Rachele Furfaro |
“Furfaro: ‘Alzare gli stipendi
è il primo passo per dire
che la scuola è importante’
Replico con parole che non piaceranno ad alcuni dei miei colleghi.
Spero a pochi.
Non so chi sia questa signora Furfaro, comunque le do torto.
Il primo passo per ridare dignità e prestigio alla scuola è alzare la richiesta di preparazione culturale ai docenti e ai discenti. Quindi non proporre solo dei quiz a quanti vogliono insegnare. Né si deve dare la maturità classica, come ho visto fare a certi presidenti di commissione timorosi di ricorsi, a chi non conosce né la lingua né la letteratura latina e tanto meno la greca. Se i licei tornassero a essere scuole serie, il diploma avrebbe di nuovo un valore e non sarebbero necessari i test d’ingresso all’Università.
Il ministro della pubblica istruzione, tale Bianchi, parla quasi sempre di scuole professionali e istituti tecnici, di scuola e lavoro, mentre i nostri giovani stanno disimparando a scrivere e a parlare. Senza una cultura umanistica da offrire a tutti, si va sempre più verso il conformismo, la sudditanza al potere e l’analfabetismo. Chi non gradisce il liceo classico ovviamente può cambiare indirizzo, ma so per esperienza che la letteratura, se fatta bene da chi la conosce bene e la ama molto, viene amata molto anche da chi la sente raccontare e commentare. Perfino quella latina e quella greca senza le quali non avremmo la cultura europea.
I miei allievi possono confermarlo, giovani e non giovani.
La scuola non buona porta anche alla disoccupazione perché non richiede, non dà niente, non costruisce niente e abitua a non fare niente di impegnativo e costruttivo. Anche parlare bene lo è, e pure molto.
A certi insegnanti possono piacere le sparate demagogiche tipo quella del titolo citato sopra. Non ho letto l’articolo perché il titolo virgolettato è offensivo per chi ha dato la vita alla scuola.
So per esperienza che ci sono molti docenti educatori i quali alla scuola, allo studio e alla propria formazione umana, poi a quella degli allievi hanno dedicato la vita e lo rifarebbero. Molti hanno rinunciato alla famiglia, alla paternità e alla maternità per educare i giovani della comunità. Personalmente sono entrato nella scuola il primo ottobre 1950 e ci vado ancora spesso molto volentieri, e quando mi invitano a tenere conferenze, se non hanno fondi per pagarmi almeno il viaggio e il soggiorno, mi sposto a spese mie.
Certamente se pagano altri relatori, possono e devono remunerare anche me, però già il fatto di trasmettere quanto abbiamo imparato con una vita dedicata allo studio è una gioia che ripaga di tanto impegno.
Pesaro 4 settembre 2022 ore ore 17, 22
giovanni ghiselli
p. s
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