NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 30 settembre 2022

Un appello a quanti mi leggono

La guerra si avvicina e noi Italiani dobbiamo uscirne assolutamente!

Non sappiamo niente di quanto davvero succede da quelle parti. Non possiamo entrare in guerra in seguito a notizie non verificate e affermazioni propagandistiche. Oggi non ho sentito parlare nessun personaggio contro la guerra.

 Ne scrivo io con tutto me stesso e invoco l’aiuto delle persone che amano vivere e vivere in pace. Oggi un ceffo bellicista gridava che bisogna sputare in faccia a Putin, un altro che il rferendum è una farsa, un terzo che la piazza rossa era piena di gente impaurita o prezzolata e aggiungeva che tutti quanti circondano Putin sono losche figure. Ogni poposta di trattativa viene calpestata: la parola d’ordine è “vincere, vincere, vincere e vinceremo”. Infatti un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.

Dio ci salvi da tutto questo!

Chiedo consenso a questo appello per la pace. L’ora è tragica e pericolosa per  l’umanità intera. Eppure c’è gente che per un poco di denaro invoca il male e il danno comune a tutti.

 

giovanni ghiselli

Pesaro primo ottobre 2022 ore , 028


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I due 18 brumaio e le due maturità

Con la precarietà del lavoro si è formato un grosso strato famelico di giovani semimendicanti oramai anche cinquantenni. Aspirano a piccoli impieghi saltuari e malpagati e si fanno aiutare da genitori e nonni finché sono vivi. Oppure rasentano la malavita e talora ne diventano organici.

Questa sorte una volta era chiamata flessibilità e presentata come un vantaggio per i giovani, come pure la scuola che  non riconosceva più il merito e non selezionava  togliendo ogni valore effettivo ai diplomi conseguiti senza studiare.

Noi eravamo in 30 nella quarta ginnasio del 58-59 e prendemmo il diploma in nove nella  maturità del 1963. In compenso appena laureati si trovava un lavoro corrispondente agli studi fatti.

La maturità che per i giovani della mia generazione era una prova iniziatica quasi tragica, qualche decennio più tardi è diventata una farsa come la replica di alcuni fatti storici secondo Marx con riferimento al 18 brumaio 1799 di Napoleone il Grande,  ripetuto in una seconda edizione nel 1851 da Luigi Bonaparte, Napoleone III il Piccolo.

Pesaro 30 settembre 2022 ore 21, 03


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Non tutto il male viene per nuocere. Oggi è piovuto tutto il giorno: né bici né corsa e potrò mangiare pochissimo per non diventare deforme: un un cetriolo scondito e un cucchiaio di ricotta con un grissino.

Però ho lavorato più a lungo: ho imparato e insegnato di più. Metodo e disciplina ci vogliono.

 

 

 

L’eterno fascismo

Il fascismo di Mussolini impiegò una reazione armata per  disgregare , disorganizzare e immobilizzare il progresso, l’avanzamento della classe operaia e del proletariato agricolo scampato alla prima guerra mondiale. Caduto il fascismo, da Portella della Ginestra in poi ci sono state  stragi di Stato per decenni. I morti di Reggio Emilia di cui cantavamo nel ’68,  e i vari terrorismi con gli opposti estremismi, poi la collusione con la mafia e le tante bombe piazzate in luoghi simbolici. L’ultima trovata è l’impoverimento fino alla miseria di milioni di persone dovuto a una guerra che è nata da violenze  prima localizzate poi volutamente estese attraverso provocazioni continue, propagande belliciste contrapposte, distruzioni di città, massacri di popolazioni,  invio continuo di armi e di armati. Da una parte e dall’altra. Infine la minaccia atomica. Si tratta sempre di tenere i popoli sotto controllo da parte delle oligarchie incensate dai media al loro servizio. Quando un personaggio anomalo del ceto dirigente ha provato a differenziarsi da tale metodo è stato ammazzato politicamente o anche fisicamente come Aldo Moro per fare solo un esempio.

