domenica 11 settembre 2022

Love Life, un film coreano

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L’imprevedibilità degli eventi. Testimonianze di vari autori
 
Ieri sera ho visto un film coreano, Love Life.
Non male anche perché la protagonista è molto attraente. Mi piacciono le donne asiatiche siccome mi ricordano le finniche che quando uscivano dall’acqua e mi rivolgevano un amabile sorriso ammiccando con gli occhi a mandorla mi facevano a loro volta venire in mente  hJ Afrodivth ajnaduomevnh- Venere che sorge dalle acque e si strizza i capelli. Da Apelle a Tiziano.
Ma veniamo al film. Questa bella donna di 34 anni è stata lasciata dal marito con il loro figliolo. Rimane sola a lungo finché la sposa un altro uomo lasciando la fidanzata che ne soffre assai. Questo secondo sposo è una brava persona che si prende cura della moglie e del bambino di lei. I due hanno delle difficoltà con il padre di lui che non si sente nonno del bambino. Di fatto non lo è e non vuole fingere di esserlo.
Più accomodante è la suocera.
Comunque i due sposi procedono finché il bambino scivola nella vasca non svuotata dalla madre,  batte la testa e muore annegato.
Al funerale arriva con furia il padre del piccolo che giace nella bara, un uomo meno giovane del secondo marito e sordo-muto. Comunica soltanto con l’ex moglie attraverso il linguaggio dei gesti.
I due hanno dei contrasti ma la donna è attratta da questo uomo sbandato e, da assistente sociale qual è,  lo aiuta a trovare un lavoro. In un primo tempo forse prova solo compassione per il primo marito e nutre sensi di colpa per il loro figliolo morto.  Entra ed esce spesso dalla vasca dove è affogato il bambino suo e del sordomuto.
E’ affranta, tuttavia sempre una Venere che sorge dalle acque. A te, malizioso lettore e archeologo, preciso che non si vede mai nuda del resto, ma va bene così. E’ già molto desiderabile al funerale del figlio vestita di nero con calze nere che lasciano vedere caviglie fini.
A un certo punto la donna orbata del figlio decide di tornare con il padre del bambino morto e lo segue verso casa di lui che le ha fatto credere di doversi recare a salutare il proprio padre morente. Il secondo marito di lei invece rifiuta una proposta amorosa che le fa l’ex fidanzata. Insomma è molto innamorato della moglie soffre per l’abbandono subìto.
La donna protagonista dunque segue il sordomuto ma quando i due arrivano, questo primo marito si rivela bugiardo e cialtrone.  Il padre morente non c’entra. E’ tornato per il matrimonio del figlio avuto da una relazione precedente.
Al suo arrivo, viene rifiutato dalla madre di questo giovane ma accolto bene dal figlio ventenne. C’è una festa dove la madre del bambino morto viene lasciata sola sotto la pioggia dagli altri che fanno baldoria. Sicché la donna torna a casa del secondo marito. I due iniziano una riconciliazione e non mangiano perché non hanno fame ma vanno a fare una passeggiata insieme tra i casermoni della loro zona per farsi venire appetito. Tutto rimane possibile.
 
Il bello di questo film è l’imprevedibilità degli eventi della nostra pur breve vita umana.
Altri raccontano fatti prevedibili tutti fin dai primi minuti. Qui avvengono mutamenti continui. Io credo che davvero tale sia la nostra vita pur troppo breve e che quanti cercano di schivare ogni cambiamento se la abbrevi ancora di più.
Da antichista quale sono cito le Storie di Erodoto quando Solone dice al re di Lidia :
 " Così dunque l'uomo, o Creso, è del tutto in balìa degli eventi pa'n ejsti a[nqrwpo" sumforhv, I, 32, 4).
Una riflessione del genere si trova pure in Simonide : poiché sei uomo, non dire mai quello che accadrà domani,/né, dopo avere visto un uomo felice, per quanto tempo lo sarà:/così veloce infatti/non è neppure lo scatto ( "aJ metavstasi"") di una mosca dalle ali distese (fr. 16 P.)
 
