martedì 6 settembre 2022

Sanzioni, menzogne narcotizzanti e desolazione

Platone e Plauto: educati e maleducati a banchetto

 
Le sanzioni sono di fatto anti-italiane: costituiscono un disastro per la nostra economia e il  mattatoio dei poveri.
Non è un caso che vengano presentati come “pelandroni” da certa televisione.
I partiti dell’atlantismo più ortodosso perderanno parecchi voti per la loro superfetazione di servilismo nei confronti della potenza occidentale egemone che dalle nostre perdite ricava profitti.
Le mille chiacchiere che si fanno difficilmente risalgono alle cause.
 
La scuola un tempo era logocentrica: insegnava a parlare e a scrivere in maniera almeno corretta. Ora non lo fa più, e tanti Italiani hanno già disimparato o non hanno mai parato a parlare né a scrivere. La parola viene biascicata o urlata o subissata dal rumore o sovrapposta-sottoposta mentre due personaggi televisivi gridano insieme non senza l’aggiunta di chi conduce la trasmissione. Si insegnano la prepotenza, l’ignoranza, la cattiva educazione.
 
Nel Protagora di Platone il personaggio Socrate indica alcune regole per i simposi della gente educata che non può rumoreggiare a tavola, e, anzi, non sopporta qualsiasi elemento ostacoli la conversazione. Le persone mediocri e volgari, per incapacità di parlare tra loro durante i simposi, a causa della mancanza di educazione, si intrattengono a vicenda attraverso la voce dei flauti; invece tra i convitati colti e per bene, non puoi vedere né suonatrici di flauto, né danzatrici, né citariste, ma essi soli che sono capaci di conversare tra loro senza queste sciocchezze e questi giochi (" ajlla; aujtou;" auJtoi'" iJkanou;" o[nta" sunei'nai a[neu tw'n lhvrwn te kai; paidiw'n touvtwn", 347d)  e parlano e si ascoltano a turno ordinatamente, anche se bevono vino.
 
Nel Miles gloriosus di Plauto il gradevole e giovanile senex[1] Periplectomenus dà lezione di comportamento a tavola:"Vel cavillator facetus vel conviva commodus/idem ero; neque ego oblocūtor sum alteri in convivio;/incommoditate abstinere me apud convivas commodo/commemini, et meae orationis iustam partem persequi/et meam partem itĭdem tacere, quom aliena est oratio./Minime sputator, screator sum, itidem minime muccidus (…)
Neque ego numquam alienum scortum subigito in convivio;/neque praeripio pulpamentum neque praevorto poculum;/neque per vinum umquam ex me exoritur discidium in convivio./Siquis ibi est odiosus, abeo domum, sermonem segrego./Venerem, amorem amoenitatemque accŭbans exerceo" (vv. 639-647 e 652-656), io sarò anche un motteggiatore arguto e un commensale piacevole; né io sono uno che interrompe un altro durante un banchetto; ricordo di astenermi opportunamente dall'essere importuno con i convitati e di esporre la parte conveniente del mio discorso e tacere parimenti quando mi tocca, se la parola è a un altro. Assolutamente non sputo, non scatarro, e parimenti non ho la goccia al naso (….)
E non tasto  mai la ganza di un altro, né mi lancio sulla ciccia né acchiappo prima il bicchiere; né nasce mai da me durante la cena un litigio per il vino. Se lì c'è qualcuno disgustoso, me ne vado a casa, metto via la conversazione. Quando sto a tavola pratico la grazia, l'amore e la piacevolezza
 
La scuola dovrebbe insegnare anche la cortesia che prescrive di parlare e tacere al tempo giusto. La cultura abitua a parlare in modo significativo, cercando le cause. L’aberrazione della scuola non educa più. La televisione è un narcotico che cerca di anestetizzare la desolazione intuita e già sofferta da molti “pelandroni”.

 
Pesaro 6 settembre 2022 ore 10, 30
 giovanni ghiselli

p. s.
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[1] Di cinquattaquattro anni invero. Palestrione lo chiama o lepidum semisenem (v. 649), simpatico quasi vecchio.

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