 

Pesaro 30 settembre 2022 ore 19, 50

giovanni ghiselli

 

La città di Pesaro e il suo sindaco

Poco fa ho ascoltato il sindaco di Pesaro Matteo Ricci che parlava in televisione (Sky tg24)

Ha parlato di ricostruzione da fare sopra base del PD che del resto deve cambiare strada e identità. Questo è giusto.
Come pesarese, residente a Pesaro, che vota a Pesaro, anche se ci vivo fisso solo nei mesi estivi, mi sento in dovere di dare dei suggerimenti pure se non ho votato PD.
Tuttavia se questo partito assumesse una buona e forte identità di sinistra potrei farlo prossimamente, e come me tanti altri cui manca da tanti anni una politica di sinistra.
Dunque: l’identità del partito rinnovato deve piacere, ossia essere utile e congeniale ai poveri e ai non abbienti. Quindi va ripudiata questo attuale metodo, questa via che, scoscesa come la morte, ha indotto tanti operai a votare per la destra.
Anche parecchi insegnanti, a quanto mi dicono, hanno votato a destra. Un poco perché sono poveri se non hanno soldi di famiglia, ma forse ancora di più perché la scuola è stata maltrattata e la cultura calpestata da governi magna pars dei quali era costituita dal PD.
Pesaro, come ho scritto più volte, è stata una delle città dalla cultura umiliata. Qui prevalgono le motociclette e le bancarelle.
Tralascio il mio caso personale che non ha importanza anzi non esiste a livello di cultura pesarese, a parte ex colleghi che mi leggono nel blog e mi chiedono perché non tengo conferenze nella mia città.
Questa città è piena di bancarelle, di  moto rumorose,  e quasi vuota di cultura.
E’ vero che c’è il festival rossiniano ma dura solo un paio di settimane in un anno. Negli altri mesi, nemmeno tutti, ci sono due cinema (Solaris e Loreto) con buone programmazioni, e quasi nient’altro.
Domenica tornerò a Bologna. Poi già in ottobre dovrò tenere un corso ogni martedì in questa città e lezioni in altre (Rovigo, Benevento, San Giorgio del Sannio) che mi hanno adottato culturalmente. Nel corso dell’anno scolastico dovrò andare a Cento, Ferrara, di nuovo a Rovigo, poi a Roma, Faenza, Brescia, Siracusa che io sappia fino a questo momento.
Nei tre mesi di Pesaro studio, sebbene disturbato dal rumore delle motociclette, e faccio sport: bici, corsa, nuoto. Con gioia.
Mi dispiace non poter parlare ai miei concittadini ma conservo la casa dove abitai fanciullo e adolescente, un’altra ereditata da una zia, un poco di terra nel pesarese ereditata dalla nonna, e l’accento che ho imparato e preso da bambino nelle strade e nelle scuole di Pesaro, sebbene in casa mia si parlasse aretino Noi stiriamo le vocali, le allunghiamo. Quando mi chiedono se sono di Pesaro dovunque mi ascoltino da Bolzano a Perugia, a Siracusa, rispondo “sì certo”, e sono molto contento di avere conservato l’identità linguistica presa dai giochi dell’infanzia e dai compagni di scuola di questa città. Catullo la definiva moribunda sedes Pisauri e nel semestre invernale lo è ancora. Bisognerebbe vivacizzarla con iniziative culturali quali ho trovato in città anche meno grandi e senza il mare per giunta.

 
Pesaro 30 settembre 2022 ore 17, 13
giannetto antico Pesarese

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Le truppe di colore al bivacco

Sarà difficile cambiare questo regime che si è rafforzato con le elezioni anche se sta preparando freddo e fame per milioni di Italiani.

Sarà molto difficile perché l’esecutivo è sostenuto da potentati mondiali che intendono fare di noi le truppe di colore messe al bivacco nell’anticamera del sanguinoso macello ucraino.

La stessa opposizione parlamentare non ha la forza né la volontà di opporsi davvero a chi veramente comanda.

La speranza è una reazione vitale e morale del popolo oppresso. Una percentuale significativa ha già manifestato il proprio rifiuto di tale progetto non andando a votare.

Personalmente intendo continuare a scrivere e parlare in difesa e in lode del bene, della pace e del bello della vita.


Pesaro 30 settembre 2022 ore 12, 05


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La Tauride era un luogo di sacrifici umani

Ora che si chiama Crimea ed è abitata da Russi, Zelenskij la vuole rioccupare a costo di una guerra atomica sempre più probabile. Quanti uomini donne bambine e bambini dovranno morire?
L’Italia politica non si dissocia da tale progetto criminale distruttivo e auto distruttivo. Dobbiamo farlo noi, deve farlo il popolo italiano prima che sia troppo tardi.
 