Sentiamo ora qualche testimonianza nelle tragedie
L'imprevedibilità del futuro è denunciata da Deianira all'inizio delle Trachinie  (vv. 1-3) di Sofocle :" esiste un antico detto ("Lovgo" me;n e[st j ajrcai'o"") diffuso tra gli uomini: che non puoi conoscere la vita di un uomo prima che uno sia defunto, né se per lui sia stata buona o cattiva".
 
  Si trovano concetti analoghi in Euripide . Partiamo dalle Baccanti  " to; de; kat j  h\mar o{tw/ bivoto"-eujdaivmwn, makarivzw"( , vv. 910-911), considero beato l'uomo la cui vita è felice giorno per giorno. Le ultime parole del dramma fanno:" Molte sono le forme della divinità,/e molti eventi fuori dalle nostre speranze (ajevlptw", v. 1388) portano a compimento gli dèi;/e i fatti attesi non si avverarono,/mentre per quelli inaspettati un dio trovò la via./Così è andata a finire questa azione"(vv. 1388-1392).
Identica è la conclusione dell'Alcesti ,  dell'Andromaca , dell'Elena  delle Baccanti, e molto simile quelle  della Medea.
Nell'Ippolito il coro sentenzia:" oujk oi\d j  o{pw" ei[poim j a]n eujtucei'n tina-qnhtw'n: ta; ga;r dh; prw't j  ajnevstraptai pavlin"(vv. 981-982), non so come potrei dire che alcuno dei mortali è fortunato: infatti le posizioni più alte vengono rovesciate.
Nell'Ecuba  la vecchia regina, dopo il sacrificio-assassinio della figlia Polissena constata la vanità della ricchezza e del potere, quindi conclude:"kei'no" ojlbiwvtato",- o{tw/ kat j h\mar tugcavnei mhde;n kakovn"(vv. 627-628), il più fortunato è quello cui giorno per giorno nessun male tocca. 
Nelle Troiane , Ecuba dice:"nessuno dei felici considerate che sia fortunato, prima che sia morto"(vv. 509-510).
In un'altra cara tragedia di Euripide, l'Andromaca , leggiamo:"Crh; d j ou[pot  j eijpei'n oujdevn  o[lbion brotw'n-pri;n a]n qanovnto" th;n teleutaivan i[dh/"-o{pw" peravsa" hJmevran h{xei kavtw"(vv.100-102), non bisogna dire mai felice uno dei mortali/prima che tu abbia visto l'ultimo giorno/ del morto, come lo ha attraversato prima di andare laggiù.
 
 
Da antichista comparatista cito anche Musil L'immagine della mosca, quasi rovesciata, ma sempre utilizzata per dire che siamo in balia delle cose, la troviamo anche nel romanzo L'uomo senza qualità  :"Qualcosa ha agito nei loro confronti come la carta moschicida nei confronti d'una mosca; qui ha imprigionato un peluzzo, là ha bloccato un movimento, e a poco a poco li ha avviluppati, finché son sepolti in un involucro spesso che corrisponde solo vagamente alla loro forma originale"[1].
E in una pagina precedente: "Si direbbe che ad ogni istante noi abbiamo gli elementi, e la possibilità di fare progetti per tutti (…) Ma purtroppo non è affatto così. Siamo noi, invece, in balìa della cosa. Giorno e notte viaggiamo dentro ad essa e vi svolgiamo ogni nostra attività; ci si rade, si mangia, si ama, si leggono libri, si esercita la propria professione, come se le quattro pareti stessero ferme, e l’inquietante è che le quattro pareti viaggiano, senza che ce ne accorgiamo, e proiettano innanzi le loro rotaie come lunghi fili adunchi e brancolanti, senza che noi sappiamo verso qual meta"[2].
Concludo attribuendo queste citazioni alla mia vita.
Ho notato questa volubilità della sorte fin da quando ero bambino e l’ho sempre verificata: nell’amore innanzi tutto dove gli esiti dipendono solo in parte da me.
 
Baci
gianni
Pesaro 11 settembre 2022 ore 10, 31
 
p. s
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[1]p. 124. Parla dei giovani. 
[2] R. Musil, L'uomo senza qualità, p. 27.

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