sabato 17 settembre 2022

Antologia per la conferenza di Benevento. Quinta parte

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La festa dei lavoratori
 
In Ucraina si muore per la guerra. Qui in italia 3 operai al giorno muoiono sul lavoro.
Si mandano armi in Ucraina, anche dall’Italia, perché facciano più morti tra militari e civili, mentre il governo italiano non fa niente per tutelare i lavoratori e salvarne le vite.
Bologna primo maggio 2022.
 
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Biden e i classici. Belletto e cibi afrodisiaci
 
Biden si copre il volto augusto di belletto candido, tanto da apparire ajnavplew~ yimuqivou ( Aristofane, Ecclesiazuse, 1072).
Vuole mostrare una faccia  liliale: bianchissima e pura, quasi fosforescente.
Del resto in questo tempo di guerra deve apparire determinato e deciso a vincere. Forte e potente più del nemico.
Sicché mangia bulbos, erūcas salaces, hymettia mella, ovaque (cfr. Ovidio Remedia amoris (799-800) e  Ars amatoria, II, 422-424).
Marziale però  malignamente obietta: “sed nihil erucae faciunt bulbique salaces”.
Se l’ herba salax, che a Roma chiamano “rughetta”, e i bulbi salaces non lo faranno saltare-salīre- né lo aiuteranno a vincere, saranno i suoi alleati e panegiristi europei a saltare giù dal suo carro non trionfale come lo presentano ora.
 
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E’  bello il rischio? Magari per chi non lo corre
 
Durante l'estate del 432 a. C. si riunì a Sparta l'assemblea federale della lega peloponnesiaca.  Furono invitati anche gli ambasciatori ateniesi.
Vediamone un aspetto non secondario.
I Corinzi vogliono spingere Sparta alla guerra contro  Atene, perché inizi tosto la guerra del Peloponneso.
 L’oratore corinzio parla  contrapponendo la psicologia degli Ateniesi a quella degli Spartani cui rinfaccia lentezza, indolenza e chiusura mentale: “voi, o Lacedemoni, soli tra i Greci, rimanete inattivi ("hJsucavzete") e vi difendete non con la forza ma con il temporeggiare ("th'/ mellhvsei", I, 69, 4 ), e soli vi disponete ad abbattere la crescente potenza dei nemici, non appena  inizia, ma quando è raddoppiata.
Viceversa gli Ateniesi sono acuti, attivi, veloci : essi sono innovatori, rapidi nel concepire disegni e nel portare a compimento ciò che hanno deciso ("newteropoioi; kai; ejpinoh'sai ojxei'" kai; ejpitelevsai e[rgw/ o} a]n gnw'sin", I, 70, 2); poi sono audaci oltre le loro forze, amanti del rischio al di là della ragione, e nelle avversità non perdono la speranza ("para; duvnamin tolmhtai; kai;; para; gnwvmhn kinduneutai; kai; ejn toi'" deinoi'" eujevlpide"", I, 70, 3)
 
A proposito della disposizione al rischio, Platone attribuisce queste parole a Socrate : “kalo;ς ga;r oJ kivndunoς” (Fedone, 114d), bello è infatti il rischio. È il rischio di credere nei miti relativi alla sorte delle anime, dato che è chiaro che l’anima è immortale.
 
Ora, nell’aprile del 2022, il rischio è quello di una guerra sempre più estesa nel tempo, nello spazio, e sempre più distruttiva. La propaganda vuole inculcare l’idea che è politicamente e moralmente necessario correre questo rischio.
Dobbiamo considerare che sono proprio i più insistenti fautori della guerra a correre meno rischi di povertà, miseria, morte e distruzione.
I Corinzi chiedevano la guerra e la fecero con gli alleati Spartani dopo averli spinti a iniziarla; ora noi Europei siamo sollecitati a sacrifici che non verranno condivisi, certo non in ugual misura, da chi vuole imporceli attraverso governi subordinati. Ma il popolo non è d’accordo
 
Bologna 29 aprile 2022 ore 10, 15
giovanni ghiselli
 
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La logica degli imperi, di ogni impero
 
La logica di ogni impero esclude la pietà. La Russia e gli Stati Uniti sono due imperi e noi siamo asserviti a questo attribuendo spietatezze soltanto a quello.
 
