is the end  for both.
Questo inglese è per gli anglofoni che mi leggono e dovrebbero mettere in guardia Biden. La lingua russa purtroppo non la conosco.  
Bologna 20 febbraio 2022, ore 17, 45
giovanni ghiselli  
 
“Tanta pietà m’accora” 
Torna in alcuni articoli di presunti sapienti la storia del millenario contrasto tra Est e Ovest che risale all’Iliade di Omero che io sappia.
Sentite questo incipit di Ezio Mauro, uno dei grandi sapienti, un sapientone.
“Dopo che sembrava bandito dal secolo nuovo, come se non riuscisse  ad attraversarne la soglia, l’Est ritorna a segnare la nostra vita, contendendoci lo spazio e il tempo in una disputa infinita che si rinnova” (“la Repubblica” di oggi, 21 febbraio 2022 pagina 27).
Il titolo è Il fronte dell’Est
La Russia è a oriente dell’Italia ma fa parte della cultura letteraria  musicale, pittorica, cinematografica europea non meno della Spagna. Quindi tale ghettizzazione di un popolo civile quanto il nostro, e benemerito per avere sconfitto il nazismo a caro prezzo, è un’espressione di razzismo menzognero e prepotente. Una volta veniva rivolto contro gli Ebrei. 
Nelle parole citate sopra c’è  una menzogna non solo culturale ma relativa ai fatti: questo giornalista che cerca di accaparrarsi dei meriti afferma che  “l’Est ritorna a segnare la nostra vita, contendendoci lo spazio e il tempo”. 
La realtà è che l’alleanza militare del cosiddetto Occidente ha portato armi distruttive vicino ai confini della Russia e vorrebbe avvicinarle ancora di più. 
Ricordo che quando Kruscëv fece una mossa del genere portando i missili a Cuba, Kennedy gli chiese di tornare indietro e il leader russo lo fece. 
Desumo che i Russi dell’Ucraina orientale siano oggetto di persecuzione, altrimenti non emigrerebbero nella federazione russa a decine di migliaia.
Dobbiamo rimanere obiettivi nel giudicare i fatti.
Ricordo pure che Erodoto inizia la sua storia delle Guerre Persiane con questo proemio:
"Questa è l'esposizione della ricerca di Erodoto di Alicarnasso, perché gli eventi scaturiti dall'attività umana con il tempo non diventino oscuri, né le imprese grandi e meravigliose messe in luce alcune dagli Elleni altre dai barbari, rimangano prive di gloria, e tra le altre cose in particolare per quale causa combatterono tra loro".
 Eppure con questa guerra i Greci difesero la loro libertà da quelli che consideravano barbari e li avevano assaliti. I Greci sconfissero i Persiani ma Erodoto rende onore al nemico vinto. L’aveva già fatto Omero con i Troiani. E’ quella che Santo Mazzarino chiama “l’obiettività epica”. 
I faziosi giornalisti attuali invece denunciano tutto il male di una parte, dando anche notizie false, e celebrano tutto il bene che starebbe completamente dall’altra. 
Kennedy e Kruscëv nel 1962 evitarono saggiamente il conflitto trovando un accordo. Ora è un vecchio che scrive mentre allora ero uno studente dell’ultimo anno di liceo e tirai un sospiro di sollievo. 
Oggi, ridotti assai, qualunque cosa succeda, gli anni che mi restano da vivere, non ho più paura per me, tuttavia mi accora il pensiero delle sofferenze cui verrà sottoposta l’umanità, soprattutto quella povera, se, Dio ce ne guardi, le provocazioni continue faranno esplodere un conflitto.
Consiglio ai faziosi di una parte e dell’altra di cucirsi la bocca. E di vergognarsi. 
Un ringraziamento
Carissimi,
aequinamitas vestra auget meam industriam ad scribendum 
Una preghiera 
In nome dell’umanità, quanti sono umani devono fermare la guerra che sta già muovendo su e giù le rapide, implacabili mascelle assassine con i denti affilati che macellano corpi non di maiali o buoi bensì di uomini e donne e bambini.
Non c’è nessun crimine peggiore di questo.
Bologna domenica 20 febbraio 2022.
giovanni ghiselli 
  
