mercoledì 9 aprile 2025

Ifigenia XXIV. Il taxi della salvezza.


 

Non sapevamo come fare. A un tratto, sebbene non si vedessero automobili in giro, ci venne in mente l’esistenza dei taxi. Finalmente una voce rispose al telefono. Supplicai di mandarne uno al più presto : mia moglie, incinta, doveva ricevere la benedizione estrema della madre soggetta a sua volta all’estrema unzione, dissi.

Mi era venuta in mente Filumena Marturano.

La voce fredda o raffreddata rispose che si sarebbe  fatto il possibile. Quindi ci vestimmo e ci attaccammo alla finestra che risponde alla strada schiacciando i nasi abbastanza pronunciati e già un poco incurvati contro il vetro per antivedere l’arrivo sotto casa dell’autoambulanza necessaria al salvataggio del nostro amore in pericolo serio.

Dovevamo predisporci a scendere nella strada.

 Tuttavia ogni tanto staccavamo i nasi dalle lastre fredde per darci dei baci, scaldarci e incoraggiarci a vicenda. Ifigenia faceva domande allarmate: “Se la neve che cade da ore causando incidenti avesse ostruito e bloccato ogni strada?”. La guardavo allargando le braccia in segno di impotenza disperata, ma pensavo che lei invece  sperasse di essere costretta dalle circostanze a una rivelazione, quindi a una rottura con il marito.

Io al contrario temevo che se il nostro rapporto avesse preso la strada piatta della legalità avrebbe perso quel gusto piccante del proibito, del momentaneo rubato alla consuetudine rugginosa. Per me era imprtante che si conservasse e durasse il più possibile a lungo quel tanto di furtivo che eccita il desiderio e innalza, potenzia la sensualità fino a prestazioni veramente olimpiche.

 

Finalmente scorgemmo un taxi in arrivo. Era bianco e giallo. “Ecco la Margherita della salvezza!”, esultò Ifigenia. “Bellina,  monella!” pensai tutto contento che potesse tornare a casa sua e mi lasciasse solo a riflettere in pace e in silenzio.

 

L’ascensore era occupato sicché scendemmo i cinque piani di scale saltando precipitosamente i gradini a due o tre per volta ma senza cadere. Poi finalmente la ragazza entrò nel taxi. “Ti abbraccio forte ” le gridai, quindi pregai il tassista di fare presto. L’uomo indicò la neve senza dire parola. Risalìi adagio le scale.  Ero in contraddizione con me stesso: da una parte ero contento che Ifigenia tornasse  nel legittimo talamo, dall’altro temevo  che il nostro castello incantato svanisse prima del tempo. In effetti non aveva fondamenta profonde né solide mura. Intanto eravamo fuori pericolo. Erano le sette e un quarto di quel 29 novembre.

 

Ora so che la mia paura era interna: un sentimento di colpa che si aspettava un castigo. Oscuri terrori superstiziosi o piuttosto scrupoli morali per i nostri inganni?

Ora so  che Cristo salvò la vita all’adultera e perdonò la peccatrice: “dico tibi: remissa sunt peccata eius multa quondam dilexit multum; cui autem minus dimittitur minus diligit.  Dixit autem ad illam: “Remissa sunt peccata tua” - N. T. Luca, 7, 47- 48).

 Parole santissime. Valgano anche per me e per Ifigenia che oltretutto non è più in questa dimensione.

 Se ho peccato fu in diversi paesi e oramai le donne sono tutte morte.  Impiegherò il tempo che mi resta a onorarle scrivendo, e a pregare per loro.

Chiudo con questa piccola ma devota orazione : “Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis. Requiescant in pace. Amen”.

Bologna 9 aprile ore 10. 15 giovanni ghiselli

p. s. Statistiche del blog

Sempre1710439

Oggi66

Ieri357

Questo mese3006

Il mese scorso14488

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento