L’ignoranza è un’altra forma di chiusura nei confronti della vita bella e varia. Anche trascurare il proprio aspetto non valorizzandolo, anzi degradandolo con i vizi è un’ offesa alla propria vita. Questa attraverso le abitudini malsane - non studiare, non esercitare la mente e il corpo - fumare - mangiare più del necessario - non fare l’amore o farlo andare a male- si riduce al servizio nei confronti delle mode sfacciate, delle propagande ingannevoli e della pubblicità.
“Tu sei il vero ecce homo” mi è stato obiettato. “Sei un maestro di infelicità: senza moglie, senza figli, pochi soldi, pochi amici ancora vivi, e pure le amanti sparite, quasi tutte”.
Ho risposto citando uno dei miei maestri, uno che ha versato il proprio sangue per evocare gli antichi maestri morti[1]:
“Questo homo sono proprio io stesso, compreso l’ecce; il tentativo di spargere su di me un po’ di luce e di spavento mi sembra riuscito quasi troppo bene”[2].
giovanni ghiselli
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[1] “Anch’io sono stato agli inferi, come Odisseo, e ci tornerò ancora più volte, e non solo montoni ho sacrificato per poter parlare con i morti; bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue. Quattro furono le coppie che a me, il sacrificante, non si negarono: Epicuro e Montaigne, Goethe e Spinoza, Platone e Rousseau, Pascal e Schopenhauer. Con queste devo discutere quando ho peregrinato a lungo, solo… Vogliano i vivi perdonarmi se essi talvolta mi sembrano delle ombre... Ma è l’eterna vitalità che conta: che importa della “vita eterna” e della vita in genere!!” Umano, troppo umano II, 408.
[2] Lettera del 14 novembre 1888 all’amica Meta.
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