La posizione da prendere sulla guerra deve essere assolutamente contraria alla guerra 
Se vogliamo prendere una posizione razionale sulla guerra minacciata, dobbiamo partire dal metodo tucidideo della ricerca della “causa più vera”. 
Vi ricordo dunque le parole dello storiografo greco a proposito della genesi della guerra del Peloponneso (431-404) e della spedizione in Sicilia (415-413) compiuta dagli Ateniesi,
" Io considero la causa più vera ma meno dichiarata a parole il fatto che gli Ateniesi, divenendo potenti e incutendo timore agli Spartani, li costrinsero a combattere" Tucidide, (Guerra del Peloponneso I, 23, 6)  
Th;n me;n ga;r ajlhqestavthn provfasin: la causa più vera deve venire  distinta dai motivi occasionali (aijtivai) che provocarono lo scoppio del conflitto: i fatti di Corcira, di Potidea, poi il decreto di boicottaggio delle merci di Megara alle quali vennero chiusi i mercati ateniesi. 
Anche nel caso della spedizione in Sicilia, Tucidide chiama "la causa più vera" con queste stesse parole:" oiJ    jAqhnai'oi strateuvein w{rmhnto,  ejfievmenoi me;n th'/ ajlhqestavth/ profavsei th'" pavsh" a[rxai"(VI, 6) gli Ateniesi volevano inviare la spedizione, desiderando secondo la causa più vera dominarla tutta.
Il pretesto era invece che volevano portare aiuto alle genti della loro stirpe e agli alleati che avevano acquistato là. 
Ora sono in ballo, una danza macabra che ha già provocato troppe morti, le volontà di potenze di due Stati dall’apparato militare formidabile cioè spaventoso. Nessuno dei due deve essere incoraggiato ma entrambi smontati. Noi dobbiamo deprecare la guerra e basta, senza dare ragione a nessuna delle due prepotenze mondiali. L’Europa dovrebbe parteggiare solo per la pace, altrettanto la Cina.
 L’esito della guerra del Peloponneso, raccontata in buona parte da Tucidide e conclusa da Senofonte nelle Elleniche,  segnò l’inizio della fine della potenza di entrambe le città belligeranti con i loro alleati. 
Bologna 19 febbraio 2022 ore 18, 17
giovanni ghiselli
  
  


[1] Cfr. Machiavelli Il Principe , XV. 
[2] Del 46 a. C.

L’arte e la cultura europea sono in pericolo.


La mia paura di amante dello studio e dell’imparare è che la cultura europea, cresciuta  per tremila anni grazie al genio e alla disciplina di scrittori, scultori, musicisti, pittori venga abbattuta: tale tesoro non può venire rovinato senza la distruzione di quanti vogliono rovinarlo:  “convelli sine exitio convellentium non potest”.

Bologna 26 febbraio 2022 ore 11, 37

giovanni ghiselli

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La verità dovrebbe essere “non latenza”. Invece è tenuta nascosta.

Ovidio: “Nitimur in vetitum semper cupimusque negata” (Amores, III, 4, 17), tendiamo sempre al vietato e desideriamo quanto ci viene negato. Qual è il vetitum maximum? La verità. Oggi vedo indizi che mi fanno rabbrividire; mi pare che l’Occidente voglia estendere e prolungare la guerra. Credo che il Papa dovrebbe scomunicare chi propone di mandare armi e armati per allargare il conflitto. Stiamo già rischiando la terza guerra mondiale. Spero di sbagliarmi. gianni

La causa più vera della guerra del Peloponneso e della guerra dell’Ucraina.


Tucidide cerca la causa più vera dei fatti:" Io considero la causa più vera ma meno dichiarata a parole il fatto che gli Ateniesi, divenendo potenti e incutendo timore agli Spartani, li costrinsero a combattere" ( Storia della Guerra del Peloponneso I, 23, 6.

 

Putin ha scatenato la guerra per il medesimo motivo: la Nato costituita contro l’Unione Sovietica si teneva a distanza da questo Stato; caduta l’Unione Sovietica e ridotta la potenza precedente, la Nato si è invece potenziata, allargata avvicinandosi tanto alla Russia da provocare la paura che ha spinto Putin alla guerra.

Questa è la verità effettuale della cosa piuttosto che la immaginazione di essa[1] spacciata dai media.

Bologna 26 febbraio 2022 ore 9, 44

giovanni ghiselli   


[1] Cfr. Machiavelli Il Principe , XV.

venerdì 25 febbraio 2022

Una preghiera: che Dio aiuti Papa Francesco a pacificare il mondo.


 

Papa Francesco oggi si è recato all’ambasciata russa per  tentare un dialogo di pace. E’ quanto fece Robert Kennedy nel 1962.

L’ambasciatore russo Anatoli Dobrinin lo ricevette e i due parlarono da persone civili, da gentiluomini, contribuendo a evitare una guerra da fine del mondo.

 

Tutti i figli della luce approvano tali tentativi di pace. Spero che Putin capisca e apprezzi il tentativo di questo vero pontifex che cerca di costruire un tramite nel baratro fra i due presidenti nemici.

 

I quali del resto hanno cominciato a intavolare qualche trattativa. Avrebbero dovuto farlo prima ma sono ancora in tempo per limitare la mortificazione che non risparmia nessuno, nemmeno i bambini.

 

Spero che le coscienze umane si rivoltino davanti a una guerra che fa queste tante orribili morti.

 

Quello che mi toglie ogni speranza invece è sentire e vedere il primo ministro che proclama ogni esclusione del dialogo e i parlamentari di tutti i partiti che lo approvano e applaudono.