L’ Ifigenia in Tauride ( 414) di Euripide denuncia i sacrifici umani che gli uomini attribuiscono alla volontà degli dèi mentre sono manifestazioni della loro ignoranza e crudeltà. Un altro tema è quello dell’amicizia: un legame più forte di quello del sangue.
Non è possibile che Leto, la compagna di Zeus, dice la figlia di Agamennone e sacerdotessa di Artemide,  abbia partorito tanta stupidità (tosauvthn ajmaqivan, 387). Giudico non credibili (a[pista krivnw) anche i conviti di Tantalo[1] agli dèi, che questi abbiano goduto del pasto del figlio- paido;" hJsqh'nai bora'/ (388), e ritengo che la gente di qui, essendo loro assassini di uomini- aujtou;~ o[nta~ ajnqrwpoktovnou~-389, attribuiscano alla dea la loro malvagità (to; fau`lon, 390).
Infatti credo che nessuno tra i numi sia cattivo ( oujdevna ga;r oi\mai daimovnwn ei\nai kakovn, 392).

Pesaro 30 settembre 2022 ore 10, 46
giovanni ghiselli
 


[1] Cfr. Pindaro, Olimpica I, 35-53.

La pace induce all’ottimismo, la guerra piuttosto alla paura e alla servitù

La tragedia di Euripide  Supplici,   del 422,  ripropone il mito di Stato, già presente nella Medea, di Atene quale rifugio dei perseguitati e polemizza con Sofocle a proposito delle leggi scritte che contraddistinguono la democrazia, mentre la loro assenza significa l’arbitrio tirannico o per lo meno oligarchico.
 
Teseo il re di Atene, paradigma mitico di Pericle, aiuta le madri dei Sette caduti a Tebe cui Creonte vuole negare la sepoltura.
 
In questa tragedia c’è una rara e anomala dichiarazione di ottimismo.
Teseo esprime un ottimismo sostanziale:"disse una volta un tale[1] che il male/tra gli uomini prevale sul bene;/ebbene io ho un'opinione contaria a questi,/il bene per gli uomini prevale sul male pleivw ta; crhsta; tw`n kakw`n ei\nai brotoi`~-;/se non fosse così non vivremmo nella luce./Approvo chi tra gli dèi diede un ordine/alla vita da confusa e bestiale ,/prima di tutto infondendoci l'intelligenza (ejnqei;" suvnesin[2]), poi/dandoci la lingua come messaggera della parola…"(vv. 196-204). "Tale protesta contro il pessimismo scaturisce proprio dal cuore del poeta, perché non è minimamente richiesta dal contesto della tragedia. Le Supplici furono in verità scritte da Euripide in uno stato d'animo di particolare letizia, al tempo della pace di Nicia"[3].
 
La pace dunque induce all’ottimismo. Ora molti governi vogliono che la guerra continui per spingere i sudditi, non più cittadini, all’avvilimento e alla paura  del potere, insomma alla servitù. Ad alcuni mascalzoni asserviti danno fastidio le richieste di pace. Ieri sera in televisione il buon Michele Santoro deprecava la guerra e un suo antagonista assoldato da chi vuole che la guerra continui cercava di interromperlo approvando l’invio di armi che possono scatenare un conflitto mondiale terrificante.
 

Pesaro 30 settembre 2022 ore 10, 05
giovanni ghiselli

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"A quanto sembra fu principalmente Prodico di Ceo a sostenere l'opinione che nel mondo e nella vita umana predomina il male",  M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 165.
[2] Abbiamo visto che nell'Oreste, scritta in un  anno meno fausto (408) è proprio l'intelligenza  che rende malato il protagonista (v. 396) 
[3] M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 166.

La bellezza e la cultura giustificano la vita umana

Il benessere dell’albero per le sue radici
 
425 L’Ecuba è una delle grandi tragedie troiane contro  la guerra, attuale più che mai  in questi giorni. La protagonista chiede compassione per Polissena ai Greci che vogliono sacrificarla: “mhde; ktavnhte tw`n teqnhkovtwn a{li~ 278.
Polissena preferisce morire conservando il suo bello stile regale che sopravvivere cadendo in servitù.
La giustificazione estetica della vita umana,  il culto della bellezza, è un'altra delle ragioni per cui i Greci sono nostri padri spirituali.
Soltanto nella bellezza si può tollerare il dolore di vivere, afferma  la principessa troiana quando antepone una morte dignitosa a una vita senza onore: "to; ga;r zh'n mh; kalw'~ mevga~ povno~, (Ecuba , v. 378),  vivere senza bellezza è un grande tormento".
 