Pericle, nell’ultimo discorso che Tucidide gli attribuisce, dice agli Ateniesi: “turannivda ga;r h[dh e[cete aujth;n, h}n labei'n me;n a[dikon dokei' ei\nai, ajfei'nai ejpikivndunon” (II, 63, 2) avete un potere che è oramai una tirannide che può sembrare ingiusto prendere ma pericoloso abbandonarla.
 
Tucidide più avanti fa dire la stessa cosa Cleone succeduto a Pericle quale beniamino del popolo "turannivda e[cete th;n ajrchvn", (III 37, 2), avete un impero che è una tirannide la quale per reggersi deve usare la forza e bandire la compassione.
 
La logica del tiranno non può permettergli alcuna “opra pietosa”.
 Lo dichiara Agamennone nell’Aiace di Sofocle: “tov toi tuvrannon eujsebei'n ouj rJa/dion” (v. 1350), non è facile che un tiranno sia anche una persona pia. Insomma tirannide e pietà sono incompatibili.
Lo stesso vale per la tirannide che lo Stato dominante esercita sui paesi satelliti.
 
Bologna 28 aprile 2022 ore 11, 51
giovanni ghiselli

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Aggiornamento sui dibattiti televisivi
 
Or ora tal Capraica sulla 7 ha fatto della bocca una tromba offensiva.
Una giornalista russa, Nadana,  aveva dato la sua versione della guerra ricordando che è stata iniziata nel 2014 da Kiev. Non so se avesse torto o ragione.
Ho visto però che parlava in maniera educata, perfino gentile.
Ho anche notato che è carina.
Ebbene, l’anziano menzionato sopra ha reagito da energumeno nei confronti di questa donna accusandola di “dire bestialità”, “menzogne propagandistiche”, aggiungendo “spero che sappia leggere” e negandole la qualifica di giornalista.
Sono sicuro che una persona, una donna invitata quale ospite  è degna per lo meno di ascolto e rispetto. Può venire contraddetta ma in modo civile e umano, non bestiale, davvero bestiale come ha fatto questo maleducato

Bologna 28 aprile  2022 ore 11, 28
giovanni ghiselli
 
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Le proctomelodie
 
Il pensatoio di Socrate e i dibattiti televisivi
 
In molti dibattiti televisivi si discute spesso su questioni insolvibili, o di poco conto, o perfino risibili.
 Come accadeva nel pensatoio - frontisthvrion - di Socrate ridicolizzato e criminalizzato da Aristofane nelle Nuvole.
Cherefonte dunque domandò a Socrate, suo maestro e amico, se ritenesse che  la zanzara cantasse attraverso la bocca o lo sfintere anale (- ojpovtera th;n gnwvmhn e[coi, ta;" ejmpivda" kata;
to; stovm  j a/[dein h] kata; toujrropuvgion vv.157-158).
La risposta a tanto dilemma è che il budello della zanzara è stretto  e l’aria passando con forza fino allo sfintere lo fa rumoreggiare con la violenza del suo soffio" ( to;n prwkto;n hjcei'n ujpo; biva" tou' pneuvmato" (164).
L’aspirante nuovo allievo Strepsiade ne inferisce che allora è una tromba il culo delle zanzare-savlpigx oJ prwktov" ejstin a[ra tw'n ejmpivdwn (165)
Quindi proclama Socrate tre volte beato per questa ispezione degli intestini
w\ trismakavrio" tou' dientereuvmato" (166).
Uno che sa tutto sul budello della zanzara fa presto a essere assolto in tribunale, gioisce l’attempato scolaro, pensando di avere trovato chi gli insegnerà a non pagare i debiti contratti dal figliolo.
 
I conduttori delle nostre trasmissioni spalancano le bocche che tagliano in due i loro faccioni pasciuti e tondi per cantare canzoni spesso insignificanti e spiacevoli quanto il canto  della zanzara, una proctomelodia.
 