 

Per fortuna abbiamo il Papa e l’uomo Bergoglio, e, grazie al cielo, non mancano alcuni pur rari commentatori politici, diplomatici e perfino militari che invocano la pace da costruire attraverso trattative.

 

Questo dobbiamo chiedere tutti, per questo pregare.

 Perché l’alternativa sciaguratamente proposta e applaudita è quella di mandare migliaia di soldati italiani in prossimità della guerra, una mossa che significa incrementare il sanguinoso conflitto e potarlo avanti fino alla mortificazione totale. Forse del mondo.

 

Bologna 25 febbraio 2022, ore 19, 54

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La presunta grandeur francese e la reale piccolezza italiana.


 

Mario Draghi ha sentenziato il suo hoc est absurdum relativo al dialogo.

Capisco che questo ora è difficile. Ma si poteva e doveva fare prima.

 

Macron ci ha provato e vuole provarci ancora. Della pretesa  grandeur francese si è detto spesso hoc est ridiculum; adesso però, se la situazione non fosse oltremodo tragica,  sarebbe risibile  la piccolezza italiana.

 

Bologna 25 febbraio 2022 ore 9, 37

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giovedì 24 febbraio 2022

Che cosa vuole Putin.


Putin vuole incarnare nella propria persona e simboleggiare il decadere attivo dei forti. Da quando si è rotto l’equilibrio tra le superpotenze con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la Russia si è trovata sul piano inclinato della decadenza accettata da Gorbaciov e gradita quasi da Eltsin, seppure meno degli alcolici. Al presidente ubriacone è succeduto Putin con il culto salutista dell’ascesi fisica e mentale. Questo presidente  da anni cerca di  ripristinare l’impero zarista poi sovietico sotto la propria guida di uomo forte, e in questi giorni vuole faci vedere che fa sul serio.

Il pochissimo che so mi dice che se non si tornerà a una situazione di equilibrio tra i piatti della bilancia dei poteri, il mondo  andrà incontro a delle catastrofi. Non serve alla pace dire che Putin è un criminale mentre la Nato è buona e santa. Lo ha fatto poco fa in televisione un commentatore deficiente. Bisogna invece indurre i contendenti alla trattativa e all’accordo che può essere simile a quello di Cuba nel 1962. Allora del resto l’equilibrio c’era. Anche quello mentale dei due capi appunto.

Credo che Putin si ritirerebbe dall’Ucraina se avesse la garanzia che  questo paese si impegna a non entrare nella NATO riempiendo i propri arsenali di missili con testate atomiche puntate contro Mosca e Leningrado (sic!)

Bologna 24 febbraio 2022, ore 17, 17

giovanni ghiselli  

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Maledizioni della guerra nella letteratura antica

Maledizioni della guerra nella letteratura antica
Le riferisco e sottoscrivo. Fatelo anche voi
 
Già nell'Iliade Zeus dice ad Ares: "e[cqisto" dev moiv ejssi qew'n o}i  [Olumpon e[cousin (V, 890), tu per me sei il più odioso tra gli dei che abitano l'Olimpo.
 Nel primo Stasimo dei Sette a Tebe[1] di Eschilo il Coro dissacra il dio della guerra: Ares  è un domatore di popoli che  infuriando soffia con violenza e contamina la pietà "mainovmeno" d jejpipnei' laodavma"-miaivnwn eujsevbeian" (vv. 343-344).
 
Nell'Agamennone (del 458) di Eschilo, Ares viene definito "oJ crusamoibo;" d j  [Arh" swmavtwn" (v.437), il cambiavalute dei corpi, nel senso che la guerra distrugge le vite e arricchisce gli speculatori.
Secondo Gaetano De Sanctis, Eschilo con questa tragedia ha voluto mettere in guardia gli Ateniesi"contro le guerre ingiuste, pericolose e lontane, onde tornano, anziché i cittadini partiti per combattere, le urne recanti le loro ceneri. La lista dei caduti della tribù Eretteide mostra quale eco dovesse avere nei cuori tale monito durante quella campagna d'Egitto (anni 459-454) in cui fu impegnato il fiore delle forze ateniesi"[2].
"invece di uomini
urne e cenere giungono
alla casa di ciascuno"(434-436).
 
In maniera analoga il tenente Mahler, il disertore amante della contessa adultera del film Senso[3] di Visconti  pone questa domanda retorica: "Cos'è la guerra se non un comodo metodo per obbligare gli uomini a pensare e ad agire nel modo più conveniente a chi li comanda?".
 
Nel terzo Stasimo dell'Aiace [4] di Sofocle il Coro, formato da marinai di Salamina, maledice l'inventore della guerra: "oh se prima fosse sprofondato nel grande etere o nell'Ade comune a tutti,  quello che mostrò ai Greci l’Ares volgare  delle armi odiose. Oh travagli causa di travagli: quello infatti rovinò gli uomini. Quello non mi concesse che mi fosse compagna la gioia delle corone né delle coppe profonde, né il dolce suono dei flauti, disgraziato, né di gustare la gioia del riposo notturno; dagli amori, dagli amori mi ha fatto cessare, ahimé. Giaccio invece così trascurato, sempre bagnato nelle chiome da fitte rugiade, ricordi della funesta Troia" (vv. 1199-1210).
 
