Chi è pelandrone e chi è mascalzone
Ieri sera in una trasmissione televisiva della 4 un politico del quale non compariva il nome ha dato tre volte del “pelandrone” a un poveretto che prende 600 euro di reddito di cittadinanza. Questo cittadino italiano è stato insultato malamente poiché ha rifiutato un lavoro pagato 20 euro al giorno quando ne avrebbe spesi 30 per andare a farlo spostandosi.
Un altro politico mascalzone ha aggiunto che i nostri nonni si spostavano con le valigie di cartone per andare a lavorare. Non si vede perché la gente non voglia più farlo.
Il conduttore interrompeva il povero che cercava di replicare.
Io mi associo a questo misero maltrattato e avrei risposto che al tempo dei mostri nonni c’era anche la prima guerra mondiale con l’inutile strage, poi al tempo dei nostri padri c’erano i campi di sterminio e i soldati italiani venivano mandati a morire in Russia con suole di cartone sulla neve.
Tali politici farabutti rimpiangono quei tempi e tanta televisione li lascia parlare mentre zittisce quelli che vogliono rispondere.
Lo faccio io con il mio blog.
Pesaro, 5 settembre 2022
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Titolo del quotidiano “la Repubblica” di oggi, a pagina 13:
“Furfaro: ‘Alzare gli stipendi
è il primo passo per dire
che la scuola è importante’ ”
Titolo del quotidiano “la Repubblica” di oggi, a pagina 13:
“Furfaro: ‘Alzare gli stipendi
è il primo passo per dire
che la scuola è importante’ ”
Replico con parole che non piaceranno ad alcuni dei miei colleghi.
Spero a pochi.
Non so chi sia questa signora Furfaro, comunque le do torto.
Il primo passo per ridare dignità e prestigio alla scuola è alzare la richiesta di preparazione culturale ai docenti e ai discenti. Quindi non proporre solo dei quiz a quanti vogliono insegnare. Né si deve dare la maturità classica, come ho visto fare a certi presidenti di commissione timorosi di ricorsi, a chi non conosce né la lingua né la letteratura latina e tanto meno la greca. Se i licei tornassero a essere scuole serie, il diploma avrebbe di nuovo un valore e non sarebbero necessari i test d’ingresso all’Università.
Il ministro della pubblica istruzione, tale Bianchi, parla quasi sempre di scuole professionali e istituti tecnici, di scuola e lavoro, mentre i nostri giovani stanno disimparando a scrivere e a parlare. Senza una cultura umanistica da offrire a tutti, si va sempre più verso il conformismo, la sudditanza al potere e l’analfabetismo. Chi non gradisce il liceo classico ovviamente può cambiare indirizzo, ma so per esperienza che la letteratura, se fatta bene da chi la conosce bene e la ama molto, viene amata molto anche da chi la sente raccontare e commentare. Perfino quella latina e quella greca senza le quali non avremmo la cultura europea.
I miei allievi possono confermarlo, giovani e non giovani.
La scuola non buona porta anche alla disoccupazione perché non richiede, non dà niente, non costruisce niente e abitua a non fare niente di impegnativo e costruttivo. Anche parlare bene lo è, e pure molto.
A certi insegnanti possono piacere le sparate demagogiche tipo quella del titolo citato sopra. Non ho letto l’articolo perché il titolo virgolettato è offensivo per chi ha dato la vita alla scuola.
So per esperienza che ci sono molti docenti educatori i quali alla scuola, allo studio e alla propria formazione umana, poi a quella degli allievi hanno dedicato la vita e lo rifarebbero. Molti hanno rinunciato alla famiglia, alla paternità e alla maternità per educare i giovani della comunità. Personalmente sono entrato nella scuola il primo ottobre 1950 e ci vado ancora spesso molto volentieri, e quando mi invitano a tenere conferenze, se non hanno fondi per pagarmi almeno il viaggio e il soggiorno, mi sposto a spese mie.
Certamente se pagano altri relatori, possono e devono remunerare anche me, però già il fatto di trasmettere quanto abbiamo imparato con una vita dedicata allo studio è una gioia che ripaga di tanto impegno.
4 settembre 2022
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Parlare male fa male all’anima
Ho seguito per 5 minuti di Mentana-Fabbri alla Sette. Mi hanno suggerito le righe che sto per scrivere.
Fabbri ha detto che la lingua russa è stata fortemente discriminata in questi ultimi anni dal governo ucraino e ora i Russi incoraggiano l’uso della loro lingua nei territori conquistati che del resto sono abitati da una maggioranza di donne e uomini di lingua madre russa.