Bologna 28 aprile 2022 ore 10, 50
Giovanni ghiselli
 
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La parresìa negata
 
Nelle Fenicie di Euripide, Polinice risponde alla madre sulla cosa più odiosa per l’esule: “e{n me;n mevgiston, oujk e[cei parrhsivan” (v. 319), una sopra tutte: non ha libertà di parola.
Trovo che nei nostri dibattiti televisivi dove presentatori e ospiti vaghi di ciance possono parlare a lungo purché dicano quello che si deve dire, chi invece va contro corrente, dicendo quanto spiace al potere, viene subito interrotto, disturbato, zittito.
Ieri sera Floris è arrivato al servilismo di reprimere e impedire gli applausi di una parte del pubblico non obbediente alle sue indicazioni di  ovazione.
Particolarmente odioso è poi il maltrattamento riservato alle giornaliste e ai giornalisti russi che pure parlano educatamente. Vengono insultati come se fossero dei malfattori e fossero entrati a forza nelle trasmissioni senza essere stati invitati.  Subiscono quasi sempre per lo meno sgarbi e vilipendio irrisorio da parte di quelli che dovrebbero avere ogni riguardo per gli ospiti
 
Bologna 27 aprile 2022 ore 18
 
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CartaBianca” e “Di Martedì” del 26 aprile 2022.
 
Ieri sera ho seguito i discorsi sulla guerra tenuti nelle due trasmissioni del martedì. Ho visto due categorie di partecipanti al dibattito. Maggioritari sono i pupazzi che, fatti ballonzolare dai fili del pupazzaro, pretendono il prosieguo e l’inasprimento della guerra. Gridano parole imparate a memoria, sempre le stesse.
Alcuni di questi miseri burattini si professano cristiani, pensate!
Altri pochi invece chiedono tregue e trattative perché il massacro abbia termine, o almeno una pausa. Tra questi, uomini e donne pacifisti, si trovano un paio di preti,  e poche altre persone cui la vita umana sta a cuore più delle mance che il burattinaio promette a chi si muove e parla come comanda lui che a sua volta esegue degli ordini.
C’è anche un terzo gruppetto che si destreggia per non dispiacere troppo a nessuno.
 Io sento il dovere di ascoltare e denunciare quanti chiedono che scorra altro sangue.
 
Sono certo che la vita li sconfiggerà.
 
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E’ tornato l’invasore
 
“Bella ciao”
 
Perché questa canzone partigiana è tanto cantata ancora a quasi ottanta anni dalla fine della resistenza antinazista?
La risposta è indubitabile: perché è tornato l’invasore, anzi gli invasori.
Chi sono? A parer mio, e pure di molti altri credo, sono l’ignoranza, la prepotenza, la menzogna, l’inimicizia tra gli umani, la diffidenza di tutti verso tutti.
 Ricordo gli anni 1968-1971, più o meno, quando invece era diffusa la simpatia tra gli umani, era corrente il desiderio di giustizia, erano costumi diffusi in tutta Europa quelli  della solidarietà, dell’amicizia e dell’amore..
Mi torna in mente dialogo del luglio del 1971 con una donna appena conosciuta, una finlandese.  Era Helena.
Le domandai che cosa pensasse dell’amore appunto. Rispose che credeva che fosse un sentimento buono, dovuto umanisticamente a tutte le creature viventi. Fu una bella risposta, ma non anomala per quei tempi.
Ora purtroppo non è anomalo, anzi è usuale considerare la diffidenza, o addirittura l’odio il sentimento più diffuso tra i viventi. Questo stato d’animo è invasore, invadente e invasivo.
Quando ricordo i canti di allora e come li cantavamo noi giovani contenti di essere usciti dal buio del primo dopoguerra, dai dogmatismi bigotti dei clericali fascisti, e quando vedo allungarsi le ombre di quel buio che torna non meno cupo, freddo e non senza un’altra guerra, mi si stringe il cuore. Eppure torno a cantare Bella ciao poiché questo canto consola e infonde speranza.

Bologna 26 febbraio 2022 ore 19, 38
giovanni ghiselli

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La logica di chi vuole la guerra
 
La logica di chi vuole che la guerra continui è ancora quella denunciata dal contadino pacifista Trigeo nella commedia Pace (421 a. C.) di Aristofane: il fabbricante di lance-doruxov~  e il mercante di scudi kavphlo~ ajspivdwn sono fautori del conflitto : i{n j ejmpola`/ bevltion, ejpiqumei` macw`n ( 447-448), per vendere meglio, il venditore di armi brama le guerre.
 