Nell'Edipo re[5] Ares viene deprecato dal religiosissimo autore come "il dio disonorato tra gli dei" ( ajpovtimon ejn qeoi'" qeovn, v.215). Il dio è ajpovtimo" poiché la guerra del Peloponneso dopo la morte di Pericle veniva condotta dal becero e sanguinario Cleone senza rispetto dell'etica eroica e senza riguardo per l'umanità: Tucidide[6]  nel dialogo senza didascalie del V libro fa dire dagli Ateniesi  ai Meli di non volgersi a quel senso dell' onore (aijscuvnhn, 111, 3) che procura grandi rovine agli uomini.
 
La sofferenza delle donne per le guerre degli uomini è compianta dal Coro di vecchi Tebani nella Parodo dell' Edipo re: "La città muore senza tenere più conto di questi[7]/e progenie prive di pietà giacciono a terra portatrici di morte senza compassione,/ e  intanto le spose e anche le madri canute/di qua e di là, presso la sponda dell'altare/gemono supplici/per le pene luttuose"( vv. 179-185).
 
Empedocle[8] nel Poema lustrale   narra che gli uomini della primitiva età felice non avevano Ares come dio né il Tumulto della battaglia: "oujdev ti" hj'n keivnoisin   [Are" qeo;" oujde; Kudoimov""(fr. 119, 1).
 
Aristofane negli Acarnesi[9] dichiara guerra alla guerra.
 Il protagonista Diceopoli, il cittadino giusto, fieramente avverso alla guerra, convince il coro che la guerra è un male e infine lo induce a dire: "io non accoglierò mai in casa Polemo" (v. 977), la personificazione del conflitto, visto come " un uomo ubriaco (pavroino" aJnhvr, v. 981) il quale "ha operato tutti i mali e sconvolgeva, e rovinava"(983) e, pur invitato a bere nella coppa dell'amicizia, "bruciava ancora di più con il fuoco i pali delle viti/e rovesciava a forza il nostro vino fuori dalle vigne"(986-987).
 Il campagnolo pacifista Diceopoli si fa portavoce dei contadini, esasperati poiché la guerra del Peloponneso nella fase archidamica distruggeva tutti gli anni i raccolti.
  Respinto Polemos, arriva la Pace connessa alla festa, all'amore e alla bellezza dell'arte: infatti è compagna della bella Cipride e delle Cariti amabili (v. 989). Quindi giunge l'inviato di un marito che porta doni e chiede una coppa di pace:"i[na mh; strateouit j ajlla; kinoivh mevnwn" (v. 1052), perché non vuole andare in guerra, ma rimanere in casa a fare l'amore. Diceopoli, che ha sofferto l'incomprensione dei concittadini, non si commuove per lo sposo, ma si adopera per la sposa: la donna non si merita di soffrire per la guerra (v. 1062). 
 
Nella seconda commedia pacifista (Pace del 421) la festa che segue alla pace  odora di frutta, conviti, di grembi di donne che corrono verso la campagna (kovlpou gunaikw'n diatrecousw'n eij" ajgrovn, v. 536) e di tante altre cose buone.
Qui si racconta che gli dèi[10] si sono allontanati dagli uomini per non vederli sempre combattere e li hanno abbandonati a Polemo il quale ha gettato la Pace in un antro profondo (v. 223). Intanto però il pestello (aJletrivbano" , v. 269) degli Ateniesi, il cuoiaio (oJ bursopwvlh" , v. 270) che sconvolgeva l'Ellade è morto. Così pure Brasida, il pestello dei Lacedemoni. La pace accresce le possibilità di vita secondo Trigeo, anche questo un contadino pacifista: essa consente di navigare, rimanere dove si è, fare l'amore, dormire, andare a vedere le feste, banchettare, giocare al cottabo, e gridare iù iù (vv. 341-345). Vogliono le guerre i fabbricanti di lance e i mercanti di scudi per i loro guadagni (vv. 447-448). Alla fine questi riceveranno le pernacchie mentre i contadini potranno tornare al lavoro dei campi richiamando alla memoria l'antica vita che la Pace largiva: i pani di frutta secca, i fichi e i mirti, il dolce mosto, le viole accanto al pozzo e le olive di cui si ha desiderio. La pace per i campagnoli significava la zuppa d'orzo verde e la salvezza (ci'dra kai; swthriva, v. 595) sicché le vigne e i teneri fichi, e quante altre piante vi sono, rideranno liete accogliendola. Segue nell'agone un'eziologia della guerra meno ridicola di quella presentata negli Acarnesi[11] : Pericle, spaventato dalle accuse intentate a Fidia, per non seguire la stessa sorte, mise a fuoco la città e provocò tanto fumo che tutti i Greci lacrimavano.
Alla pace ritrovata seguono progetti e preparativi di feste a base di scorpacciate culinarie e sessuali: Teoria ha un culo da festa quinquennale e va molto bene; la focaccia è cotta, la torta col sesamo è impastata e tutto il resto è pronto:"tou' pevou" de; dei' " (v. 870), manca solo il bischero. Quindi Trigeo cita due esametri omerici[12]:"è privo di legami sociali, di leggi, di focolare quello che/ama la guerra civile agghiacciante (vv. 1097-1098).
 
