12. ll gioco nella paideiva comporta un gareggiare che stimoli con premi e conceda degli intervalli. Quintiliano. Fedro. Remissio e lusus però non devono significare mollis educatio. Un esempio di educazione sbagliata (quella di Cambise e Smerdi) nelle Leggi di Platone. Tucidide: amiamo la cultura senza mollezza. La Mastrocola. Hesse. Platone. W. Jaeger.
Quintiliano indica i dicta clarorum virorum e gli electos ex poetis locos tra gli strumenti per educare i bambini, i quali li gradiscono ancora di più se vengono presentati loro giocosamente e gioiosamente:"Etiam dicta clarorum virorum et electos ex poetis maxime (namque eorum cognitio parvis gratior est) locos ediscere inter lusum licet " (I, 1, 36), va bene che i bambini imparino a memoria, giocando, anche le sentenze degli uomini famosi e soprattutto passi scelti dai poeti (infatti lo studio di questi è molto gradito ai piccoli).
L'apprendimento dunque sia un gioco e una gara che diverta, incoraggi e stimoli il ragazzo anche con dei premi: "Lusus hic sit…contendat interim et saepius vincere se putet; praemiis etiam, quae capit illa aetas vocetur"[1], sia questo un gioco…gareggi frattanto (il fanciullo) e pensi piuttosto spesso di essere vittorioso; si alletti anche con i premi che quell'età gradisce.
Per giunta nel gioco si manifestano più schiettamente le inclinazioni di ciascuno:"mores quoque se inter ludendum simplicius detegunt "[2].
"Il gioco è il lavoro dei bambini"[3].
E' comunque necessario concedere qualche intervallo a tutti:"Danda est tamen omnibus aliqua remissio"[4]. O anche: “ Cito rumpes arcum, semper si tensum habueris;/at si laxaris, cum voles erit utilis./Sic lusus animo debent aliquando dari,/ad cogitandum melior ut redeat tibi” (Fedro, 3, 14, 12-13), presto spezzerai l’arco, se lo terrai sempre teso; ma se lo lasci allentato, quando vorrai sarà utile. Così alla mente ogni tanto si devono concedere degli svaghi, perché ti torni migliorata alla riflessione.
Il che non deve significare mollis educatio : "Mollis illa educatio, quam indulgentiam vocamus, nervos omnis mentis et corporis frangit"[5]. quella molle educazione che chiamiamo indulgenza, spezza tutte le forze della mente e del corpo.
Platone attribuisce tale mala educazione alle donne della casa reale persiana del tempo di Ciro il Vecchio il quale, sempre impegnato in operazioni militari, delegò alle femmine la cura dei figli. Queste li viziarono impartendo loro una trofh;n gunaikeivan (Leggi, 694d) , una cura da donne, per giunta donne del re divenute ricche da poco.
I padri combattevano e conquistavano, ma non insegnavano ai figli la disciplina persiana, quella di pastori e guerrieri molto resistenti alle fatiche. Insomma: “periei'den uJpo; gunaikw'n te kai; eujnouvcwn paideuqevnta~ auJtou' tou;~ uJei'~” (Leggi, 695a), Ciro il Vecchio permise che i suoi figli, Cambise e Smerdi, fossero educati da donne e da eunuchi. Sicché essi crebbero come ci si doveva aspettare, dato il loro essere stati allevati trofh'/ ajnepiplhvktw/ (695b) in maniera licenziosa. E quando i due giovani ereditarono il regno, trufh'~ mestoi; kai; ajnepiplhxiva~, gonfi di lussuria e di sregolatezza, per prima cosa uno uccise l’altro perché non sopportava uno stato di parità, quindi costui, ossia Cambise, mainovmeno~[6] uJpo; mevqh~ te kai; ajpaideusiva~, pazzo in seguito al bere smodato e alla mancanza di educazione, perse il potere a opera dei Medi e del cosiddetto “eunuco”[7], che aveva disprezzato la stupidità del re.
Tucidide aveva già fatto dire a Pericle:"filosofou'men a[neu malakiva" "[8], amiamo la cultura senza mollezza.
"Purtroppo, quando noi genitori chiediamo alla scuola che sia facile e divertente, che abolisca le difficoltà, la fatica e l'impegno, noi in realtà chiediamo alla scuola di snaturarsi, e di abdicare anche lei, così come abbiamo abdicato noi"[9].
Invero il gioco può essere laborioso, sanamente competitivo e divertente.
La parola ludus significa "gioco" e "scuola": nel romanzo di H. Hesse Il giuoco delle perle di vetro[10] il protagonista, Josef Knecht, diviene Magister Ludi dopo anni di studio indefesso, un gioco intelligente, pieno di responsabilità e disciplina.
Platone afferma che chiunque voglia eccellere in una qualche attività deve esercitarsi fin dall’infanzia in ogni aspetto che riguarda questa attività, non solo quando si impegna sul serio (spoudavzonta) ma anche quando gioca (paivzonta, Leggi, 643b).
"Il punto capitale della paideia- è questo che ora egli afferma- è un buon allevamento[11]. Questo deve eccitare nell'anima del fanciullo, come in un libero gioco, il desiderio di quello che l'uomo poi sarà chiamato a compiere"[12].
Bologna 27 novembre 2024 ore 20, 18 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Quintiliano, Inst., I, 1, 20.
[2] Quintiliano, Institutio oratoria., I, 3, 8.
[3] J. Hillman, Il codice dell'anima , p. 217.
[4] Quintiliano, Inst., I, 3, 8.
[5] Quintiliano, Inst., I, 2, 6.
[6] Cfr Erodoto III, 38: “pantach'/ w\n moi dh'lav ejsti o{ti ejmavnh megavlw" oJ Kambuvsh"", da ogni punto di vista dunque per me è evidente che molto matto era Cambise.
[7] Erodoto (III, 61, 2) dice che assomigliava a Smerdi e aveva lo stesso nome.
[8] Storie, II, 40, 1
[9] P. Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane, p. 137.
[10] Del 1943.
[11] Leggi, 643 c 8: kefavlaion dh; paideiva" levgomen th;n ojrqh;n trofhvn . Io invece tradurrei:"definiamo punto principale dell’educazione la retta formazione ndr.
[12] W. Jaeger, Paideia (del 1933) 3, p. 389.
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