Conflitti del resto molto meno micidiali di questi bombardamenti che colpiscono, ammazzano e mutilano i civili prima di tutti, e tra questi i bambini e  i vecchi. E con profitti colossali per chi produce e vende le armi.
 
Alla fine di questa commedia il mercante di armi è addolorato perché la corazza da dieci mine può essere  davvero adatta   a cacarci dentro- ejnapopatei`n ga;r ejst j ejpithvdeio~ pavnu (1228). Parole di Trigeo 
 
Bologna 26 aprile 2022 ore 11, 34
 
giovanni ghiselli
 
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La guerra mortificante è la degenerazione della nobile gara sportiva
 
Platone nel Gorgia (465b) fa dire a Socrate che la ginnastica viene contraffatta dalla cosmesi che è malvagia, ingannevole, ignobile e servile-hJ kommwtikhv, kakou`rgov~ te kai; ajpathlh; kai; ajgennh;~ kai; ajneleuvqero~, e infatti inganna attraverso l’apparenza falsificata da colori, unguenti e vestiti che mascherano la bellezza naturale sovrapponendole una falsa.
Altrettanto fa la culinaria che falsifica la Medicina, la retorica che trucca la Legislazione e la sofistica che è contraffazione della Giustizia.
Voglio aggiungere a queste quattro falsificazioni quella mortificante della guerra che è contraffazione dell’agone sportivo il quale si fonda sulla lealtà degli agonisti, ha bisogno di arbitri imparziali e si svolge sotto gli occhi di un pubblico che può giudicare mentre vede quanto accade.
Non è un caso che la guerra escluda degli atleti: quelli che non hanno nessuna colpa eppure non devono vincere.
Le guerre, l’ho già ricordato diverse volte, sono fatte di propaganda “famā bella constant” e vengono presentate attraverso menzogne, invenzioni, reticenze, calunnie o apoteosi. Tutto questo spudoratamente.

Bologna 26 aprile 2022 ore 9, 38
giovanni ghiselli

p. s
domani tra le 11 e le 14 andrò a parlare anche di questo agli studenti del Liceo Galvani di Bologna.    
 
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Una modesta proposta contro la guerra
 
Fare la guerra è un dra`n assolutamente drammatico, cioè tragico e criminale. I crimini li compiono tutti, non credo solo gli invasori russi ma anche chi li respinge.
 Le bombe cadono dappertutto da qualsiasi parte siano lanciate su una terra e i bambini sono dovunque.
Che cosa propongo allora? Una resistenza culturale, non violenta, sul tipo di quella di Gandhi. L’eroismo della passività.
 
Secondo Nietzche i due momenti e aspetti cruciali della vicenda di Edipo raccontata da Sofocle sono quelli dell'attività (negativa) e della passività (positiva):"Nell'Edipo a Colono  incontriamo questa stessa serenità, ma elevata sino a una infinita trasfigurazione; contrapposta al vecchio che è oppresso da un eccesso di miseria ed è abbandonato soltanto come sofferente  a tutto ciò che lo colpisce-sta la serenità ultraterrena che s'irradia dalla sfera divina e ci accenna come l'eroe possa raggiungere, con il suo comportamento puramente passivo, la sua più alta attività, che si estende molto al di là della sua vita, mentre tutti i suoi sforzi consapevoli nella vita precedente l'avevano condotto solo alla passività” (La Nascita della tragedia, capitolo 9)
 
La propria passività viene proclamata dallo stesso Edipo ai vecchi di Colono:" ejpei; tav e[rga mou-peponqovt  j ejsti; ma'llon  h] dedrakovta" (Edipo a Colono, vv. 266-267), poiché le mie azioni sono state subite piuttosto che fatte.
 
Su questa linea si trova "the lunatic King "[1] di Shakespeare:" I am a man/more sinned against than sinning" (King Lear, III, 2), sono uno contro cui si è peccato più di quanto io abbia peccato.