Ogni guerra è una guerra civile 
Nei conflitti interni molti valori  si capovolgono: lo afferma Tucidide a proposito della stavsi" di Corcira (del 432 a. C,), quando ci fu una tranvalutazione che comprendeva anche le parole: "Kai; th;n eijwqui'an ajxivwsin tw' ojnomavtwn ej" ta; e[rga ajnthvllaxan th'/ dikaiwvsei. Tovlma me;n ga;r ajlovgisto" ajndreiva filevtairo" ejnomivsqh" (III, 82, 4), e cambiarono arbitrariamente l'usuale valore delle parole in rapporto ai fatti. Infatti l'audacia irrazionale fu considerata coraggio devoto ai compagni di partito. 
"Un'audacia " ajlovgisto"" prende il nome di coraggio, la prudenza si chiama pigrizia, la moderazione viltà, il legame di setta viene prima di quello di sangue, e il giuramento non viene prestato in nome delle leggi divine, bensì per violare le umane.  Sinistro carnevale, mondo a rovescio, in cui è necessario lottare con ogni mezzo per superarsi e in cui nessuna neutralità è ammessa. Così appare, a Corcira, per la prima volta tra gli Elleni, la più feroce di tutte le guerre (Tucidide, III, 82-84)"[13].
 
 Nel Bellum Catilinae di Sallustio, Catone , parlando in senato dopo e contro Cesare, il quale aveva chiesto di punire i congiurati "solo" confiscando i loro beni e tenendoli prigionieri in catene nei municipi, denuncia questo cambiamento del valore delle parole: "iam pridem equidem nos vera vocabula rerum amisimus: quia bona aliena largiri liberalitas, malarum rerum audacia fortitudo vocatur, eo res publica in extremo sita est " (52, 11), già da tempo veramente abbiamo perduto la verità nel nominare le cose: poiché essere prodighi dei beni altrui si chiama liberalità, l'audacia nel male, coraggio, perciò la repubblica è ridotta allo stremo. 
 
Nella II Parabasi della Pace  di Aristofane il Coro di contadini proclama la sua gioia per la libertà dagli impegni bellici e la possibilità che la pace offre di stare vicino al fuoco a bere con i compagni, arrostire ceci, mettere ghiande al fuoco e sbaciucchiare la serva tracia mentre la moglie si lava. Poi quando arriva l'estate con la dolce canzone della cicala[14] Trigeo gode nel vedere maturare viti precoci e mangiare i fichi dicendo "w|rai fivlai" (v. 1168), che bella stagione! Tutta questa pace agreste invece di essere arruolati prima dei cittadini e di dover obbedire a un capitano vigliacco. Alla festa finale arriva un mercante di falci che ha ripreso la sua attività ed è grato a Trigeo, mentre il mercante di armi è addolorato. Il cimiero che lui vende può servire al massimo per pulire la tavola e la corazza per cacarci dentro. Le lance segate in due potranno fare da pali di viti. Infine c'è la festa di nozze fra Trigeo e Opora (il raccolto): lui ce l'ha grande e grosso, lei  ha la fica dolce (vv.1350-1351).  
 La terza commedia pacifista è la Lisistrata  del 411. La donna qui non è causa della guerra, come Elena di Troia, bensì fautrice della pace attraverso lo sciopero del sesso. Interessanti in questa commedia sono anche motivi femministici ante litteram. Cleonice afferma, come già la Medea di Euripide, che per le donne è difficile uscire di casa (v. 16), mentre Lisistrata dichiara che la salvezza dell'intera Ellade è nelle loro mani di donne (vv. 29-30). Al progetto collabora la spartana Lampitò, una tebana e una corinzia. La parola d'ordine è:"dobbiamo astenerci dal bischero" (v.124) . Il giuramento: "nessuno mai, né amante né marito" (vv. 212-213). Lisistrata rinfaccia al Probùlo intervenuto il tributo di dolore, solitudine e lacrime pagato dalle donne durante le guerre.
Il Coro è diviso in due: le vecchie difendono le donne e i vecchi le attaccano:"non c'è belva più indomabile della donna, nemmeno il fuoco, e nessuna pantera è così impudente" (vv. 1014-1015).
Alla fine prevalgono le ragioni della solidarietà e dell'istinto: nessun regime e nessuna guerra potrà mai sciogliere il vincolo naturale che allaccia masci e femmine né annullare l'eterno richiamo dei sessi.    
 
