giovedì 8 settembre 2022

Un’ombra sulla verità (L’homme de la cave) di Philippe Le Guay

L’ho visto ieri sera, un film bello che consiglio ai miei lettori i quali, come me, ne trarranno spunto per riflettere sulla parresìa, un tema che abbiamo trattato più di una volta insieme.

Un professore negazionista licenziato dalla scuola per le sue opinioni è ridotto alla condizione di un barbone.
Con 9000 euro compra una cantina (la cave) per andarci a vivere senza dire chi è. Gliela vende una  famiglia di borghesi: marito architetto ebreo, la moglie bella e una figlia carina, adolescente.
Quando scopre qual è l’identità del compratore l’architetto vuole annullare la vendita ma non può farlo, non in tempi brevi. Allora comincia a perseguitare L’homme de la cave, a trattarlo come non si dovrebbe fare nemmeno con un cane.
Il negazionista riesce a parlare con la ragazzina e le dice che lui cerca solo la verità e le fa notare che degli Ebrei perseguitati e uccisi si parla da decenni, dei dodici milioni di indigeni massacrati  negli Stati Uniti si è sempre taciuto. La fanciulla ci pensa su e lo dice al padre. Il quale infuriato cerca di dare fuoco alla cantina con il barbone dentro. Quando questo esce per non soffocare, i due si picchiano. Nel frattempo sono sorti dissapori e conflitti anche nella famiglia borghese.
Alla fine il negazionista denuncia il borghese, quindi sparisce. La famiglia si ricompatta dopo le tensioni suscitate dalla vicenda
Sono emersi dei dubbi anche sul fatto che la proprietà della casa con cantina della famiglia borghese sia legittima, ma questi non vengono chiariti, rimangono nll’ombra.

Bello il film perché mostra che non ci sono persone integralmente buone, né perseguitati né persecutori integrali.
A me questo bel film ha fatto tornare in mente i western degli anni Cinquanta. Questi non si limitavano a negare i massacri degli “Indiani” ma li celebravano come cosa ben fatta, compiuta da eroi che giustamente uccidevano degli sporchi selvaggi.
Negli anni Settanta poi sono venuti fuori alcuni film di altro verso su questo argomento
Ma quando ero bambino la propaganda razzista dei western era così forte che il mio parteggiare per gli “Indiani” presi a fucilate dai “bianchi”, era considerato dai miei coetanei compagni di giochi un tradimento, una vile complicità con dei pezzenti incivili e criminali, del tutto meritevoli di venire massacrati da uomini perbene: simili a noi.
Ancora mi vanto di questo: penso che già a otto anni avevo trovato il metodo giusto, la via buona che ho continuato a seguire.

 
Pesaro 8 settembre 2022 ore 9, 24.

p. s
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