Gutto è problematico. Vita, morte, uomo donna, perfino il genere drammatico è problematico, per non dire quello degli umani.
Il Primo Episodio (136-212) inizia con l'ingresso in scena di una delle ancelle di Alcesti. Il corifèo le domanda se la padrona sia ancora viva o già morta.
E la qeravpaina risponde:
"Ti è possibile dire che è viva e che è morta"( kai; zw`san eijpei`n kai; qanou`san e[sti soi 141).
Euripide e i suoi personaggi non hanno nessuna sicurezza: nemmeno quella della vita e della morte.
Nel Frisso (fr. 833) e nel Poliido (fr. 638) compare tale questione: “tiv" d j oi\den eij to; zh'n mevn ejsti katqanei'n, --to; katqanei'n de; zh'n kavtw nomivzetai;”, chi sa se il vivere non sia essere morti,/ ed essere morti invece laggiù non venga considerato vivere?
Jan Kott in Mangiare Dio commenta l’ incertezza dell’ancella sostenendo che "l'ambiguità è il cardine dell'Alcesti " (p.142).
Del resto l'ambiguità è una delle caratteristiche dell'affabulazione tragica:"il tappeto rosso di Agamennone è il più vivo e il più ambiguo dei segni teatrali"(p. 142).
L'Alcesti poi è un dramma ambiguo anche come genere: non si capisce se sia una tragedia o una commedia.
Schopenhauer sostiene che molti drammi antichi come l'Alcesti e l'Ifigenia fra i Tauri di Euripide non hanno alcuna tendenza tragica[1]; Woody Allen fa dire a un personaggio del film Crimini e misfatti (1989): “Comedy is tragedy plus time”, la commedia è la tragedia più del tempo, nel senso che con il passare del tempo i fatti tragici possono diventare ridicoli.
Euripide dunque apre la via a questa mescolanza di generi che nella cultura classica ha un seguito.
Alla fine del Simposio platonico solo Agatone, Aristofane e Socrate erano svegli e bevevano.
Socrate allora costrinse i due drammaturghi ad ammettere che è compito dello stesso uomo saper comporre tragedie e commedie e chi è tragediografo per arte è anche commediografo (kai; to;n tevcnh/ tragw/dopoio;n o[nta kai; kwmwdopoio;n ei\nai 233d)
Quindi il commediografo e il tragediografo si addormentarono. Socrate invece, seguito da Aristodemo che racconterà questi fatti ad Apollodoro da cui li abbiamo conosciuti in questa narrazione, si recò al Liceo dove si lavò e trascorse la giornata. Verso sera finalmente tornò a casa a riposare.
Nel prologo dell’Anfitrione di Plauto Mercurio dice:
" Eandem hanc, si voltis, faciam ex tragoedia
comoedia ut sit omnibus isdem versibus (vv. 54-55).
Questa medesima, se volete, farò in modo che da tragedia
diventi commedia con tutti gli stessi versi.
E, subito dopo:
"faciam ut commixta sit tragico comoedia "(v.59), farò in modo che la commedia sia commista di tragico.
Per quanto riguarda i generi femminile e maschile,
Dione Crisostomo 21, 3 (II 267 Arn.) riferisce queste parole di Crizia “o[ti kavlliston e[fh ei|do~ ejn toi`~ a[rresi to; qh`lu, ejn d j au\ tai`~ qhleivai~ tou\nantivon”, diceva che nei maschi è bellissimo il tocco femminile, nelle femmine il contrario. Sono convinto che i donnaioli sono i maschi più vicini e simili alle femmine.
Bologna 17 settembre 2022 ore 17, 53
giovanni ghiselli
p. s.
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[1] A. Schopenhauer, Supplementi, p. 113.
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