Verrà imitata dalla Cleopatra di Plutarco e di Shakespeare
La bellezza e la dignità della morte vengono anteposte alla degradazione della vita da Cleopatra, l'ultima dei Tolomei: lo capisce l'ancella Carmione la quale, al soldato che, vedendo il cadavere della regina, le ha domandato : "kala; tau'ta Cavrmion ;" è bello questo?, la regina risponde con il suo ultimo fiato: "kavllista me;n ou\n kai; prevponta th'/ tosouvtwn ajpogovnw/ basilevwn" (Plutarco, Vita di Antonio, 85, 8), è bellissimo e si confà a una donna che discende da re tanto grandi.
 
Lo stesso personaggio (Charmian) dell'Antonio e Cleopatra di Shakespeare, all'ottuso guardiano (First Guard) che le ha posto la medesima domanda retorica (Charmian, is this well done?) , replica : "It is well done, and fitting for a princess-Descended of so many royal kings. Ah, soldier! (5, 2)", è ben fatto e adatto a una sovrana discesa da tanti nobili re. Ah soldato!
 
 
Pesaro 30 settembre 2022

p. s
La bellezza è  sempre associata alla cultura, è un fatto di cultura.
Dedico questa riflessione al mio antenato Canonico Carlo Martelli di Sansepolcro del quale, leggo: “ riconosciuto degno pe’ suoi talenti di appartenere ad una Società Letteraria, è stato ascritto al di Lei Corpo in qualità di Accademico Corrispondente con Deliberazione del dì 26 Gennaio 1831. L’ACCADEMIA DEGLI INFECONDI DI PRATO.
Sento il benessere del ramo per l’albero sul quale è cresciuto.
"Il benessere dell'albero per le sue radici, la felicità di non sapersi totalmente arbitrari e fortuiti, ma di crescere da un passato come eredi, fiori e frutti, e di venire in tal modo scusati, anzi giustificati nella propria esistenza- è questo ciò che oggi si designa di preferenza come il vero e proprio senso storico"[1]. E’ l’aspetto antiquario dell’amore per la storia.
 
 


[1] F. Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita, in Considerazioni inattuali II, 3.

I discorsi contrapposti

Dissoi; lovgoi insopportabili per i dogmatici ignoranti. Reagiscono ammazzando o insultando  
 
La malevolenza verso le donne spartane e la sua confutazione
 
429L’Andromaca di Euripide contiene l’attacco ai costumi spartani, soprattutto a quelli delle “dissolute” ragazze e donne di Sparta. Peleo, il nonno di Neottolemo ucciso dalla pretaglia deifica che spartaneggiava esecra le Spartane e i loro costumi: neppure se lo volesse, potrebbe restare onesta ("swvfrwn", v. 596) una delle ragazze di Sparta che insieme ai ragazzi, lasciando le case con le cosce nude ("gumnoi'si mhroi'"",  v.598) e i pepli sciolti, hanno corse e palestre comuni, cose per me non sopportabili " (Andromaca, vv.595-600).
 
Plutarco dà un'interpretazione non malevola dello stesso fatto: il legislatore volle che le fanciulle rassodassero il loro corpo con corse, lotte, lancio del disco e del giavellotto (…) per eliminare poi in loro qualsiasi morbidezza e scontrosità femminile, le abituò a intervenire nude nelle processioni, a danzare e a cantare nelle feste sotto gli occhi dei giovani (Vita di Licurgo , 14). E' interessante il fatto che   Erodoto  (I, 8)  viceversa fa dire a Gige:"la donna quando si toglie le vesti, si spoglia anche del pudore". 
 
Andromaca dal canto suo   lancia un anatema contro la genìa dei signori del Peloponneso, chiamati yeudw'n a[nakte~ :" o i più odiosi  (e[cqistoi) tra i mortali per tutti gli uomini, abitanti di Sparta, consiglieri fraudolenti, signori di menzogne, tessitori di mali, che pensate a raggiri e a nulla di retto, ma tutto tortuosamente, senza giustizia avete successo per la Grecia (vv.445-449).
 