Mentana ha provato a dire che è un atto di colonialismo simile a quelli perpetrati dai Belgi nel Congo.
Ricordo che Roma, la città dominante la Res publica poi l’Impero, si lasciò permeare dalla cultura greca, e nelle classi più alte anche della lingua ellenica, sicché il colonialismo culturale fu effettuato, casomai, dai vinti sui vincitori.
Cito ancora una volta Orazio:"Graecia capta ferum victorem cepit et artes/intulit agresti Latio. Sic horridus ille/defluxit numerus Saturnius, et grave virus/munditiae pepulere; sed in longum tamen aevum/manserunt hodieque manent vestigia ruris.(Epistole , II, 1, vv.156-159)
Faccio pure notare che i Greci come Polibio i quali vissero a lungo a Roma continuarono a scrivere in greco diversamente dai Galli, dagli Africani e dagli Spagnoli che scrissero in latino.
La lingua della cultura più forte prevale.
Ma non è tanto questo che voglio dirvi.
Quello che mi accora è che la nostra bella lingua la quale ha pure molti ammiratori in tutto il mondo e certo anche tra noi italiani, viene maltrattata dal genocidio culturale operato dalla televisione e dalle scuole non buone. Molti ragazzi, non pochi politici, giornalisti televisivi e cartacei fanno un uso elementare, approssimativo, spesso anche scorretto della nostra lingua. L’uso delle parole, perfino la loro dizione sono spesso scorretti, talora incomprensibili. Poiché tutti chiacchierano assai, però pochi, anzi pochissimi leggono.
Dunque sarebbe opportuna e benefica un’opera di bonifica del modo di avvalersi delle parole da parte della maggioranza degli Italiani.
Qui in Italia di recente alcuni imbecilli hanno messo al bando la cultura russa, e già da parecchio tempo molti altri imbecilli hanno bandito, rimosso fuori luogo e fuori tempo, questa nostra cultura italiana a partire dalla lingua.
Ricordo per l’ennesima volta un paio di maestri che mi hanno insegnato molto
Nel Fedone di Platone, Socrate dice:" euj ga;r i[sqi…a[riste Krivtwn, to; mh; kalw'" levgein ouj movnon eij" aujto; tou'to plhmmelev", ajlla; kai; kakovn ti ejmpoiei' tai'" yucai'"" (115 e), sappi bene…ottimo Critone che il non parlare bene non è solo una stonatura in sé, ma mette anche del male nelle anime.
Don Milani insegnava che "bisogna sfiorare tutte le materie un po' alla meglio per arricchire la parola. Essere dilettanti in tutto e specialisti nell'arte della parola" (Lettera a una professoressa , p. 95.).
Bologna 29 maggio 2022 ore 19, 05
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La religio delle armi
Titoli che copio dal quotidiano “la Repubblica” di oggi 28 maggio
A Houston l’america dei fucili
“La libertà di armarsi è sacra” (pagina 49)
“Sparare è un rito
Si impara da piccoli come la bicicletta” (pagina 15)
Commento con Lucrezio: “Tantum religio potuit suadere malorum” (De rerum natura I, 121)
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L’appetito disonesto
Il “porcellotto grasso” del poema satirico L’asino di Machiavelli denuncia l’appetito disonesto de l’aver che non tiene l’animo fermo nel viver parco, civile e modesto.
Voglio applicare questa espressione al movente che spinge tanti uomini ad ammazzare, tanti altri a mentire facendo propaganda, e quasi ciascuno che ha facoltà di parlare, a dire parole funzionali al proprio interesse, tanto quello padronale quanto quello servile.
Gli speculatori grossi sono quelli che fabbricano e vendono armi o manipolano finanza e mercati o incettano prodotti necessari e ne rialzano i prezzi.
Poi ci sono i piccoli profittatori medi tipo i parlamentari capaci solo di ripetere frasi fatte che danno ragione ai loro capi, nella speranza di venire candidati di nuovo, quindi i giornalisti scadenti che echeggiano la voce del padrone scrivendo spesso anche delle menzogne. Tutti costoro parlano per la greppia che è il loro altare. E auspicano, e pregano che la guerra continui: dum pendet reddet. Nessuno li chiamerà al redde rationem poiché la maggioranza che soffre le conseguenze del conflitto non ha alcun potere.
Intanto in Ucraina ci sono emergenze umanitarie costituite da abitanti di vaste zone senza acqua, cibo, medicine, da soldati ucraini e russi che sembrano bambini, povere creature mandate allo sbaraglio. Si vedono dei prigionieri che incarnano la desolazione.