Anche Euripide, che pure aizza spesso l'odio ateniese contro Spartani e Spartane, attribuisce a Poseidone una condanna delle devastazioni belliche nel prologo delle Troiane[15]: "mw'ro" de; qnhtw'n oJvsti" ejkporqei' povlei", - naou;" te tuvmbou" q ,JJjj iJera; tw'n kekmhkovtwn,-ejrhmivvva/ dou;" aujto;" w[leq ' u{steron" (v. 95-97), è stolto tra i mortali chi distrugge le città, gettando nella desolazione templi e tombe, sacri asili dei morti; tanto poi egli stesso deve morire.
Nell'Elena [16](vv. 37-40) e nell'Oreste[17] (vv. 1640-1642) il tragediografo afferma che la guerra è un mezzo voluto dagli dèi per alleggerire il mondo oberato dalla massa troppo numerosa dei mortali.
Nell’Elena e nell’Elettra di Euripde si legge che i Greci e i Troiani di Omero hanno combattuto e sono morti per un fantasma.
 Castore ex machina annuncia a Oreste che Elena sta arrivando, insieme con Menelao, dall'Egitto, dalla casa di Proteo, poiché a Troia non è mai andata, “Zeu;~ d  j, wJ" e[ri" gevnoito kai; fovno" brotw'n,- ei[dwlon JElevnh~  ejxevpemy j ej~  [Ilion ” ( Elettra, vv. 1282-1283), ma Zeus mandò a Ilio un'immagine (ei[dwlon) di lei, affinché ci fosse guerra e strage dei mortali.
 
 
 Mi sembra particolarmente opportuno ricordare tali giudizi sull'assurdità della guerra che viene imposta  agli uomini comuni, se non dagli dèi, dall'alto dei palazzi del potere, affinché  i mortali poveri, servano a interessi che sicuramente non sono i loro. "Sì sì, lei non era qui". Dice di Elena la Cassandra  di Christa Wolf. E aggiunge: "Il re d'Egitto l'aveva tolta a Paride, quello stupido ragazzo. Lo sapevano tutti nel palazzo, perché io no? E ora? Come ne usciamo, senza perdere la faccia. Padre, dissi, con un fervore col quale non gli parlai mai più. Una guerra condotta per un fantasma, può solo essere perduta"[18].
 
 

Ora passiamo in rassegna alcuni autori latini

Virgilio nella prima Georgica[19]  (v.511) depreca "Mars impius " che al tempo della guerra civile infuria dovunque, come nell'età del ferro.
 
 Orazio  chiama il dio Marte torvus in Carmina I, 28, 17 e cruentus in II, 14, 13. Nella prima Ode del primo libro[20] il Venosino menziona le guerre maledette dalle madri:" bellaque matribus/ detestata" (vv. 24-25).
 
 Tibullo [21] attribuisce la colpa della guerra al vizio dell'oro:" Quis fuit horrendos primus qui protulit enses? [22]/Quam ferus et vere ferreus ille fuit!// Tum caedes hominum generi, tum proelia nata,/tum brevior dirae mortis aperta via est.// An nihil ille miser meruit; nos ad mala nostra/vertimus, in saevas quod dedit ille feras?//Divitis hoc vitium est auri, nec bella fuerunt,/faginus adstabat cum scyphus ante dapes " (I, 10, 1-8), Chi per primo ha tirato fuori le orrende spade? Oh quanto feroce e davvero ferreo[23] fu quello! Allora la strage nacque per il genere umano, allora la guerra, allora più breve si è aperta la via della morte tremenda. Oppure quel disgraziato non ebbe colpa; ma noi volgemmo a nostro danno quello che egli ci diede contro le belve feroci?
 Questa è  colpa del ricco oro, e non c'erano guerre quando una coppa di faggio stava davanti alle vivande.  Era già l'età del business .
 
Un  giudizio critico  dissacratorio può essere quello dei Romani avidi ladroni del mondo da contrapporre al virgiliano: "tu regere imperio populos, Romane, memento/ (haec tibi erunt artes) pacique imponere morem,/parcere subiectis et debellare superbos" (Eneide, VI, 851-853), tu, Romano, ricorda di guidare i popoli con il tuo impero (queste saranno le tue arti) e di imporre una regola alla pace, risparmiare i sottomessi e  sgominare i superbi.   
Il Mitridate di Sallustio  nelle Historiae[24], scrive al re dei Parti Arsace una lettera "anti-imperialista"[25]: "Namque Romanis cum nationibus populis regibus cunctis una et ea vetus causa bellandi est, cupido profunda imperi et divitiarum" ( Epistula Mithridatis, 2), infatti i Romani hanno un solo e oramai vecchio e famoso motivo di fare guerra a nazioni, popoli, re tutti: una brama senza fondo di dominio e di ricchezze. Quindi aggiunge: "an ignoras Romanos, postquam ad Occidentem pergentibus, finem Oceanus fecit, arma huc convortisse? neque quicquam a principio nisi raptum habere, domum coniuges, agros imperium?" (4), come, non sai che i Romani dopo che l'Oceano ha posto termine alla loro marcia verso Occidente, hanno rivolto le armi da questa parte? E che fin dal principio non hanno nulla, patria, mogli, terra, potenza se non frutto di rapina?
 