Pesaro 30 settembre 2022 ore 9, 13
giovanni ghiselli

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giovedì 29 settembre 2022

Una fantasia contro natura

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Vediamo alcune espressioni della fantasia contraria alla natura di generare senza l'unione tra l'uomo e la donna
, creature che invece secondo natura sarebbero naturalmente quant'altre mai congeniali tra loro.
Sentiamo innanzitutto Giasone nella Medea :"Crh'n ga;r a[lloqevn poqen brotou;"-pai'da" teknou'sqai, qh'lu d j oujk ei\nai geno": -cou{tw" a]n oujk h\n oujde;n ajnqrwvpoi" kakovn" (vv. 572-575), bisognerebbe infatti che in altro modo, donde che sia, gli uomini generassero i figli, e che la razza delle donne non esistesse, così non ci sarebbe nessun male per gli uomini.
Insomma il male è la femmina. 
 
Nell'Ippolito il protagonista, sdegnato con la matrigna, è talmente disgustato e terrorizzato dalle donne,  ingannevole male per gli uomini ("kivbdhlon ajnqrwvpoi"  kakovn ", v. 616), male grande ("kako;n mevga", v. 627), creatura perniciosa, o, più letteralmente, frutto dell'ate[1] ("ajthrovn[2]... futovn", v. 630) che auspica la loro collocazione presso muti morsi di fiere (vv. 646-647) e la propagazione della razza umana senza la partecipazione delle femmine umane.
Sentiamo alcune parole del "puro" folle che dà in escandescenze:
 "O Zeus perché ponesti nella luce del sole le donne, ingannevole male per gli uomini?  Se infatti volevi seminare la stirpe umana, non era necessario ottenere questo dalle donne , ma bastava che i mortali mettendo in cambio nei tuoi templi oro e ferro o un peso di bronzo, comprassero discendenza di figli, ciascuno del valore del dono offerto, e vivessero in case libere, senza le femmine. Ora invece quando dapprima stiamo per portare in casa quel malanno, sperperiamo la prosperità della casa" (vv. 616-626).
 
Si ricordi a questo proposito la nascita di Atena dalla testa e di Dioniso dalla coscia di Zeus che rapì il feto al fuoco  dove bruciava la madre Semele e disse:
  Vieni, Ditirambo, entra
in questo mio maschio ventre (ejma;n a[rsena tavnde ba'qi nhduvn) Baccanti 526-527).
 
Nelle Eumenidi di Eschilo, Apollo difende Oreste matricida dicendo che può esserci il padre senza la madre, come dimostra Atena che non è stata nutrita in tenebre di ventre (oujk ejn skovtoisi nhduvo" teqrammevnh, 665) ma è un germoglio quale nessuna dea può generare.
Comunque non è la madre tevknou tokeuv", generatore del figlio, poiché ella è solo trofo;" nutrice del feto seminato, tivktei d j oJ qrwv/skwn, genera chi la monta. 
 
Nell'Orlando furioso (1532) troviamo echi di questo risentimento contro le donne, messi in bocca al personaggio di Rodomonte, scartato da Doralice.
Prima il"Saracin" biasima, "catullianamente", l'instabilità e la perfidia delle donne:" Oh feminile ingegno,-egli dicea-/come ti volgi e muti facilmente[3],/contrario oggetto a quello della fede!/Oh infelice, oh miser [4] chi ti crede!" (27, 117). 
 Quindi Rodomonte aggiunge il motivo esiodeo della femmina umana imposta come punizione all'umanità maschile:"Credo che t'abbia la Natura e Dio/produtto, o scelerato sesso, al mondo/per una soma, per un grave fio/de l'uom, che senza te saria giocondo:/come ha prodotto anco il serpente rio/e il lupo e l'orso, e fa l'aer fecondo/e di mosche e di vespe e di tafani,/e loglio e avena fa nascer tra i grani" (27, 119). Infine l'amante infelice rimprovera la Natura, come Ippolito e Giasone, poiché costringe gli uomini a mescolarsi con le donne per la riproduzione:"Perché fatto non ha l'alma Natura,/che senza te potesse nascer l'uomo,/ come s'inesta per umana cura/l'un sopra l'altro il pero, il sorbo e 'l pomo?/Ma quella non può far sempre a misura:/anzi, s'io vo' guardar come io la nomo,/veggo che non può far cosa perfetta,/poi che Natura femina vien detta"(120).
 