E poi ci sono stati tanti morti. Decine di migliaia. Ma a certa gente questo orrore stuzzica l’appetito disonesto appunto, e si sente ripetere continuamente che dobbiamo mandare le armi finché tutta l’Ucraina e con essa l’intera Europa verrà liberata dai Russi.
Bisogna porre termine alla guerra intavolando trattative e facendo discorsi realistici, che tengano conto della verità effettuale e mettano davanti a tutto la vita umana. Ogni vita umana
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La guerra dichiarata alla guerra e alle armi sarebbe una guerra giusta.
Che cosa fanno le armi
Le armi usate dai soldati uccidono altri soldati
Le armi usate dai soldati uccidono uomini civili
Le armi usate dai soldati uccidono le donne
Le armi usate dai soldati uccidono i bambini
Le armi vendute agli uomini gelosi uccidono le donne
Le armi vendute ai ragazzi uccidono i bambini
Le armi vendute ai ladri uccidono i negozianti
Le armi vendute ai negozianti uccidono i ladri.
Non proseguo perché l’elenco sarebbe troppo lungo
E allora?
Bisogna smettere di inviare armi
Bisogna smettere di vendere armi
Bisogna smettere di produrre
Bisogna vietare l’uso delle armi
Bisogna distruggere le armi prima che le armi distruggano l’umanità
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La guerra dichiarata alla guerra e alle armi sarebbe una guerra giusta.
Che cosa fanno le armi
Le armi usate dai soldati uccidono altri soldati
Le armi usate dai soldati uccidono uomini civili
Le armi usate dai soldati uccidono le donne
Le armi usate dai soldati uccidono i bambini
Le armi vendute agli uomini gelosi uccidono le donne
Le armi vendute ai ragazzi uccidono i bambini
Le armi vendute ai ladri uccidono i negozianti
Le armi vendute ai negozianti uccidono i ladri.
Non proseguo perché l’elenco sarebbe troppo lungo
E allora?
Bisogna smettere di inviare armi
Bisogna smettere di vendere armi
Bisogna smettere di produrre
Bisogna vietare l’uso delle armi
Bisogna distruggere le armi prima che le armi distruggano l’umanità
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Il genocidio culturale già denunciato da Pasolini nel 1975
A proposito del genocidio culturale compiuto da certa televisione e dalla distruzione della scuola
Poco fa in una trasmissione dal titolo ”Le parole per dirlo” la conduttrice si è rivolta a un’ospite chiamandola professoressa e le ha chiesto di ricordarle la parole latina da cui derivano l’italiano “mira” e l’italiano “mirare”.
La chiarissima professoressa di cui non ho visto il nome, ha detto che in latino c’è il verbo miro (sic!) che significa guardare.
Ebbene in latino il verbo è miror –deponente- e significa meravigliarsi, chiedersi con meraviglia, ammirare.
Chissà cosa insegna costei e dove.
Il genocidio parte dal metodico massacro della lingua. Sono i correlativi anticulturali dei genocidi antiumani organizzati e assicurati con l’invio delle armi
Sono possibili diverse prospettive per vedere la pace, per ora purtroppo in lontananza.
Una prospettiva comica derivata da Aristofane ( commedia Lisistrata del 411 a. C.)
Le donne ucraine e russe facciano lo sciopero del sesso finché gli uomini non abbiano smesso di fare la guerra.
Anche le altre donne europèe e pure le americane non si lascino toccare dai loro uomini fino a quando vengono mandate le armi.
La seconda prospettiva, letteraria-umanitaria e religiosa è quella della carità che salva e redime tanto l’assassino Raskolnikov quanto la prostituta Sonia in Delitto e Castigo di Dostoevkij.
Con questo dico no alla censura razzistica su tutto quanto è russo: letteratura, musica, sport.
Terzo punto. Rifiuto appunto del razzismo, misorusso o russofobico che dire si voglia. Le televisioni mostrano lo spettacolo indecente di giornaliste e giornalisti russi invitati, poi “ospitati” con maltrattatamenti vari.
Quarto punto. La propaganda falsifica ogni cosa. Essa è magna pars di ogni guerra.
Alessandro Magno si spacciava per figlio di Zeus e, ai Macedoni che gli davano il consiglio non dirle tanto grosse, ribatteva che tale vanto era funzionale alle sue vittorie: “Famā enim bella constant et saepe quod falso creditum est veri vicem obtinuit “ (Curzio Rufo, Historiae Alexandri Magni, VIII, 8, 15), le guerre sono fatte di propaganda, e spesso anche quanto è stato creduto per sbaglio, ha ricevuto il posto della verità.
Anche il suo nemico destinato alla sconfitta, Dario III, dice famā bella stare (III, 8, 7) le guerre si fondano e reggono su quanto si dice.