Petronio nel Bellum civile del Satyricon  sostituisce alla prospettiva storica del poema lucaneo quella moralistica: i Romani avevano già occupato (globalizzato diremmo ora) il mondo e ancora non bastava:"orbem iam totum victor Romanus habebat,/qua mare, qua terrae, qua sidus currit utrumque./nec satiatus erat" (119, vv. 1-3), il Romano vincitore possedeva già l'universo mondo, per dove il mare, per dove le terre, per dove corrono l'una e l'altra costellazione. E non era ancor sazio.
Sentiamo ancora Eumolpo: "si quis sinus abditus ultra,/si qua foret tellus, quae fulvum mitteret aurum,/hostis erat, fatisque in tristia bella paratis/quaerebantur opes" (119, vv. 4-7), se c'era qualche golfo nascosto più in là, se qualche terra che esportasse biondo oro, era nemica, e preparato a tristi guerre il destino, si cercavano le ricchezze.
Non è  vero che questo poemetto si limita a riproporre il repertorio mitologico virgiliano, né, tanto meno, lo fa in maniera governativa, anzi è totale la condanna dell'imperialismo avido.
 
Splendida condanna dell'imperialismo dei Romani e delle loro guerre di rapina e sterminio pronuncia Calgaco, il capo dei Caledoni ribelli nell'Agricola[26] di Tacito: "Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, mare scrutantur: si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit: soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre trucidare rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant" (30), ladroni del mondo, dopo che alle loro devastazioni totali vennero meno le terre, frugano il mare: se il nemico è ricco, avidi, se povero, tracotanti, essi che né l'Oriente né l'Occidente potrebbe saziare: soli tra tutti bramano i mezzi e la loro mancanza con pari passione.  Rubare, massacrare, rapire con nome falso chiamano impero e dove fanno il deserto lo chiamano pace.
 
 Un topos che continua nelle Ultime lettere di Iacopo Ortis di Ugo Foscolo: "vi furono de' popoli che per non obbedire a' Romani ladroni del mondo, diedero all'incendio le loro case, le loro mogli, i loro figli e sé medesimi, sotterrando fra le gloriose ruine e le ceneri della loro patria la loro sacra indipendenza"[27]. E più avanti: "quando i Romani rapinavano il mondo, cercavano oltre i mari e i deserti nuovi imperi da devastare, manomettevano gl' Iddii de' vinti, incatenavano principi e popoli liberissimi, finché non trovando più dove insanguinare i loro ferri li ritorceano contro le proprie viscere"[28].
 
C'è d’altra parte anche una concezione eroica della guerra
 Achille aveva recepito l'insegnamento che gli eroi davano ai figli: "aije;n ajristeuvein kai; uJpeivrocon e[mmenai a[llwn", primeggiare sempre ed essere egregio tra gli altri . E' l'imperativo che ricevono i giovani campioni della guerra troiana: nel sesto canto[29] dell'Iliade il licio Ippoloco lo prescrive a Glauco; nell'undicesimo[30] Peleo ad Achille.
 
 Lo stesso ordine riceve, in Guerra e pace di Tolstoj, il principe Andrej Bolkonskij dal padre Nikolaj prima della battaglia di Austerlitz:"Ricordati di una cosa, principe Andrej: se ti uccideranno, questo vecchio ne avrà dolore…" Improvvisamente tacque; poi, a un tratto, proseguì con voce stridula:" Ma se saprò che non ti sei comportato come il figlio di Nikolaj Bolkonskij, ne avrò…ne avrò vergogna!", gridò.
"Questo potevate anche non dirmelo, batjuška," disse il figlio sorridendo"[31]. Durante la battaglia di Austerlitz il principe russo provò paura per un momento, ma poi pensò che questa non era degna del suo ruolo e della sua persona:"Mentre si avvicinava a cavallo, sopra di lui volavano l'una dopo l'altra le granate, ed egli sentì un tremito nervoso corrergli per la schiena. Ma la sola idea che potesse aver paura bastò a rinfrancarlo. "Io non posso aver paura", pensò e scese lentamente da cavallo in mezzo ai cannoni"[32]. Diversi anni più tardi, a Borodino, il nobile russo non si getta a terra, perché si vergogna di farlo, e viene ferito a morte da una granata:" Io non posso, non voglio morire, io amo la vita, amo questa erba, la terra, l'aria..." Pensava a questo e nello stesso tempo si ricordò che lo stavano guardando"[33].
 