Un motivo questo presente anche nel Paradise Lost (1658-1665) del "puritano d'incrollabile fede"[5] John Milton (1608-1674). In questo poema  Adamo si chiede perché il Creatore, che ha popolato il cielo di alti spiriti maschili, ha creato alla fine sulla terra questa novità, questo grazioso difetto di natura ( this fair defect [6] of Nature ) e non ha riempito subito il mondo con uomini simili ad angeli senza il femminino, o non ha trovato un altro modo per generare l'umanità ("or find some other way to generate Mankind? ", X,  888 e sgg.).
 
   Questo desiderio del maschio deluso è stato realizzato per sé dal Dio biblico che crea il mondo senza alcuna presenza femminile, come fa notare Fromm:"Il racconto non ha inizio con le parole:" In principio era il caos, in principio era l'oscurità", bensì, "In principio Dio creò...."-dunque lui solo, il dio maschile, senza intervento né partecipazione da parte della donna-cielo e terra. Dopo l'interruzione di una frase in cui risuonano ancora le antiche concezioni, il racconto prosegue:"E dio disse:"sia la luce", e la luce fu (Gn. 1, 3). Qui in tutta chiarezza compare l'estremo della creazione solamente maschile, la creazione per mezzo esclusivo della parola, la creazione attraverso il pensiero, la creazione attraverso lo spirito. Non si ha più bisogno del grembo materno per generare, non più della materia: la bocca dell'uomo che pronuncia una parola ha la capacità di creare la vita direttamente e senza bisogno d'altro (...) Il pensiero che l'uomo sia in grado di creare esseri viventi soltanto con la sua bocca, con la sua parola, dal suo spirito, è la fantasia più contronatura che sia immaginabile; essa nega ogni esperienza, ogni realtà, ogni condizione naturale, spazza via ogni vincolo posto dalla natura per raggiungere quell'unico  scopo: rappresentare l'uomo come assolutamente perfetto, come colui che possiede anche la capacità che la vita sembra avergli negato: la capacità di generare"[7].
 E meno male che poi "il Signore Dio disse:"Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" (Genesi, 2, 23).
 
 La stessa fantasia viene denunciata da Alonge nei drammi di Ibsen in particolare ne Il costruttore Sollness del 1892:"L'uomo odia la donna, la odia perché ha invidia del suo ventre…Non ci sono donne nella religione del capitale. Il dio padre corrisponde esattamente al dio creatore. Il Figlio discende direttamente e misteriosamente dal Padre. Nell'olimpo cristiano la Vergine tenta di nascondere a malapena un evidente processo di partenogenesi maschile"[8]. 
 
La paura della donna: è la donna che fa paura a molti uomini
Sentiamo anche il lunatico Re Lear di Shakespeare:" Guardate quella signora che sorride in modo affettato, la cui faccia fa presagire neve dove il corpo si biforca, che affètta virtù e scuote il capo a sentir nominare il piacere; la puzzola e il cavallo nutrito d'erba fresca non vanno là con un appetito più sfrenato. Sotto la vita esse sono centauri, sebbene donne nella parte superiore (down from the waist they are centaurs, though women alla above); solo fino alla cintola esse sono eredi degli dèi;  sotto è tutta del demonio: lì c'è l'inferno, lì ci sono le tenebre, lì c'è la voragine solforosa che brucia, che scotta, c'è il fetore, c'è la consuzione" (King Lear, IV, 6).

 
Pesaro 28 settembre 2022 ore 20, 43


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[1] L'accecamento mentale, una smisurata forza irrazionale.
[2] Ricorda che la protagonista dell'Andromaca fa l'ipotesi:" eij gunai'ke;" ejsmen ajthro;n kakovn "(Andromaca, v. 353), se noi donne siamo un male pernicioso.
[3] Cfr. il già citato "varium et mutabile semper/femina " diVirgilio (Eneide , IV, 569-570). 
[4] Questo miser risale alla letteratura latina nella quale, a partire da Catullo, dicono alcuni,  assume il significato di persona infelice per l'amore non contraccambiato.  In realtà se ne trovano già diversi esempi in Plauto. Qui ne do un paio:"miseriorem ego ex amore quam te vidi neminem" dice l'anziano Alcesimo al vecchio amico Lisidamo innamorato di Casina (v. 520), non ho mai visto uno più infelice, per amore, di te. Più avanti lo stesso innamorato conferma:"Neque est neque fuit me senex quisquam amator adaeque miser" (685), non c'è e non c'è stasto un vecchio innamorato infelice quanto me. 
[5] C. Izzo, Storia della letteratura inglese, p. 517.
[6] Cfr. questo nesso ossimorico con kalo;n kakovn, bel malanno, sempre riferito alla donna da Esiodo nella Teogonia ( v. 585). Ci torneremo più avanti.
[7]E. Fromm, Amore sessualità e matriarcato , trad. it. Mondadori, Milano, 1997. p. 104 e 105.
[8] R. Alonge, Epopea borghese nel teatro di Ibsen, Guida Editori, Napoli, 1983, p. 139.

