Nietzsche 91.
Crepuscolo degli idoli. Scorribande di un inattuale 8.
Sulla psicologia dell’artista
Idealizzare equivale a educare.
.-Perché esista l’arte è necessario un presupposto fisiologico: l’ebbrezza”.
E’ anche il presupposto fisiologico del dionisiaco.
L’ebbrezza accresce l’eccitabilità, “soprattutto l’ebbrezza dell’eccitazione sessuale, la più antica e originaria forma di ebbrezza”.
Questa però non è il dionisiaco estetico dei Greci
Nel secondo capitolo del giovanile e geniale scritto“La nascita della tragedia” il nostro aveva sostenuto che un abisso immenso separa i Greci dionisiaci dai barbari orgiastici le cui feste consistevano in una esaltata sfrenatezza sessuale, in “un orribile miscuglio di voluttà e crudeltà, vero beveraggio delle streghe”.
Apollo difese i Greci dalla febbrile eccitazione di quelle feste, da tali manifestazioni orgiastiche grottescamente rozze e impose un ordine.
Ma torniamo al Crepuscolo degli idoli.
“Ugualmente l’ebbrezza che sopraggiunge al seguito di tutte le grandi brame, di tutti i forti affetti: l’ebbrezza della festa, della gara, del pezzo di bravura, della vittoria, di ogni commozione estrema; l’ebbrezza della crudeltà; l’ebbrezza della distruzione; l’ebbrezza determinata da determinati influssi meteorologici, per esempio l’ebbrezza della primavera…L’essenziale dell’ebbrezza è il senso dell’aumento di forza della pienezza. Da questo si comunicano sentimenti alle cose…questo processo vien detto idealizzare. Sbarazziamoci qui di un pregiudizio: l’idealizzare non consiste, come comunemente si crede, nel togliere o eliminare ciò che è piccolo, secondario. Quel che importa è piuttosto spinger fuori, grandiosamente, i tratti principali in modo che gli altri scompaiono”
Commento: questo idealizzare di Nietzsche corrisponde a educare- educere- tirare fuori quello che una persona ha dentro. Alcuni dicevano di me che come insegnante miglioravo i migliori e peggioravo i peggiori, e non mi dispiaceva.
Passiamo a Scorribande di un inattuale 9.
Pascal non era artista e Raffaello non era cristiano
“Nell’arte l’uomo gode se stesso come perfezione.” L’artista tende a perficere, a perfezionare nel senso di fare fino in fondo, condurre a termine.
“Sarebbe lecito immaginarsi una condizione opposta, una specifica antiartisticità dell’istinto- un modo di essere che impoverisca, assottigli, intisichisca tutte le cose. E in effetti la storia è ricca di simili antiartisti, di simili affamati della vita: che di necessità debbono ancora prendere le cose per come sono in sé, logorarle, renderle più misere. Questo è ad esempio il caso del vero cristiano, per esempio di Pasca: un cristiano cheallo stesso tempo sia artista non esiste”
Ricorderete: “Dante: ovvero la iena che fa poesia nelle tombe” [1] citato sopra
Di Pascal (1623-1662) voglio citare la pericolosità che attribuisce al teatro: “Tutti i grandi divertimenti sono pericolosi per la vita cristiana; ma, tra tutti quelli che il mondo ha inventato , non ce n’è nessuno che sia da temere più del teatro” (Pensieri, 71)
La linea platonico-cristiana di avversione per gli spettacoli teatrali diviene dispotica fra i Puritani del Seicento: il Lord Protector Cromwell[2] fece chiudere i teatri durante la sua tirannide in Inghilterra.
Per quanto riguarda la presenza di tale ostilità nel Nuovo Mondo, sentiamo La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne[3], pubblicata nel 1850 ma ambientata nella Boston puritana del XVII secolo:"inutilmente si sarebbe immaginato di vedere quel popolo abbandonarsi ai divertimenti popolari che erano in uso in Inghilterra sotto la regina Elisabetta o sotto re Giacomo. Niente spettacoli teatrali, né musiche di sonatori ambulanti, né canzoni di menestrelli, né trucchi di giocolieri, né lazzi di saltimbanchi. Il fondo del carattere di questa gente-s'è detto-era triste, e tutti questi professionisti dell'allegria sarebbero stati scacciati non soltanto dalla legge, ma dal sentimento popolare che conta assai più della legge"[4]. La protagonista del romanzo è una donna bella e fine, marchiata e messa al bando da questa gente tetra.
Ma torniamo a Nietzsche che passa a Raffaello Urbinate
“Non si sia puerili e non mi si obietti Raffaello o certi cristiani omeopatici del diciannovesimo secolo: Raffaello diceva Sì, Raffaello faceva Sì, di conseguenza Raffaello non era un cristiano”
Quello che faceva Dante era roba da oratorio in confronto a quello che fece Raffaello nella vita.
Bologna 27 gennaio 2022 ore 19, 45
giovanni ghiselli
p. s
Sempre1316898
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