Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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sabato 3 settembre 2022
Nietzsche, Cristo e Francesco
Nietzsche stacca Gesù dalla Chiesa cattolica. Ne fa talora un idiota, talora un “santo anarchico” e un “ delinquente politico”[1].
Nell’Idiota di Dostoevskij si legge una stroncatura del cattolicesimo. Sentiamo il protagonista lanciato in un’invettiva: “Anzitutto, non è una fede cristiana!... Il cattolicesimo romano crede che, senza una potenza imperiale, la fede cristiana non possa sussistere nel mondo, e grida al tempo stesso: Non possumus! Secondo me, il cattolicesimo romano non è nemmeno una religione, ma è la continuazione dell’impero romano, e tutto in esso è sottoposto a questa idea, cominciando dalla fede. Il papa vi ha conquistato il trono terrestre ed ha alzato la spada. Da quei tempi, ogni cosa prosegue in tal modo, solo che alle spade hanno aggiunto la menzogna, la furberia, l’infingimento, il fanatismo, la superstizione, la scelleratezza, trastullandosi coi più sacri, più sinceri, più ardenti sentimenti, i migliori sentimenti del popolo. Ogni cosa è stata venduta da Roma per denaro, per il vile potere temporale”[2].
Papa Francesco ha ereditato e fatto resuscitare qualcosa del Cristo ostile al potere del denaro e inviso ai potenti.
Ricordo alcune parola cristesche del Nuovo Testamento quasi sempre ignorate: “Amen dico vobis. Dives difficile intrabit in regnum caelorum. Et iterum dico vobis: facilius est camelum per foramen acus transige quam divitem entrare in regnum Dei” (N. T. Matteo, 19, 23-24).
Chi vuole minimizzare o annullare questo messaggio rivoluzionario del Cristo sostiene che camelum traduce una paola aramaica che significa non cammello, bensì corda. Non cambierebbe niente.
Sant’Ambrogio[3] nel De Nabuthae già ricordato da Papa Francesco[4], scrive: “Non de tuo largiris pauperi sed de suo reddis” (53), non concedi del tuo al povero, ma gli rendi del suo.
Scrivo questo post contro i tartufi che si professano cristiani poi lottano con ogni mezzo per difendere le ricchezze spropositate e propugnare la sussistenza di povertà e miseria tra gli italiani e in tutto il mondo.
Mi firmo con orgoglio aggiungendo i miei titoli accademici della Accademia di Cristo, di Ambrogio e di Francesco
Gianni il poverello di Pesaro, il villanello cui la roba manca, il mendicante della bellezza e della bontà.
[1] L’Anticristo, 27.
[2] L’Idiota, p. 687.
[3] 340-397
[4] Cotidie Nabuthae sternitur, cotidie occiditur…Nescit natura divites, quae omnes pauperes generat. Neque enim cum vestimentis nascimur, cum auro argentoque generamur. Natura omnes similes creat, omnes similes gremio claudit sepulchri ( Ambrogio, De Nabuthae,1 -.2)
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