Così pure il console Claudio Nerone, che con Marco Livio Salinatore sconfisse Asdrubale al Metauro nel 207, disse: “famam bellum conficere et parva momenta in spem metumque impellere animum” (Tito Livio, 27, 45), quello che si dice, la voce che circola, decide la guerra e fatti anche piccoli spingono gli animi alla speranza e alla paura.
Infine Tacito. “fama tamen occisi falso credita exterruit Parthos victoriamque concessit ” (Annales, VI, 35) la notizia falsamente creduta del capo ucciso spaventò i Parti che cedettero la vittoria (ai Sarmati).
Sicché ogni affermazione della propaganda va esaminata criticamente, e pure filologicamente. Democrazia liberale p. e. è un ossimoro. Democrazia infatti è potere del popolo, anche il prepotere del popolo non abbiente sugli abbienti (nelle Vespe di Aristofane 422 a. C. per esempio), mentre il liberalismo, questo liberalismo, è lo sfruttamento del lavoro precario dei poveri sottopagati
Quinto punto
Ogni popolo ha una propria lingua, cultura e tradizioni proprie, e non è possibile imporre le i mores e i novmoi di una nazione a un’altra.
I Russi combattono come gli Sciti al tempo di re Dario I (quarta parte del VI secolo a. C.) in Erodoto IV, 31.
Tolstoj definisce piano di guerra scitico quello di Kutuzov che “mirava ad attirare Napoleone nelle regioni interne della Russia” (Guerra e pace, 1031). Gli Sciti non erano Russi, ma evidentemente c’è una corrispondenza tra la terra, il suo clima e le forme dell’esperienza umana.
Anche di questo ci informa Erodoto il quale asserisce il relativismo culturale
Sesto punto: un imperativo categorico: cercare le cause.
Questa indagine non è dietrologia né complottismo come dicono gli avversi a tale ricerca per continuare a spacciare menzogne
Un esempio: Tucidide in un capitolo metodologico (I, 23) scrive che la causa più vera ma meno dichiarata a parole dello scoppio della guerra del Peloponneso fu il potenziamento degli Ateniesi che da decenni preoccupava gli Spartani e li spinse alla guerra.
Settimo punto: concludo con la religione.
L’uomo religioso, cristiano, musulmano o pagano che sia, non può essere favorevole ad alcuna guerra. Nei conflitti non ci sono eroi né vincitori né vinti, ma solo sconfitti, rovine e massacri.
Un caso di sublime e profondo poeta religioso è Sofocle, il quale nella Parodo dell’Edipo re invoca gli dèi dell’ordine cosmico, dell’arte, del benessere e degli agoni ginnici- Zeus, Apollo, Minerva, Artemide-, mentre depreca, cioè prega che si allontani con una corsa retrograda, precipitosa, Ares il dio della guerra-to;n malerovn, il violento (190), to;n ajpovtimon ejn qeoi`~ qeovn, il dio disonorato tra gli dèi (215).
Eschilo un altro poeta sublime e religioso chiama Ares "oJ crusamoibo;"
d j [Arh" swmavtwn"(Agamennone, v.437), il cambiavalute dei corpi, nel senso che la guerra cambia gli uomini in cadaveri e arricchisce gli speculatori
Infatti, invece di uomini, urne e cenere ritornano alla casa di ciascuno canta il coro di 12 vecchi argivi nel primo stasimo di questa tragedia del 458
“ajnti; de; fwtw`n
teuvch kai; spodo;~ eij~
ejkavstou dovmo~ ajfiknei`tai”( Eschilo, Agamennone, 434-436).
Mi unisco al canto di questi coreuti
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Cambise era matto
Il direttore di un canale televisivo non sempre spregevole dovrebbe sapere che ogni popolo ha una sua cultura e delle sue tradizioni.
Cornelio Nepote nella Praefatio al Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium scrive che bisogna imparare “non eadem omnibus esse onesta atque turpia, sed omnia maiorum institutis iudicari ”, che l’onesto e il turpe non è il medesimo per tutti i popoli e che ogni cosa va giudicata secondo le tradizioni degli antenati.
Nepote visse nel I secolo a. c.; Erodoto che visse nel V prima di Cristo ha scritto che Cambise era davvero matto - ejmavnh megavlw~ oj Kambuvsh~ (III, 38, 1) siccome scherniva religioni e costumi. Questo capitolo si chiude con l’affermazione del novmo~ basileuv~, la regalità della tradizione.
Gli autori citati ci insegnano la miseria del provincialismo.
Dovrebbe leggerli anche Mentana.
