lunedì 14 aprile 2025

Joyce, Ulisse, II sezione, capitolo 4. Calipso. La colazione. Terza parte Dal macellaio. La carne.


Bloom si avvicinò alla mescita di Larry O’ Rourke. Dall’inferriata della cantina veniva fuori a fiotti il molle fortore della birra” p. 79

 

La birra è quasi un personaggio, una compagna di tanti uomini in questo romanzo, come nel bellissimo recente film di Loach The Old Oak.

 

“Buon locale. Niente male come posizione”. Bloom osserva e commenta ogni cosa.

Se ci passasse una linea tranviaria il valore andrebbe su come un colpo di arma da fuoco value would go up like a shot 51.

Il valore del locale gli fa venire in mente il suo lavoro di agente pubblicitario .

“Testa calva dietro la persiana. Vecchio volpone. Non c’è da provare a lavorarselo per un’inserzione”.

Poi pensa di fermarsi per scambiare una parola, da uomo socievole quale è stop and say a word, magari sul funerale about the funeral perhaps-

Quindi un pensiero al morto: Sad thing about poor Dignam, peccato il povero Dignam. Segue un passaggio arzillo e un saluto al birraio: un good day contraccambiato e un Lovely weather, sir bel tempo ’tis all that, meglio di così.

 

I giorni intorni alla metà di giugno sono i più luminosi dell’anno e sarebbero i più belli se il declino della luce non fosse ormai molto vicino.

Ce ne avverte Turgenev: “Sopraggiunsero i migliori giorni dell’anno: i primi di giugno” (Padri e figli, X capitolo).

 

Quindi Bloom fa i conti sulle spese e i profitti del birraio. Non gli va male

C’è la concorrenza ma anche general thirst, una sete universale.  Dublino è pieno di bar che fregano gli ubriaconi. Mettere da parte non possono.  Leopold seguita a fare i conti.

Quindi oltrepassa una scuola. Anche qui urla di scolari come in quella della supplenza di Dedalus nel secondo episodio.

 

 Finestre aperte. L’aria fresca rinforza la memoria Windows open, fresh air helps memory.

 

Ricordo le ultime lezioni di ogni anno scolastico al Terenzio Mamiani dal giugno del 1959 a quello del 1963: che voli di rondini intorno, che gridi nell’aria serena! Poi nell’intervallo la pizzetta. Niente aria condizionata con le finestre chiuse, un freddo da rabbrividire anche con il maglione e da ammalarsi per i germi  di quell’aria artificiale, mefitica.

 

Quindi Bloom si fermò davanti alla vetrina del macellaio Dlugacz 80. He halted before  Dlugacz’s window.51

Seguono pensieri ispirati dalla sensualità: desiderio di carne di animali e di donna.

 

La donna non angelicata, bensì vista come parte della natura.

 

 

 Leopold Bloom  dunque entra nel negozio di un macellaio e osserva le collane di salsicce, i sanguinacci bianchi e neri. Ghiotto. Mangiava con gli occhi la carne insaccata  e inalava tranquillo il tiepido aroma del sangue di maiale cotto e drogato80 and he breathed in tranquilly  the lukewarm of cooked spicy pig’s blood 51

 

 La parola inglese spice  è associabile quella latina species- “which in late latin meant also drug”, (W, Skeat, A concise etymological dictionary of English language, Oxford At The Clarendon Press). Per esempio  in Macrobio  IV-V secolo, Saturnalia,VII, 8, 8, species significa spezie.

Nel latino classico piuttosto apparenza bella o illusoria.

 

Dalla carne da mangiare Blomm passa a quella della domestica dei vicini cui si è accostato. His eyes rested on her vigorous hips 52, i suoi occhi si posarono sulle anche vigorose 81.

 

Cfr. Carducci: “ ché il fianco vigoroso ed il restio

seno a i freni del vel promettean troppa

gioia d’amplessi al marital desio” ( Idillio maremmano, 10- 12)

 

Bloom è poco vigoroso e vorrebbe assimilare quel vigore. Le callipigie non passano inosservate. L’aveva notata quando sbatte va un tappeto sulla corda del bucato.

Sbatte e come perdio!  The crooked skirt swinging whack by whack by whack (52)

La gonna sbilenca le ondeggia a ogni colpo 81.

 

Nell’Asino d’oro di Apuleio,  Lucio è attirato sessualmente dalla servetta Fotide. La vede mentre preparava della trippa per i suoi padroni Panfile e Milone. Fotide dunque scuoteva continuamente il tegame con della trippa e altra carne e quel movimento si comunicava a tutto il suo corpo sicché dondolava mollemente la schiena e ancheggiava che era uno spettacolo

decenter undabat (II, 8) ondeggiava  in modo appropriato.

Undabat è una metafora marina che si usa di solito per le città travagliate povli~ saleuvei (Edipo re, 22-23), la città è in balia dei flutti.

Nell’Ulisse il travaglio è di Bloom.

Poi di nuovo le salsicce staccate e ripiegate. Quindi di nuovo la donna:  carne soda quella lì come di giovenca stallereccia- 81- sound meat there like a stallfed heifer 52.

La donna naturale  dunque, non angelicata.

 E’ offensivo questo?

Non più della naturalizzazione della donna in D’Annunzio:

 “E immersi

Noi siam nello spirito

silvestre,

d’arborea vita viventi;

e il tuo volto ebro

è molle di pioggia

come una foglia,

e le tue chiome

auliscono come

le chiare ginestre,

o creatura terrestre

che hai nome

Ermione.    (La pioggia nel pineto, 52. 61)

La donna può essere più intelligente, sensibile, colta dell’uomo, spesso lo è,  e proprio per questo rimane più vicina alla natura.

 

Bologna 14  aprile 2025 giovanni ghiselli

 

p. s.

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