Nessuno è felice secondo Euripide e Piero Ottone.

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431 La tragedia Medea afferma che lo
qumov~, la parte emotiva è preponderante su quella razionale.
Poi esclude la felicità dalla vita dell’uomo

Con qumov" sono composte le parole che designano le due parti meno alte dell'anima nella Repubblica di Platone: qumoeidev"  (composto  da qumov" +ei\do~) è l'elemento irascibile che deve essere alleato con il logistikovn  (cfr.  logivzomai, "calcolo", "penso") , la componente razionale, nel presiedere all' ejpiqumhtikovn (cfr. ejpiqumevw, "bramo") l'elemento appetitivo, la parte maggiore e la più insaziabile di ricchezze (439 sgg.).
La  Medea  di Euripide  individua nel suo animo  un conflitto tra la passione furente e i ragionamenti, quindi comprende che l'emotività, sebbene sia causa dei massimi mali, per gli uomini è più forte dei suoi propositi:" Kai; manqavnw me;n oi\\\a dra'n mevllw kakav,-qumo;" de; kreivsswn tw'n ejmw'n bouleumavtwn,-o{sper megivstwn ai[tio" kakw'n brotoi'""( Medea,  vv. 1078-1080), capisco quale abominio sto per compiere, ma più forte dei miei ragionamenti è la passione, che è causa dei mali più grandi per i mortali",  dirà la furente nel quinto episodio dopo avere preso la decisione folle di uccidere i figli . 
Le cose mortali non ora per la prima volta considero ombra skiavn, 1223
e senza timore potrei dire che gli uomini i quali si credono
 pieni di sapere –tou;~ sofouv~-e indagatori di ragioni
proprio costoro meritano l'accusa della più grande follia megivsthn mwrivan.
Tra i mortali infatti non c'è nessun uomo che sia felice oujdeiv~ ejstin eujdaivmwn ajnhvr,
quando passa un'ondata di prosperità, uno può diventare
 più fortunato di un altro eujtucevstero~ a[llou, ma felice nessuno-eujdaivmwn
d j a]n ou[. 1230
Sono le parole del messo che concludono il racconto della prima strage di Medea.
"Gianni Agnelli è stato un uomo fortunato, nel senso che gli dei gli procurarono, all'apparenza, tutto quanto si può desiderare nella vita. Ma non è stato un uomo felice" scrive Piero Ottone pochi giorni dopo la morte di questo personaggio molto noto, invidiato e corteggiato (in Il Venerdì di "la Repubblica" del 31  gennaio 2003, p. 19).
 
Pindaro chiama l'uomo "sogno di ombra" (skia'" o[nar/a[nqrwpo"", Pitica VIII, vv. 95-96 ).
 

