mercoledì 25 gennaio 2023

Ifigenia XV. La Kore attica.


 

Ifigenia arrivò con la solita aria contenta, invitante, tanto che mi diede il coraggio di chiederle a bruciapelo se volesse venire subito a casa mia.

“Andiamoci tosto!”, rispose senza esitare, anzi con allegria.

Durante il percorso in automobile ci fu un leggero imbarazzo nell’attesa dell’evento fatale che poteva cambiarci la vita, forse in meglio. Facevamo commenti inutili sullo stato del tempo che non era buono: scendeva una fredda pioviggine da un cielo assai basso e oscuro. Quando fummo entrati in casa, per prima cosa la guidai nello studio. Qui le indicai i miei non pochi libri di letteratura, storia, filosofia, religioni, arte per un tempo non breve, come se lo scopo della visita fosse vedere la biblioteca del professore. Invece avevamo  già deciso entrambi di entrare nel letto quel pomeriggio stesso. Il tempo a sua disposizione non era  più lungo di tre ore, sicché sedetti presto sul divano posto di fianco al tavolo grande dei miei assidui lavori, la guardai con aria invitante e  distesi verso di lei le braccia con le mani aperte. Mi stava davanti, in piedi: teneva la mano sinistra appoggiata sul tavolo e la  destra aderente alla coscia. Mi osservava fissamente, con curiosità. Nella sua posizione eretta, immobile e un poco rigida, nel volto pallido orlato dai folti capelli e animato da un sorriso sottile, ma profondo nel senso che sgorgava dai penetrali del corpo e dell’anima, nella veste lunga e piegata come la colonna scanalata di un tempio, c’era qualcosa di religioso e di antico, o per lo meno io lo vedevo in quel momento solenne: mentre la guardavo ammirato mi venne in mente una Kore attica chiusa nel peplo, statica e intangibile, ma dalle labbra vibranti di vita e prossime a schiudersi per manifestare un pensiero. Dopo qualche istante di contemplazione muta, le domandai se avesse paura di posarsi accanto a me sul divano. Rispose di no e sedette abbastanza vicina. Le presi la mano destra, gliela accarezzai, la baciai, poi le baciai la bocca. Quindi le dissi: “ andiamo di là”. Ci alzammo senza dire altro e facemmo il nostro ingresso nella stanza del letto. Ci stendemmo trasversalmente, in fondo al talamo grande, vestiti. La baciai di nuovo, quindi le domandai se preferiva svestirsi senza che io la guardassi

“No. Anzi: spogliamoci subito insieme  e nel farlo guardiamoci bene a vicenda perché questo momento è epocale, segna l’inizio di un’era nuova delle nostre vite e noi siamo felici come non siamo stati mai. Io almeno non lo sono mai stata così”

“Anche io sono proprio felice”, la assecondai   

Bologna 25 gennaio 2023 ore 11, 51 giovanni ghiselli

p. s

Il catalogo è questo

Sempre1315992

Oggi115

Ieri416

Questo mese8890

Il mese scorso8792

 

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