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L’ Ulisse di Joyce e il razzismo antirusso di questi giorni
In un capitolo dell’Ulisse di Joyce-dodicesimo episodio “Il ciclope” la taverna- c’è un razzista antisemita the citizen “il cittadino” che, seduto in una taverna, confabula con il suo cane bastardo Garryowen,and waiting for what the sky would drop in the way of drink, e intanto aspetta che dal cielo cadano gocce da bere.
A un certo punto assistiamo a un duetto tra il cittadino razzista e il suo cagnaccio che è confrontabile con quanto dicono in questi giorni i razzisti antirussi nelle trasmissioni televisive.
Quando arriva Leopold Bloom che è un ebreo di origine ungherese –Viràg è il suo vero cognome, in italiano Fiore-, il razzista prima lo guarda con sospetto, poi offende Bloom, quindi si mette a confabulare in irlandese al cane che ringhiava, like in a duet in the opera, come accade in un duetto d’opera.
Diversi personaggi televisivi di questo genere razzista da più di due mesi tuonano contro tutto ciò che è russo.
Mentre l’uomo inveiva contro gli Ebrei e ogni popolo e cultura diversa da quella gaelica, il cane his eye all boodsghot, con l’occhio tutto iniettato di sangue, ringhiava e sbavava.
Bloom prova a dire “a nation is the same people living in the same place”, una nazione è la stessa gente che vive nello stesso posto.
Quindi aggiunge che la forza, l’odio, gli insulti, la storia fatta di guerre non è vita per gli uomini.
Cosa sarebbe allora la vita? domanda uno dei bevitori.
“Love, says Bloom. I mean the opposite of hatred”, l’amore fa Bloom, voglio dire l’opposto dell’odio.
Il cittadino insulta di nuovo Bloom, questo Ulisse dublinese molto paziente
“Do you call that a man? Says the citizen, e questo lo chiamate uomo? Domanda il cittadino.
Si tratta sempre di negare l’umanità della persona o del popolo o della razza odiata.
Quindi il razzista esclama: “Saint Patrick would want to land again at Ballykinlair and convert us, says the citizen, after allowing things like that contaminate our shores”, San Patrizio dovrebbe sbarcare un’altra volta da noi, e riconvertirci, dice il cittadino, dopo che abbiamo permesso a tipi simili di contaminare i nostri lidi.
Bloom seguita a difendere gli Ebrei. “Mendelssohn was a jew and Karl Marx and Mercadante and Spinoza. And the Saviour was a jew and his father was a jew. Your God”, Mendelssohn era ebreo e Karl Marx e Mecadante e Spinozsa. E il Redentore era ebreo e suo padre era ebreo. Il vostro Dio. Poi: “Christ was a jew like me”, Cristo era un ebreo come me. E, aggiungo, come Moni Ovadia che si oppone al razzismo antirusso, ad ogni razzismo.
Il razzista si infuria e afferra una scatola per tirarla sulla testa di Bloom. Cercano di trattenerlo ma quello strillava come un porco al macello-and he shouting like a stuck pig”. Mi vengono in mente le pantomime dei Parenzo, dei Telese e dei Capranica.
Bloom deve scappare. La scatola scagliata dal cittadino lo manca, però mentre fugge su una carrozza il cane aizzato dal padrone lo insegue. Sono molto contento che la maggior parte degli italiani non è costituita da cani e non si lascia aizzare contro i Russi, la loro cultura e la loro arte.
Nell’ultima pagina c’è una specie di trasfigurazione di Bloom che diventa Elia e ascende al cielo amid clouds of angels in mezzo a nugoli di angeli
Le citazione vengono dal testo inglese Ulisses Wordworth Classics 1987. Il capitolo si trova tra le pagine 263-312.
Il testo italiano che ho consultato è l’Ulisse della Mondatori (1975) e si trova tra le pagine 399-472 .
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Di nuovo le vergognose leggi razziali
Il Resto del Carlino prima pagina del 14 settembre 2022
Bimba si fa male,
famiglia chiede
i danni. “No,
siete bielorussi”
Quini nella cronaca di Pesaro, a pagina 4
Bimba cade in hotel, famiglia chiede i danni
“Non vi risarciamo perché siete bielorussi”
Una compagnia di assicurazione si appella alle misure restrittive che negano la liquidazion ai paesi coinvolti nella guerra all’Ucrina”.
Siamo alle leggi razziali che colpiscono dei popoli interi, compresi i bambini. Il giornale riporta un estratto di questa norma citato da Laura Biondi, l’avvocatessa della famiglia bielorussa in vacanza a Pesaro.
Bologna 16 settembre 2022 ore 17, 13
giovanni ghiselli
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