Pesaro 28 settembre 2022 ore 20, 31
giovanni ghiselli

Ottime spose. Alcesti di Euripide poi Ermione di Shakespeare

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438 L’Alcesti presenta difficoltà familiari anche quando la moglie è ottima - gunhv t  j ajrivsth tw'n uJf j hjlivw/ makrw'/"( Alcesti, v.151)
il Coro formato da vecchi di Fere, amici del re, conclude il primo stasimo cantando: “ou[pote fhvsw gavmon eujfraivnein-plevon h] lupei'n, toi'" te pavroiqen-tevkmairovmeno" kai; tavsde tuvca"-leuvsswn basilevw",  o}sti" ajrivsth"-ajplakw;n ajlovcou th'sd j, ajbivwton-to;n e[peita crovnon bioteuvsei”, (vv. 238-242), non dirò mai che le nozze portino gioia più che dolore, argomentandolo dai fatti passati e vedendo questa sorte del re, il quale, persa questa ottima sposa, vivrà in futuro una vita non vita.
Gli sposi separati poi miracolosamente riuniti torneranno  nel Racconto d’inverno
In Racconto d'inverno  (The winter’s tale) di Shakespeare (1610) Ermione compare come statua al geloso marito Leonte, il re di Sicilia che sedici anni prima l'aveva accusata di infedeltà e condannata a morire.
Nella casa di Paolina è custodita una statua dalle sembianze di Ermione: Leonte si strugge dal dolore guardando come essa sia perfettamente somigliante alla moglie.
 Paolina allora svela che la statua è in realtà Ermione stessa, trasformata in statua per magia per non permetterle di morire di dolore: Paolina rompe l'incantesimo, riconducendo la regina a nuova vita. La tragicommedia si conclude con il preannunciato matrimonio tra Florizel e Perdita-la figlia ritrovata anche questa da Leonte - e tra Camillo e Paolina
 
 Nell'esodo di questa tragicommedia Alcesti tornerà in scena velata e silenziosa come una statua e non si capisce se sia tornata viva o morta: Admeto prima di riconoscerla le tende la mano come se dovesse tagliare il capo alla Gorgone (kai; dh; proteivnw, Gorgovn j wJ~ karatomw`n v.1118) che avrebbe pietrificato Perseo se l'avesse guardata.
 
Pesaro 38 settembre 2022 ore 19, 58
giovanni ghiselli

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Alcune quintessenze di Sofocle

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Sofocle antepone i legami di sangue a quelli istituzionali, le leggi dell’Olimpo e della coscienza a quelle scritte, e mette in rilievo la ricerca dell’identità del protagonista tragico che non si ferma davanti a nessun rischio, a nessuno ostacolo (
Antigone, Aiace, Edipo re).
 
Mostra che una parola (come novmo~) può avere significati diversi secondo chi la pronuncia.
 
Inoltre il poeta di Colono opera una smontatura del logos dei suoi personaggi: Edipo è colpevole poiché riconosce solo tardi i limiti della sua intelligenza. Il suo peccato  è la presunzione intellettuale manifestata  con queste parole: "arrivato io,/ Edipo, che non sapevo niente, la[1] feci cessare,/ azzeccandoci con l'intelligenza (gnwvmh/ kurhvsa" ) e senza avere imparato nulla dagli uccelli" ( Edipo re, vv. 396- 398).
Gli uccelli forse non conoscono il destino, tuttavia
“Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio” ( et unus ex illis non est in oblivione coram Deo,  Luca, 12, 6).
Quindi:  there is a special providence in the fall of a sparrow" (Shakespeare, Amleto, V, 2), c'è una provvidenza speciale perfino nella morte di un passero.
 
L’imperatore Giuliano era un attento osservatore di tale segno. Ammiano Marcellino commenta questa attenzione scrivendo che gli auspici si traggono dagli uccelli non perché loro conoscano il futuro sed volatus avium dirĭgit deus (21, 1, 9).
"Il destino dell'uomo è inserito nell'ordine divino del mondo; e quando l'ordine divino e il disordine umano vengono al cozzo, si sprigiona la scintilla della tragedia"[2].
 Le parole conclusive dell’Antigone contengono la morale del dramma e presentano la  quintessenza del sofocleismo:" Il comprendere (to; fronei'n) è di gran lunga il primo requisito/della felicità; è necessario poi non essere empio/ in nessun modo negli atti che riguardano gli dèi" (vv. 1347-1349).
Comprendere  significa capire l'ordine cosmico e osservare l’ordine del cosmo aiuta a comprendere.
Nel Timeo Platone scrive che dio ci ha donato la vista affinché, contemplando nel cielo i giri dell’intelligenza, ce ne giovassimo per i moti circolari della nostra mente-  †na t¦j ™n oÙranù toà noà katidÒntej periÒdouj crhsa…meqa ™pˆ t¦j perifor¦j t¦j tÁj par j   ¹m‹n diano»sewj  che sono affini a quelli celesti i quali però sono ordinati mentre i nostri circuiti sono disordinati. Così noi, ammaestrati, possiamo correggere l’irregolarità dei nostri giri mentali imitando quelli della divinità che sono regolari 47 b-c-

 
Pesaro 28 settembre 2022 ore 18, 01

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[1] La Sfinge.
[2]  V. Ehrenberg, Sofocle e Pericle , p. 40.