Alle otto di sera, quando le telefonai, però Desdemona non era in casa. Chi rispose mi disse che forse era all'Antoniano. Poiché la mia chiamata era prestabilita e concordata, fui preso da un'angoscia soffocante. Salivo a stento la scala di legno dell'albergo per arrivare in camera, chiudermi dentro e buttarmi sul letto se non stramazzavo sui gradini. Barcollavo con il corpo e con lo spirito: come uno spastico non riuscivo ad armonizzare i movimenti somatici né a dominare le convulsioni della mente ferita. Rimasi dieci minuti disteso a domandarmi perché quella ragazza indefinibile mi avesse lasciato: doveva averne trovato uno che le piaceva o conveniva di più; però in un caso del genere, dopo due anni e mezzo che si sta con un uomo, si prende tempo, ci si pensa, se ne parla con lui, prima di andare con un altro: non si butta via in poche ore una relazione lunga e non del tutto immonda come la nostra. In effetti sarebbe finita in tale maniera. Non era questo lo schianto finale, ma lo prefigurava: la sera del due marzo, presentivo e presoffrivo la notte compresa tra il dodici e il tredici giugno di quella stessa primavera. Quando ver veniet meum? Appena ebbi recuperate le forze, per evitare che mi scoppiasse la testa, decisi di uscire e camminare sotto le stelle che vedono tutto. Quando fui in fondo alle scale però, come dio volle, il portiere disse che mi aveva cercato una signorina, Ifigenia, e aveva lasciato detto di chiamarla a casa, appena fossi tornato. Corsi nella cabina con i venti gettoni che mi portavo in tasca sempre, come quando ero rinchiuso in caserma nell'ospedale militare e pure in quelli civili aspettando operazioni che potevano uccidermi già con l’anestesia totale. Afferrai l'apparecchio, feci il numero con mano tremante. Rispose lei. "Ciao tesoro, scusa il ritardo, ma sono tornata a vedere Ludwig per sentirmi in qualche maniera vicina a te. Dopo, ho fatto una corsa bestiale per arrivare in tempo: l'autobus non arrivava mai. Scusami". "Prego, prego-risposi-però mi sono preso paura che ti fosse successo qualcosa". "Mi è successo che senza di te la mia vita è incompleta, e io non funziono bene. Io ti amo tanto". "Anche io". Nonostante l'aria chiusa della cabina, il petto mi si era aperto e riempito di salute, di forza, di gioia. "Adesso vado a fare due passi e a pensarti con riconoscenza per quanto mi hai detto: sono proprio felice". Uscii nella notte illune, raggiante di felicità. Ringraziavo gli dei e il mio destino di non avermi privato troppo per tempo di una donna siffatta. Ora so che mi restavano altri tre mesi e mezzo scarsi. Pesaro 9 ottobre 2024 ore 10, 57 giovanni ghiselli p. s. Statistiche del blog Sempre1627850 Oggi89 Ieri410 Questo mese3078 Il mese scorso9470
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Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna - Tutte le date link per partecipare da casa: meet.google.com/yj...
mercoledì 9 ottobre 2024
Ifigenia CLXXVI. La telefonata tragica, poi quella lirica.
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