Un poco di eziologia della guerra di Troia
Proteo in Erodoto (II, 112-116) è un faraone che custodisce Elena per Menelao dopo avere cacciato Paride con il quale ella era giunta in Egitto. Nell'Elena  di Euripide invece la bella donna fu condotta da Ermes nella casa di Proteo signore dell'Egitto, scelto siccome era il più assennato tra gli uomini affinché ella potesse conservare incontaminato il letto di Menelao (vv. 46-48). Ma non per ragioni morali: infatti Era, adirata per non avere vinto la gara di bellezza, mandò in fumo il coito di Paride che abbracciava un'immagine d'aria tirata giù dal cielo (v. 34) e Zeus fece scoppiare la guerra tra gli Elleni e i Frigi infelici al fine di alleggerire la madre terra dalla folla e dalla massa dei mortali (vv. 38-40).
La medesima spiegazione della guerra dà Euripide nell' Elettra  dove Castore annuncia a Oreste che Elena sta arrivando, insieme con Menelao, dall'Egitto, dalla casa di Proteo, poiché a Troia non è mai andata, ma Zeus mandò a Ilio un'immagine ("ei[dwlon") di lei, "wJ" e[ri" gevnoito kai; fovno" brotw'n" (v. 1281), affinché ci fosse guerra e strage dei mortali.
Similmente Apollo nell'Oreste   afferma che gli dèi si servirono della bellezza di Elena al fine di indurre Elleni e Frigi a scontrarsi per eliminare dalla terra l'oltraggio dell'eccessiva abbondanza dei mortali (vv. 1639-1641).
 
Mi sembra particolarmente opportuno ricordare oggi tali giudizi sull'assurdità della guerra  : "Sì sì, lei non era qui". Dice di Elena la Cassandra  di Christa Wolf. E aggiunge:"Il re d'Egitto l'aveva tolta a Paride, quello stupido ragazzo. Lo sapevano tutti nel palazzo, perché io no? E ora? Come ne usciamo, senza perdere la faccia. Padre, dissi, con un fervore col quale non gli parlai mai più. Una guerra condotta per un fantasma, può solo essere perduta"[34].
 

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[1] Del 467 a. C.
[2] Storia dei Greci , II vol., p.91
[3] Del 1954. Di questo film Aristarco scrisse che rappresentava la maturazione del cinema italiano dal neorealismo al realismo.
[4] 445 ca a. C.
[5] Propendo per una datazione bassa, posteriore al 415 a. C.
[6] 460 ca-400 ca a. C.
[7] Dei cadaveri.
[8] Fiorito intorno alla metà del V secolo.
[9] 425 a. C.
[10] Disgustati, come ha detto di recente il Pontefice.
[11] Che faceva dipendere lo scoppio del conlitto da ratti di prostitute,
[12] Da Iliade 9, 63-64.
[13] M. Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, pp. 42-43.
[14] Questa non dà segni ambigui come la rondine.
[15] Del 415 a. C.
[16] Del 412 a. C.
[17] Del 408 a. C.
[18]C. Wolf, Cassandra , p. 85.
[19] Le Georgiche furono composte tra il 37 e il 30 a. C.
[20] I primi tre libri delle Odi uscirono nel 23 a. C.
[21]  Nato a Gabii o a Pedum , nel Lazio rurale fra il 55 e il 50 a. C., morto tra il 19 e il 18 a. C. Sotto il suo nome ci è giunto il Corpus tibullianum , tre libri di elegie. Sono sicuramente e autenticamente tibulliani i primi due che cantano l'amore per due donne, Delia e Nemesi. Il terzo libro che gli umanisti divisero in due parti è un' antologia di vari autori, compreso Tibullo. Quintiliano lo definisce tersus atque elegans maxime…auctor  (Institutio oratoria , X, 93), l'autore più elegante e raffinato, nel campo dell'elegia dove i latini possono sfidare i Greci.
[22] S. Benni utilizza questo verso cambiando una parola per farne la didascalia di un quadro: “enorme e rotondo, con un’aquila che teneva fra gli artigli un piccolo animale e una scritta…QUIS FUIT OPTIMUS PRIMUS QUI PROTULIT ENSES?” (Margherita dolcevita, p. 125). Il quadro si trova in una casa di razzisti guerrafondai, di “marines di Dio…marines di Cristo” (p. 165).
[23]  Cfr. Erodoto:" ejpi; kakw'/ ajnqrwvpou sivdhro" ajneuvrhtai" (I, 68, 4), il ferro è stato inventato per la rovina dell'uomo 
[24] Le quali prendevano in esamo grosso modo il periodo 78-67 a. C. Furono composte fra il 40 e il 35. Ci sono giunti solo dei frammenti.
[25]S. Mazzarino, Il pensiero storico classico,. II, 1, p. 375.
[26] Del 98 d. C.
[27] 28 ottobre 1797 .
[28] Ventimiglia, 19 e 20 febbraro.
[29] v. 208
[30] v.. 784
[31] L. Tolstoj, Guerra e pace, p. 163.
[32]Op. cit., p. 288.
[33] Op. cit., p. 1222.
[34]C. Wolf, Cassandra , p. 85