Bologna 24 aprile 2022- ore 16, 33
 
giovanni ghiselli

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La Marcia per la Pace

Anni fa partecipai a questa bellissima manifestazione.
Oggi che siamo in guerra invece sono rimasto a Bologna
Perché credo di essere funzionale alla pace più qui nel mio studio dove posso scrivere parole in favore, in lode della Pace  benedetta, e in esecrazione della guerra criminale, mai abbastanza maledetta, anzi caldeggiata e favorita da troppe persone.
La guerra viene inflitta al genere umano per mancanza di umanità e di cultura, per odio verso la vita
Vivano dunque la Pace, la Vita, l’Amore e l’Educazione. E muoia la guerra!
 
Bologna 24 aprile 2022 ore 9, 26.
giovanni ghiselli
 
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Imperialismo rinunciatario e imperialismo velleitario
 
Tacito presenta due tipi di imperialismo: uno rinunciatario e uno velleitario.
Il primo si trova nella Germania del 98 d. C.
Leggiamone alcune parole: “urgentibus imperii fatis nihil iam praestare maius fortuna potest quam hostium discordiam” (Germania, 33). Intende la discordia dei nemici di Roma tra loro.
 
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L’Occidente in decadenza programma e scatena delle guerre.
 
Tacito conta sulle guerre fratricide tra i Germani che i Romani non hanno mai vinto del tutto e domato
Tam diu Germania vincitur (…) Nam proximis temporibus magis triumphati quam victi sunt” (Germania 37).
Si riferisce a campagne militari di Domiziano non risolutive (83-85).
 
Il pericolo delle popolazioni nordiche è segnalato già da Sallustio, che pur confonde i Germani con i Celti, nell'ultimo capitolo (114) del Bellum Iugurthinum (composto tra il 43 e il 40 a. C.):"Per idem tempus[2] advorsum Gallos ab ducibus nostris Q. Caepione et Cn. Manlio male pugnatum: quo metu Italia omnis contremuit. Illimque usque ad nostram memoriam Romani sic habuere: alia omnia virtuti suae prona esse; cum Gallis pro salute, non pro gloria certari ", nel medesimo tempo i nostri comandanti combatterono male contro i Galli e tutta l'Italia ne tremò di paura. Da allora fino ai nostri giorni i Romani pensarono che tutto il resto fosse prono al loro valore; con i Galli si lottava per la salvezza non per la gloria. 
 
I nostri commentatori tipo Caprarica o la de Micheli continuano a dire che  l’Occidente è prossimo al trionfo su Putin il quale ha già perso la guerra e basta dargli il colpo di grazia.
 
Santo Mazzarino  fa notare  il successivo imperialismo velleitario di Tacito.
Quando " Traiano s'è distinto nelle due guerre daciche[3] (del 101-102 e 105-107)", c'è negli Annales "un imperialismo velleitario, che pretende la sottomissione piena dei Germani, e rimprovera a Tiberio il richiamo di Germanico"[4].
 
L'imperatore fermò il nipote (15 a. C.-19 d. C.), figlio di suo fratello Druso e di Antonia minore,  figlia di Marco Antonio il triumviro, e di Ottavia sorella di Ottaviano.
 
Tiberio dunque fermò il nipote: doveva lasciare i Germani alle loro discordie interne “Posse (…) quoniam Romanae ultioni consultum esset, internis discordiis relinqui” (Tacito, Annales, II, 26).
 
Germanico chiese un altro anno efficiendis coeptis ma Tiberio non glielo concesse offrendogli il consolato per compensarne l’ambizione.
Sicché “Germanicus haud cunctatus est ultra quamquam fingi ea , seque per invidiam parto iam decŏri abstrăhi intellegeret”.
Ora i contentini di quanti aizzano i combattenti e inviano armi micidialiconsistono in misere poltrone prive di potere, asservite ad altri poteri.

Bologna 17 settembre 2022 ore 9, 40 giovanni ghiselli
 
  
 


[1] Il re matto (Re Lear, III, 7)
[2] Ottobre 105 a. C.
[3] La Dacia (corrispondente grosso modo all'attuale Romania) fu ridotta a provincia.
[4]S. Mazzarino, Il Pensiero Storico Classico , II, 1, p. 461.

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